I Feel Lucky

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Non aveva dormito affatto per il resto della notte. L'agitazione e la rabbia l'avevano preso in contropiede, così tanto da infestare il suo animo.

Quando aveva visto Arleen scappare via in quel modo con Joris, una fitta al petto l'aveva colpito con forza. Aveva provato a correrle dietro, ma Nathaniel alla fine lo aveva trattenuto scuotendo la testa. Aveva persino spento il cellulare e non aveva più avuto notizie. Il problema stava anche nella sua poca intraprendenza: aveva paura di presentarsi a casa sua, intimorito dal fatto che potesse venire rifiutato dalla ragazza.

E tutto quel fastidio lo doveva a quel ragazzo che, con un sorrisetto colmo di malizia, l'aveva guardata e poi salutata accarezzando il suo nome con la lingua. Un modo sporco e fin troppo intimo che l'aveva agitato e ingelosito così tanto da perdere le staffe. Persino lo sconosciuto aveva provato a fermarla, ma senza successo. E se non fosse stato per Nate e Gideon, l'avrebbe assalito di sicuro picchiandolo fino a sanguinare, solo per lo sfizio di togliergli quel ghigno abietto dalla faccia. Non aveva idea di chi fosse, né di cosa avesse fatto ad Arleen, ma gli occhi della sua ragazza avevano parlato da soli ed era certo di odiarlo già a pelle. E per colpa sua, era sparita nel nulla.

Quell'apparizione avrebbe creato un sacco di problemi, ne era certo e lo stomaco prese a ribollirgli di gelosia. La reazione di Arleen, di dolore e amarezza, gli aveva dato una scarica alla schiena. Era palese che ci fosse stato qualcosa e, ancor peggio, era palese il sentimento che ancora lo legava a lui.

"Non farti prendere dal panico" fu la voce di Nate a riportarlo sulla Terra. Non rispose, ma si torturò le mani, stropicciandole contro i jeans e contro la camicia. Avrebbero dovuto correre per un servizio fotografico, ma nessuno dei due ne aveva davvero la voglia. Nate pareva distratto e perdeva di tanto in tanto persino il respiro, mentre Sebastian aveva la testa fumante di rabbia, forse più verso sé stesso.

Non era mai riuscito in niente nella propria vita, non era mai arrivato primo alle corse con i bambini, non aveva mai ricevuto un invito ad uscire perché troppo sfigato, nessuna ragazza lo aveva mai davvero preso in considerazione prima dei suoi diciannove anni e non era mai arrivato primo al cuore di qualcuno.

E stava succedendo di nuovo tutto da capo. La sua insicurezza aveva quasi fatto breccia nel cuore di Arleen, ma come al solito qualcuno doveva essere arrivato prima di lui in quella corsa matta e gliela aveva fregata ancor prima di capire realmente cosa stesse succedendo.

Provò un enorme fastidio verso la propria persona, imbarazzandosi quasi per il suo essere imbranato e con poca autostima, probabilmente non era stata nemmeno tutta colpa sua, ma ce l'aveva messa tutta per cambiare e raggiungere dei risultati concreti. E l'aveva sputato in faccia a tutti quelli che credevano non sarebbe mai diventato bello e famoso, a quelli che l'avevano deriso con cattiveria; ma aveva un pensiero fisso, costante che gli faceva dolere la testa: Era solo per quel nuovo aspetto che piaceva? Il vecchio Sebastian sarebbe mai arrivato primo in qualcosa se non avesse avuto quel fisico da modello, i capelli sempre ben acconciati ed i vestiti firmati addosso? Non smetteva mai di pensarci, di torturarsi con tutte quelle domande, di pensare al volto schifato di Arleen se mai lo avesse conosciuto nel pieno della sua adolescenza.

Cole Miller, la copia sputata di Sebastian, si affacciò dentro alla sua stanza senza nemmeno prendersi la briga di chiedergli il permesso. Si sistemò fra i due migliori amici e li guardò. Aveva gli stessi lineamenti di Sebastian, sebbene meno marcati, ed era quasi impressionante guardarli da così vicino: Nate li aveva sempre trovato inquietanti.

"Problemi in paradiso?" domandò storcendo la bocca. Il fratello lo fulminò con lo sguardo ma non osò aprire bocca, timoroso di poter esplodere e far scoppiare una vera e propria guerra fra fratelli; in quel caso, Nate non voleva essere coinvolto. "Cole, lascialo stare" la gomitata poco decisa del riccio lo spinse a guardarlo di sottecchi, poi però lo ignorò bellamente.

The Perfect StormWhere stories live. Discover now