Capitolo 1.

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Hai presente quando ad un certo punto della tua vita pensi che niente e nessuno possa mai provare quello che tu stai provando?
Esatto, proprio quella sensazione.
Io la odio.
Combatto con le mie emozioni ogni giorno, e ogni giorno vengo sovrastata da questa guerra che si conclude sempre con la mia sconfitta.
"Odio la mia vita."
Quello che dice ogni adolescente nel periodo che io definisco: HOUNBRUFOLOQUINDILAMIAVITAÈUNAMERDA
perché diciamocelo, è questa la realtà.
Mio padre si è ammalato di tumore che l'ha portato via dopo un'anno.
Non ho mai mostrato la mia tristezza, forse perché non è mai esistita.
O forse perché è celata nell'angolo più segreto del mio cuore.
Quando ero piccola mio padre è sempre stato il mio eroe, il Superman della situazione, così lo definivo io.
Mentre io crescevo e cambiavo, cambiava anche lui.
Ha iniziato a bere e a tornare a casa tardi ubriaco marcio.
Poi si è ammalato, quando lo ha scoperto ha vissuto quei pochi giorni, perché un'anno di vita è veramente poco, a bere e a sbattersene della sua famiglia. Di me.
Mi chiamo Francesca e ho 16 anni.
"Un'età meravigliosa, quanto vorrei tornare indietro per godermi gli anni più belli"
No.
Scordatelo.
Mamma dice sempre così, ma no.
Sono sicura che se ci pensi bene non vorresti tornare un'adolescente piena di problemi, che odia il mondo e che si rifugia nella musica e nell'arte.
Beh forse avrete capito come sono.

Amo disegnare, amo l'arte.
La musica è arte.
Mi piace prendere i miei pensieri e spiaccicarli su un foglio bianco.
Amo scrivere.
Mi piace prendere le mie emozioni e trasformarle in poesie.

Sono alta, castana con gli occhi verdi.

Come ogni mattina vedo ragazzi che camminano spensierati in mezzo alla folla con le cuffiette alle orecchie e il sorriso sul volto felici di andare a scuola e socializzare con la massa di asini che aprono bocca soltanto per mangiare e per criticare gente che manco conoscono.
È così che va la vita.
Ti siedi al primo banco?
Sfigato a vita.
Alzi sempre la mano ad ogni domanda che fa il professore?
Segnato a vita da un tatuaggio permanente: il secchione idiota della classe che posso minacciare per farmi fare compiti.
È così che va il liceo.
È tutto una grande presa per il culo.
Ti fanno credere che se tu vai bene a scuola ed esci con dei buoni voti avrai più facilità nel mondo del lavoro, nel mondo degli adulti.
Cazzate, se sei furbo vai avanti oppure ti attacchi.

Cammino per le strade di una piccola città, popolata soltanto da enormi Babbani.
Benvenuti a Hogwarts, Emh... No Francesca, siamo a Modena.
Quanto cazzo vorrei che esistesse il binario nove e tre quarti.
Quanto vorrei avere una bacchetta per fare:
Petrificus Totalus:   Per pietrificare tutte le persone che sono sempre tra i piedi.
Oppure:
Wingardium Leviosa:  Per far levitare i professori e sbatterli contro il muro quando ti danno un 2.
Ma quello che preferisco è:
Avada Kedavra:  è la mia preferita.
Mi stai sul cazzo?
Bene, Avada Kedavra E si risolve tutto.

Con la musica alle orecchie mi dirigo a scuola, la musica mi libera la mente.
Si intravedono i soliti gruppi davanti alla scuola che si fumano i loro quattordici pacchetti di sigarette.
Odio il fumo.
Odio l'odore, odio vedere bruciare pian piano la carta che avvolge l'erba all'interno e odio l'effetto che ha contro il corpo umano.
Certo, non che io sia triste che nuoce gravemente la salute di chi mi sta attorno, però non lo sopporto punto e basta.
Le solite voci mi ronzano in testa, quella di Bella soprannominata da me BELLATRIX, nomi e associazioni puramente casuali.

(Per chi non lo sapesse Bellatix è un personaggio di Harry potter, prigioniera del carcere di Azkaban per aver ucciso dei maghi. Bellatrix viene liberata da Voldemort [il cattivo] per combattere al suo fianco contro Harry. Insomma in poche parole Bellatix mi sta sul cazzo) 

"Ma ciao Franceschina, non mi vieni neanche a salutare? Quanto sei scortese." Disse con la sigaretta tra le dita e con aria rattristita per poi scoppiare in una risata da gallina
Continuai a salire le scale.
"Ciao Bellattrix" gridai
Rimettendo la cuffietta nell'orecchio

La melodia mi rimbombava nelle orecchie.
Mi dirigo al mio armadietto con lo sguardo fisso ai piedi.
Un corpo mi fece perdere l'equilibrio e finii con il culo per terra.
"Stai attento, cazzo" gridai mettendomi apposto la maglia.
Presi il telefono e stoppai la musica.
"Scusami, ero distratto a cercare la presidenza." Disse il ragazzo cercando di tirare su i libri caduti.
Alzò la testa e intravidi i suoi occhi azzurri.
Presi l'ultimo libro caduto ai miei piedi e senza guardarlo in volto glielo consegnai.
Con lo sguardo fisso al telefono gli indicai l'aula del preside
"La presidenza è per di là, mi dispiace per te se hai combinato qualche guaio" dissi con lo sguardo perso nei messaggi di whatsapp.
"No, non sono nei guai, sono un nuovo alunno." Disse.
Sento il suo sguardo puntato addosso, odio questa sensazione.
Odio quando la gente mi fissa
Senza incontrare i suoi occhi me ne andai.
"È tardi devo entrare in classe" dissi correndo all'armadietto per prendere i libri

Spero vi piaccia!
Lasciate un preferito se volete il continuo 💗

"Un'opportunità per sorridere." [Benji&Fede]Where stories live. Discover now