Capitolo 6

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Conan l'aveva abbandonata, Shinichi pure. Si sentiva lasciata da sola contro il mondo. Sonoko era partita per andare a trovare Makoto. Le aveva chiesto se preferiva che restasse, ma Ran disse all'amica di andare tranquillamente. Anche a lei sarebbe piaciuto andare da Shinichi, ma non poteva dato che non sapeva neanche dove fosse. Però, quando pensava a quello che aveva fatto lui il giorno prima, le passava immediatamente la voglia di vederlo.

La sua vita continuava normalmente tra scuola e agenzia investigativa. Era diventato tutto così monotono. Prima con Conan, Goro, veniva chiamato più spesso a risolvere casi e si andava un po' in giro. Anche adesso Goro veniva chiamato per risolvere casi, ma da quando il bambino non stava più da loro, Goro non riusciva a risolverne nessuno. Quindi le richieste di lavoro per il detective in trans andarono svanendo. Sul fatto che il padre non riuscisse più a risolvere casi, Ran, pensava che magari non ci riusciva perché mancavano le piccole deduzioni di Conan. Non capiva che magari era proprio Conan a risolvere quei casi tanto complicati ed elaborati.

Shinichi aveva deciso di andare un po' in giro per il mondo con i suoi genitori. Si trovava a Los Angeles per una premiazione a Yusaku per "Il barone della notte". Non gli conveniva andare dal dottor Agasa perché lo avrebbe potuto vedere Ran. E non gli conveniva neanche andare a casa sua dato che Ran spesso passava da lì sotto e andava a fare le pulizie. Solo che gli dispiaceva lasciare Ai da sola a creare il farmaco, anche perché lei aveva avuto una reazione strana quando Conan le aveva detto della sua partenza.

*flashback*

Conan aveva appena detto al professore della sua partenza ed era sceso in laboratorio per avvertire pure Ai. Lei come sempre stava lavorando tra codici al computer e altre strane cose.
-Ciao Ai....lavori all'antidoto?-
Shin cercò di deviare all'inizio il discorso per non dare la brutta notizia a colpo secco.
-Che ti sembra che faccia io tutte le sere al computer, una partita a scacchi? Si può sapere che ti prende? Non sei tipo da mezze parole-
-Ai ho deciso di partire. Andrò per un po' di tempo a stare con i miei genitori. Non posso più stare vicino a Ran o rischierei di spifferarle tutto-
Lei non si girò a guardare l'amico. Come Shinichi, anche Ai odiava mostrare i suoi sentimenti. Solo che Shinichi lo faceva per non fare pesare nulla agli altri, lei, invece, era proprio così. Non aveva mai avuto un'infanzia felice con degli amichetti con cui giocare, l'unico affetto che aveva ricevuto era stato da parte di sua sorella Akemi. Ma quei bastardi dell'organizzazione gliel'avevano strappata via dalle braccia.
-Ti prego, Shinichi, non lo fare...non andare via-
Uscì un singhiozzo camuffato dalla voce di Ai e un'unica lacrima si vide uscire. Shinichi se ne accorse subito. L'unica volta che aveva visto Ai piangere era stato quando era morta sua sorella Akemi. Al detective fece una strana reazione.
-Ai se avrai bisogno di qualcosa chiamami al cellulare di Shinichi. Adesso vado, alla prossima-
Dopodiché Shinichi se ne andò via. "Ai tu vieni usata solo per fare pozioni, lo vuoi capire?" pensò Ai ferita. D'altro canto Shinichi se n'era andato senza preoccuparsi di lei.

*fine flashback*

Era tardi, ma Shinichi non riusciva ad addormentarsi. Si trovava a kilometri e kilometri di distanza dalla sua Ran. E se lei aesse avuto bisogno del suo aiuto? E se le fosse successo qualcosa? Shinichi cercava di non pensare a queste cose, ma veniva difficile. Era sdraiato sul divano con un braccio sopra la fronte e rifletteva guardando il soffitto. I suoi pensieri non gli fecero notare che Yukiko era lì a guardarlo. Anche lei soffriva molto per il figlio, era con loro da due giorni e non faceva altro che stare zitto a farsi tormentare dai pensieri. Quando Shinichi e i suoi stavano ancora insieme, lui non era così. Era più allegro e non stava mai fermo, raccontava sempre dei suoi casi e del suo lavoro da detective. Yukiko sapeva che quello che aveva davanti non era il suo bambino, non era lo Shin di sempre.
-Tesoro, tutto bene?-
Shinichi si girò di scatto quando udì la voce della madre. Anche se non lo avrebbe mai ammesso a lui la madre mancava tantissimo. Gli mancava essere accarezzato dalla voce della donna che lo aveva sempre stretto fra le sue braccia.
-Mamma, come mai ancora alzata? È tardi...-
-Sono venuta a prendere un bicchiere d'acqua e ti ho visto sul divano con un'aria un po' preoccupata-
Shinichi si girò di nuovo a guardare il soffitto con aria turbata.
-Tranquilla mamma, va tutto bene-
Ma alla mamma non si può nascondere niente, nessuno ti capisce meglio di lei. Yukiko si sedè sul divano con Shinichi sorseggiando un po' d'acqua e poi appoggiando il bicchiere sul mobiletto lí vicino.
-Shin che ne dici di parlare un po' con la mamma? Sai anche i figli maschi possono confidarsi con la mamma...nessuno ti capisce come me, tesoro...ti manca Ran, vero?-
-Non mi manca come amica mamma, io la amo. E odio vederla piangere per causa mia. Per questo me ne sono andato-
-Quella ragazza ti ama Shin. Ma non ti ama come una qualunque ragazza che si innamora di un ragazzo. Lei si sacrificherebbe per te...devi capire che non vedendoti mai soffre-
-Lo so mamma...lo so. Ma purtroppo sono intrappolato in questo corpo e non posso metterla in pericolo dicendole la verità...e poi lei mi odierebbe per tutta la sua vita-
-Anche tu soffri senza di lei, bambino mio. Se vuoi un consiglio dalla mamma, dille tutta la verità, magari all'inizio si arrabbierà, ma non ti odierà semplicemente perché ti ama-
Yukiko si alzò e diede un bacio della buonanotte a Shinichi, facendolo arrossire un po'. Erano anni che non riceveva il bacio della mamma.

Decise di pensare al suo consiglio il giorno dopo con la mente serena e, per adesso, andare a dormire.

Al contrario, Ran restò sveglia tutta quanta la notte. Anche Goro era preoccupato per la figlia. Non le vedeva prendere cibo da due giorni. Purtroppo lui non era una mamma e di conseguenza non era abile con i discorsi. Quindi, decise di mandare Ran da Eri per un pochino di tempo, almeno fin quando si sarebbe sentita un po' meglio. La mattina la accompagnò con un paio di valige davanti casa della madre. Era un appartamento enorme, le stanze avevano un arredamento piuttosto formale, adatto alla casa della regina del foro. La stanza di Ran, invece, era piú colorata. Eri decise di prendersi qualche giorno per stare vicina alla figlia. Aiutò Ran a sistemare i vestiti e poi le propose di uscire a fare shopping, ma a Ran non andava proprio. Eri, allora, decise di tirarsela comunque a prendere un caffé nel bar di fronte l'appartamento.
-Senti amore, Shinichi dovresti lasciartelo alle spalle. Ci sono tantissimi uomini che sono disposti a renderti felice. Devi darti un'altra possibilità-
Eri si alzò dalla sedia del tavolo del bar e dietro di lei c'era il dottor Araide. Ran era leggermente confusa e non capiva la presenza di Araide lì. Lui si avvicinò a lei e si mise in ginocchio, poi uscì una scatolina blu vellulata e la aprì davanti a Ran. Dentro c'era un meraviglioso anello con un piccolo diamante incastonato sopra.
-Ran, lo so che potrà sembrarti un po' affrettata la cosa, ma io voglio renderti felice. Vuoi sposarmi?- Ran sgranò gli occhi a quella frase. Poteva fare una cosa del genere a Shinichi? O forse aveva ragione la madre? Non aveva risposta, allora guardò la madre che con sguardo fiducioso le sorrise volendole dire che, qualsiasi cosa avrebbe fatto, lei sarebbe stata felice, ma che magari doveva pensarci prima di dire subito no. E così fece Ran. Decise di pensarci. Anche se lei avrebbe aspettato Shinichi, sempre.
-Io...ecco io vorrei pensarci un po' prima di decidere...così su due piedi non me la sento- Araide le sorrise e si alzò da terra. Accettò tranquillamente la risposta della karateka. Salutò Ran con un bacio sulla guancia.

Forse aveva ragione Eri, forse aveva bisogno di un'altra possibilità. Tornata a casa, Ran, pensava se fosse giusto chiamare Shinichi e avvertirlo oppure non farlo. Ripensò a chissà quante cose lui facesse e al fatto che non l'avvertiva mai e a tutte le volte che l'aveva fatta piangere. Lui non c'era mai per lei e forse non ci sarebbe mai stato. Alla fine decise di non farlo, lui non se lo meritava e poi doveva diventare un capitolo chiuso della vita di Ran.

Decise di non chiamare subito neanche Sonoko. L'avrebbe avvertita a scelta presa. Quella sera Ran andò a letto con il cuore un po' più leggero.

Non basta più il ricordo, ora voglio il tuo ritornoWhere stories live. Discover now