Grey

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Joris aveva sempre perso tutto. Era cresciuto in un posto bellissimo, ma che nascondeva ancora gli orrori di un'infanzia rubata. Non aveva avuto nessuna possibilità di crescere per come ogni bambino meritava. Nessun gioco divertente. Come il nascondino, acchiapparello o tutto il resto. Lo aveva immaginato però. Si vedeva spesso a giocare con le sue sorelle e suo fratello; vedeva il biondo chiarissimo delle due gemelle, i ricci scomposti di suo fratello maggiore, le loro risate che risentiva in sogno. Ovviamente, sognare non bastava mai, erano solo pensieri, immagini, suoni accatastati nella sua testa; tutte cose fittizie, che non avrebbe mai più risentito.

La verità era che ricordava solo gli orrori, le urla e i volti sconvolti dal dolore; ricordava solo la parte più tremenda della sua vita in Francia.

Joris era un ragazzino troppo cresciuto, che si era perso in un cammino lungo, tortuoso e solitario. Si guardava allo specchio, con quegli occhi grigi, e vedeva solo il riflesso di un colore spento, divorato dalle cose andate, dal tempo sconfinato, dal peso delle situazioni.

Immaginava spesso di tenere per mano le sue sorelle, trascinarle lungo le spiagge di Santa Monica, spingerle in acqua e sporcare i loro capelli di sabbia. Immaginava suo fratello rimproverarli e portare le mani ai capelli per disperazione; poi le immagini sparivano e lui era da solo su una spiaggia fredda.

Il mare era calmo, stranamente, nonostante il vento freddo e i nuvoloni sopra la sua testa. Il tempo rispecchiava il suo stato d'animo - o forse, era tutto quel grigio a renderlo triste. Ed un posto che lo rendeva così triste e cupo, come poteva anche essere quello che lo teneva al sicuro, che lo faceva sentire sollevato? Non si sarebbe mai dato una vera risposta, era grato a sua madre per aver scelto Santa Monica come seconda casa, perché pareva avere, in realtà, tutte le sembianze della sua unica e vera casa.

La sabbia gli entrò dentro le scarpe, ma continuò a camminare senza fermarsi e, magari, toglierle. Era piacevole affondare la suola sulla sabbia morbida e trascinata via dal vento. Ed era bello poter sentire quel fruscio fra i capelli neri, come piume di corvo, e non pensare a niente. Delle volte credeva che sarebbe stato bello poter volare, lasciarsi trascinare dalla corrente, non pensare a dove andare, a quanto restare, quando ripartire, come vivere.

Trascorreva molto tempo da solo, ed amava la compagnia di poche persone fidate, preferiva molto di più stare con sé stesso, crucciarsi da solo e rimproverarsi quando necessario.

Si sedette lontano dalla battigia e si rilassò completamente, osservando l'orizzonte, dove il cielo toccava il mare, dove finalmente avveniva l'unione, dove si poteva tirare un sospiro di sollievo. In quel momento, però, ciò che vide fu il Sole a bruciare le acque, che divennero rosse, come lingue di fuoco pronte a propagarsi. Amava il tramonto, forse più dell'alba, perché significava che la giornata stava per concludersi, che vi era alle porte già un nuovo giorno e che probabilmente poteva dimenticare quello passato. Forse era così che andava avanti Joris, da ormai anni.

E comunque, quel posto dopo le luci del giorno, prendeva un aspetto davvero meraviglioso. C'era il molo che cominciava ad illuminarsi e a prendere vita. E se ne sarebbe rimasto volentieri per ore intere a fissare quel molo, quelle persone allegre, sorridendo loro di rimando perché non c'era altro da fare se non aggrapparsi a quelle espressioni, sensazioni estranee che qualcuno era disposto a regalargli.

Per quella sera, decise comunque di tornare a casa e non far andare nel panico la madre. Era uscito quasi come una furia, sbattendo la porta e l'aveva preoccupata di sicuro, perché aveva anche spento il cellulare. Era sicuro di non essere un buon figlio, uno di quelli che pensavano alla felicità dei genitori e che faceva di tutto per renderli orgogliosi. Joris, delle volte era proprio tutto il contrario. Diventava scontroso, si agitava così tanto da far diventare le guance rosse, tanto da far risaltare quella spruzzata di lentiggini che aveva sul naso.

The Perfect StormWhere stories live. Discover now