La resa dei conti

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Fred in quei giorni era piuttosto triste. Era passato un mese dall'ultima volta che aveva visto Bonnie; si erano scritti parecchio, è vero, ma tenerla stretta fra le sue braccia, accarezzarle i capelli, farsi invadere dal suo dolce profumo di vaniglia e baciarla.. Sì, baciarla era la cosa che gli mancava di più.
Nell'ultima lettera si erano parlati riguardo il suo compleanno: Fred aveva sentito parlare da suo padre di una fiaba per bambini Babbani, "Alice nel paese delle Meraviglie"; Bonnie l'aveva preso in giro, dicendo che era una sciocchezza, che a diciotto anni non aveva senso interessarsi alle fiabe; anche lui l'aveva sempre pensata così, aveva sempre creduto che quello che faceva suo padre fosse inutile, ma quel titolo gli era rimasto in testa.Alla fine non avevano deciso cosa fare il primo d'aprile, ma lui era deciso ad andare ad Hogwarts a trovarla. Stava passeggiando nel giardino, quando la vide.
"Scusi signorina la disturbo?" chiese con un gran sorriso.
Bonnie si girò di scatto, si alzò velocemente e gettò le braccia al collo del ragazzo; lui la prese per i fianchi, la sollevò, le fece fare un giro e la posò a terra, baciandola con passione. "Può disturbarmi quanto vuole, signor Weasley!" rispose lei tutta allegra.
Si presero per mano e iniziarono a passeggiare, al limitre della Foresta, lontani da occhi indiscreti. Fred fece scorrere le dita sulla schiena di Bonnie e lei iniziò a baciarlo, freneticamente, poi si fermò di colpo. "Ma oggi è il tuo compleanno! Non ti ho fatto il regalo!" disse lei dispiaciuta.
"Oh, ma il regalo più grande e bello che puoi farmi è amarmi." rispose lui in modo dolce. Lei arrossì violentemente e lo abbracciò.
Il resto del pomeriggio passò tranquillamente, stettero insieme e furono felici, come non lo erano da tempo; Fred tornò alla Tana, Bonnie andò alla Guferia, spedì una lettera alla madre e tornò al castello per la sala comune Grifondoro.

Mentre camminava per i corridoi incontrò Draco.
"Devo parlarti." disse cupo, poi la prese per un braccio e la trascinò in un corridoio, dove c'erano molte armature, pochissimi ritratti, e non c'era nessuno.
"Ascolta.. Ho fatto finta di essere dolce e gentile con i Weasley in ospedale, per farti contenta, perché ti voglio un bene che nemmeno immagini, ma sappi che non ho nessuna intenzione di farlo ancora. Sono stato chiaro?"
Bonnie sospirò. Sapeva che sarebbe arrivato quel momento. "Ma perché?! Cos'hanno di male?! Sono stati gentili con te, ti hanno trattato bene!"
"Per favore!- disse disgustato- Sono traditori del loro sangue!"
Bonnie non resistette. Gli tirò uno schiaffo, in pieno in viso. "E tu sei soltanto un ottuso Serpeverde." disse fredda, e se ne andò.
Mentre correva per i corridoi andò a sbattere contro qualcuno.
"Oh, scusa, è tutta colpa mia.. Ehi!" Cameron si stava scusando quando vide il volto colmo di lacrime della ragazzina. "Tutto bene?" chiese incerto.
"Sì, cioè, no, però devo andare."
Lui la guardò triste. "Guarda che puoi fidarti di me."
Bonnie era stanca di tenersi tutto dentro, così iniziò a raccontargli di quanto le mancasse la vicinanza di Fred, di quanto volesse bene a suo fratello Draco ma quanto odiasse il fatto che lui fosse così sprezzante con i Weasley, ma sopratutto gli parlò della sua grandissima paura di deludere Fred come fidanzata e di perderlo per sempre.

***

Layla percorreva il salotto circolare a grandi passi. Di lì a poco sarebbe dovuta tornare ad Hogwarts, e rientrare, ma il suo visitatore, colui che aspettava con tanto timore, ancora non si faceva vedere.
Ho promesso a Cameron che dopo cena avremmo passato un po' di tempo insieme, ma se si va avanti di questo passo finisce che ci vedremo domani pomeriggio a lezione! pensò scocciata.
Poi successe tutto molto rapidamente. Si formò della nebbia nella stanza, che si diradò dopo pochi istanti, uno Schiantesimo la mancò di pochi centimentri e lei prese la sua bacchetta. Un ragazzo venne fuori dal banco bianco, sul metro e ottanta, capelli verdi, occhi rossi e carnagione chiara.
"Chi non muore si rivede, Layla." fece un pausa, poi riprse. "Peccato allora, che non ti rivedrò più."
Layla sorrise e ridacchiò. "Questa frase, Erick, te la porti dietro da duecento anni, ormai, e puntualmente fallisci miseramente!"
Con un gesto veloce, Erick arrivò alle spalle della ragazza, le strappò il medaglione dal collo candido e con un gesto della bacchetta fece aprire le pesanti tende di velluto bordeaux, che coprivano la grande finestra della villa, inondandola di sole.
Layla urlò e cadde a terra.
"Siamo alla resa dei conti, sorellina." concluse Erick, con un perfido ghigno disegnato sul suo volto di pietra, mentre guardava Layla contorcersi e urlare dal dolore.

La storia di un Weasley e di una MalfoyWhere stories live. Discover now