The world outside that room

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Era frastornato dai rumori, dalle voci tutte attorno, da pelli lisce che lo toccavano. La mano di Arleen si strinse forte alla sua senza nemmeno rendersene conto e se lo trascinò dietro con violenza, col respiro mozzato in gola. Il palmo era sudato contro il suo, ma in quel momento non pensò a quanto potesse essere disgustoso ma a liberarsi e fuggire via.

Non ce la faceva. Non poteva farlo.

Fu in quel preciso istante che si strattonò dalla sua presa e corse nuovamente indietro sotto lo sguardo allibito di tutti. Nate si appoggiò al muro senza fiato e chiuse gli occhi cercando nuovamente di riprendere il respiro. Non poteva guardarlo, quasi gli pareva di fargli ancora del male.

Un paio di mani più forti gli si poggiarono su entrambe le spalle e si irrigidì terribilmente, sentendo ogni singolo muscolo flettersi. Era Sebastian, lo riconobbe dal modo di toccarlo e dal respiro leggero che aveva sempre avuto l'amico. Gli girava la testa ma non era intenzionato a smuoversi da quel preciso punto. Il muro pareva reggerlo abbastanza, quindi non si sarebbe mosso.

"Nate, per l'amor di dio guardami" lo pregò in un sussurro. Il riccio, per tutta risposta, si voltò di scatto con gli occhi fiammeggianti. Avrebbe tanto voluto mollargli un pugno sulla bocca in quel momento e farlo tacere, ma a che scopo? Era il suo migliore amico e aveva perfettamente ragione, lo sapeva. "Devi entrare là dentro ed affrontare le conseguenze, ok? Non puoi scappare" lo ammonì duro, come solo poche volte l'aveva sentito.

Lo faceva per lui, Sebastian, lo aveva capito. Se lo spingeva al limite era per fargli superare sempre quelle barriere che gli metteva una paura così tremenda da farlo scappare alla prima occasione. Era un codardo di dimensioni epiche, non era mai stato capace di prendersi realmente le proprie responsabilità o affrontare gli ostacoli. E stava imparando però, grazie a Joris. Da quella sera a cena con il padre era cambiato tutto. Per la prima volta era riuscito ad opporsi, era riuscito a non aggirare l'ostacolo procrastinando ma lo aveva scavalcato bellamente e tutto grazie alla mano di Joris stretta sul suo ginocchio sotto al tavolo.

"Andrà tutto bene, fidati di te stesso per una volta, dannazione!" lo scossone lo fece vibrare ed in quel momento parve riprendersi veramente. Attorno a lui vi era un silenzio tremendo, come se tutto quel casino di poco prima non fosse mai esistito e con tutta probabilità doveva essere solo nella sua testa. Mosse un passo, poi due, alla fine si ritrovò di fronte alla porta da cui fuorusciva la voce del medico che qualcuno di loro doveva aver chiamato.

"Sta reagendo benissimo" gli sentì dire e il suo cuore pulsò per un attimo colmo di gioia e speranza, le sue labbra provarono a piegarsi per un sorriso ma il resto del corpo decise di non collaborare. Non era detto nulla, avrebbe potuto riportare altri problemi con il tempo. "Entra" lo sospinse Sebastian con più delicatezza nella voce, come se avesse capito di aver decisamente esagerato con lui.

Nate cercò il suo sguardo e si sentì quasi rassicurato dai suoi enormi occhioni verdi e stanchi. Con un cenno affermativo della testa lo aiutò a spingere la porta e a ritrovarsi finalmente dove avrebbe dovuto essere sin dall'inizio. E lo vide, bello come quando si era steso sul pavimento duro della sua sala da ballo, contro i loro vestiti. Aveva dei macchinari attaccati ovunque ma sul viso pallido e scarno, come al solito, non parevano esserci segni dell'incidente. Aveva gli occhi chiusi ma muoveva il petto in maniera ritmica e pacata. Pareva star semplicemente dormendo.

Sentì gli occhi di tutti addosso ma non riuscì ad avvicinarsi di più. Camille pareva aver superato l'ostacolo e lo stava accarezzando dolcemente per un polso, Barry gli teneva l'altra mano sorridendo sbilenco ed Arleen gli stava carezzando la fronte senza smettere di guardarlo, scostandogli i capelli dagli occhi.

Era circondato dall'amore più puro ed innocente e stava per portarlo via a quel mondo in maniera subdola e crudele. Non è successo, sta bene, gli ricordò il suo cervello ma non poté evitare di pensare che comunque lo avesse investito. Il medico disse tutti loro qualcosa ma il cervello di Nathaniel rimase fermo a quella visione, non riuscì a recepire il messaggio né a vedere qualcun altro che non fosse il volto pacifico di quel ragazzino francese dal nasino adorabile.

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