Eyes Stormy

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"Yvonne!"

Lo riconobbe, il suono della voce di Stéphane. Si voltò a guardarlo nell'intera fierezza dei suoi sedici anni, con i capelli ricci e scomposti, le labbra a cuore come suo padre. Erano uguali, occhi a parte. L'unico ad aver ereditato quel grigio fumo che portavano nello sguardo era stato Joris, che non somigliava moltissimo ai suoi genitori, almeno a quei tempi non ancora.

"Jaqueline!"

E ancora, quell'ennesimo nome gli giunse all'orecchio molto lontano. Suo fratello Stéphane era ancora in piedi, al centro della stanza con l'aria confusa ed afflitta: si era perso le gemelle. Joris avrebbe voluto aiutarlo, ma si accorse di non riuscire a muoversi. Urlò per raggiungerlo, per farsi sentire, per fargli capire che era lì per lui, ma il fratello non accennava a dargli attenzioni.

Vide la figura di suo padre stagliarsi in fondo al corridoio, aveva un uomo alle sue spalle che gli puntava un coltello alla gola, aveva l'aria terrorizzata e spaesata. C'era qualcosa di sbagliato e sadico in tutto quello che vedeva. Stéphane non si mosse, guardò la scena ad occhi sgranati, poi lo vide cadere, come se fosse sprofondato in una pozza profonda che non aveva notato.

Sparì assieme al suono della sua voce, che anche a sedici anni era stata chiara e prepotente. Si accorse con dispiacere che le gemelle si trovavano ad un passo dietro all'uomo munito di coltello. I loro capelli biondi fluttuavano come onde marine sulle loro spalle, i visetti puliti e fin troppo chiari; glielo diceva sempre, Joris, che sembravano due tedesche anziché francesi. Le terrorizzava sempre troppo dicendo loro che fossero adottate, facendole piangere.

"Joris"

Quella era sicuramente la voce di Yvonne, più bassa e cupa rispetto a quella della sua gemella. Aveva gli occhi blu puntati sulla sua figura, improvvisamente sentì la voglia di piangere e urlare, non riusciva comunque a raggiungerle e metterle in salvo. Provò ad allungare una mano ma si accorse di essere circondato da un muro invisibile, su cui sbatteva le mani e i pugni. Provò a farlo cedere, ma sembrava tutto inutile.

Poi le vide sparire, come era successo con Stéphane, in un turbinio di vento e freddo gelido. Respirò a fatica e tutto ciò che vide furono gli occhi grigi di suo padre implorare pietà. Non ci sarebbe stata nessuna pietà però, perché l'ultima cosa che vide prima si sparire furono il sangue e il suo corpo senza vita. Un tonfo sordo alle orecchie, che lo scosse fin dentro alle viscere.

"Joris!" scattò a sedere con le mani tese in avanti, la fronte sudata e gli occhi grigi così grandi da fare paura. Barry lo guardò preoccupato e provò a farglisi vicino, senza però esagerare: non voleva spaventarlo. Il moro saltò quasi quando le molle del suo letto cigolarono e riconobbe il volto preoccupato e poco assonnato dell'amico. Respirò tenendosi una mano sul petto e abbassò lo sguardo, stringendo forte le labbra in una linea e gli occhi, per non lasciarsi scappare nessuna lacrima e nessun singulto. Non voleva.

"E' tutto ok" gli sussurrò il biondo, poi con un impeto lo abbracciò stretto, circondandogli la schiena. Joris sentì le braccia bloccate e percepì la paura dell'amico; se lo aveva stretto in quel modo sulle braccia era solo per tenerlo fermo, preoccupato che potesse scattare e fargli del male. Joris sentì un forte dolore al petto, perché non ne sarebbe mai stato capace. Scattava era vero, si infervorava fin troppo spesso quando si trattava della sua famiglia, ma non avrebbe mai osato toccare qualcuno, non era nella sua natura.

Si rilassò piano piano, rimettendosi in sesto. Il respiro tornò a regolarizzarsi e gli occhi a non inumidirsi. Il groppo in gola scomparve con le sue carezze e si fece piccolo contro la sua spalla. "Hanno bussato alla porta dieci minuti fa, ma volevo prima farti riprendere" gli comunicò dopo un bel po' di tempo. Joris si scansò e Barry lo lasciò andare, ormai certo che non sarebbe più successo niente. Si mordicchiò il labbro e si passò una mano sul volto. "Sto bene, grazie" si alzò convinto dal letto e corse verso il bagno, per darsi una sciacquata. Riuscì a riprendersi e si guardò allo specchio, scorgendo una figura poco familiare. Non era più quel Joris di una volta, quello sorridente con dei pennelli sempre fra le mani e il viso sporco. Le tempere gli rimanevano addosso per giorni e lui ne era entusiasta, come se quello gli ricordasse costantemente cosa lo rendesse felice; invece, a distanza di molti anni, ciò che aveva addosso erano cicatrici e quelle gli ricordavano che era ancora vivo.

The Perfect StormWhere stories live. Discover now