Capitolo 51

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Quando accade qualcosa che ci fa provare strane sensazioni cominciamo a porci domande su domande.

Ricordo che dopo quella serata non mi porsi più alcuna domanda. Non m'importava sapere cosa gli altri pensassero, sapere cosa mi riservava il futuro, conoscere la verità.

Volevo solo continuare a passare le mie giornate nella norma, nulla che avesse a che fare con la magia, gli incantesimi. Ma vivere in un modo di streghe, vampiri, lupi mannari non era affatto semplice. Spesso mi guardavo intorno e pensavo a quante persone potessero far parte di quel mondo e quante non erano a conoscenza di esso. Ma non aveva importanza.

I Mikaelson continuavano ad ospitarmi, ci parlavamo solo durante i pasti. Dopo la festa per alcuni giorni ci fu una specie di routine. Dopo essermi svegliata facevo colazione con tutti loro, poi passavo la mattinata a casa ed aiutavo la signora Kathleen a cucinare. Dopo aver pranzato andavo dal signor John, facevo una passeggiata per New Orleans e poi tornavo dai Mikaelson per cenare. Non li vedevo praticamente mai e di certo non facevamo delle lunghe chiacchierate. Furono dei giorni tranquilli, nessun dramma, niente di cui preoccuparsi ma si sa, in un mondo così strano di certo niente poteva filare liscio.

Guardai il cielo grigio così grigio da sembrare nero. Si sentivano in lontananza i tuoni e ogni tanto la città veniva illuminata dalla luce dei fulmini. Il vento soffiava forte e potevo sentire il rumore delle foglie. Era ora di tornare a casa, avevo intenzione di aiutare la signora Kathleen a cucinare la cena e magari preparare anche un bel dolce. Le finestre sbattevano violentemente, le gonne delle donne si alzavano, i bambini correvano verso casa tenendo il cappellino stretto tra le mani. Il tempo peggiorò sempre di più così fui costretta ad accelerare. 

Mi guardai intorno confusa. Le persone correvano, spingevano, urlavano. Improvvisamente New Orleans venne illuminata dalla luce di un fulmine. Alzai lo sguardo e spalancai gli occhi quando mi accorsi di quanto fosse vicino a tutti noi. Il rumore del tuono fu così forte che alcuni uomini caddero a terra a causa dello spavento. C'era caos, confusione, paura. Non sembrava un temporale come altri, per niente. La pioggia scendeva fitta. A pochi metri da casa dei Mikaelson cadde un fulmine. A causa del rumore mi abbassai e mi nascosi dietro un muro. I fulmini furono sempre più frequenti e sempre più vicini. Non avevo mai visto nulla del genere. Appena la strada fu libera corsi velocemente verso casa dei Mikaelson. Bussai alla porta con forza e non so perché, mi voltai e guardai alla mia destra. 

Klaus si guardava intorno, era bagnato fradicio e i capelli gli ricadevano sul viso. Lo dovetti fissare per un po' prima che si accorgesse di me. Ci guardammo, sembrò essere sollevato. Per quanto fosse lontano era come se i suoi occhi fossero a qualche millimetro di distanza dai miei. Nel momento esatto in cui la porta si spalancò ,un fulmine colpì Klaus che fu scaraventato contro una parete con tanta forza.

Spalancai la bocca. Il suo corpo era a terra accanto alla parete di chissà quale casa. 

- Clare, entra, ci pensiamo noi - urlò Kol cercando di portarmi dentro.

Quasi non riuscii a sentirlo. La sua voce sembrava distante anni-luce mentre Klaus era proprio lì, in quell'istante. Cominciai a correre cercando di non cadere nel fango e soprattutto cercando di evitare i fulmini. Inciampai ma mi rialzai continuando a fissare KLaus per non perderlo di vista. Quando fui vicina mi inginocchiai, poggiai la sua schiena sulla mie gambe e lo guardai.

- Klaus, Klaus - sussurrai alzandogli la testa per poi spostargli i capelli dalla fronte. La pioggia continuava ad essere fitta e sentivo le gocce scendere su ogni millimetro del mio corpo ma non m'importava. Pensavo a tutt'altro.

Smuovevo Klaus, lo chiamavo eppure non dava segni di risposta. Era un vampiro, era un ibrido. Perché non si svegliava?

- Klaus, Klaus apri gli occhi, ti prego - alzai la voce. Vederlo senza sensi, tutto bagnato, con un enorme graffio sulla testa era particolarmente strano. Sentii una strana sensazione nello stomaco, ero preoccupata. Volevo solo che aprisse gli occhi, mi odiasse, mi insultasse ma avevo bisogno di vederli - Klaus apri gli occhi o giuro che - mi fermai quando ci fu un altro fulmine.

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