capitolo 5

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Kelsey's Point of View

Non riuscivo a smettere di ridere.

Le sue dita stavano scavando nei fianchi e il mio corpo non lo sopportava, gridavo come se stessi per morire.

Ironico, dato che fino ad paio di mesi fa io ero in ospedale.

Allontanai immediatamente il pensiero dalla mia testa e mi concentrai sull'uomo che mi stava sovrastando con un sorriso sinistro sul volto. Era sicuramente affascinante, innocente anche.

"Fermati!" Lo pregai, spingendo le sue mani, mentre il mio corpo si contorceva sotto la sua presa. "Per favore." Risi anche se la mia risata venne sovrastata dalla sua, più fragorosa.

"Ammettilo e saremo ancora." (letteralmente "We'll be even." Non ha molto senso, mi dispiace.) Lui si strinse nelle spalle, anche se non osò mollare la presa, aspettando che parlassi.

Forse dovrei farlo.

"Bene." Espirando mi sedetti sul letto con un grande sorriso. "Mi piaci." Allontanando un po' le dita dai fianchi, iniziò ad accarezzarli, mentre si chinava e appoggiava le sue labbra sulle mie.

Toccando la sua guancia, lo tirai più vicino.

Ritirandosi, leccò le sue labbra, mentre ghignava. "Era così difficile?"

"Un po'." Ammisi timidamente, mentre un dolore improvviso si propagava nel mio petto anche se mi sforzavo di scacciarlo.

"Andiamo." Si alzò, porgendomi la mano, mentre aspettava che la prendessi. Quando mi fece alzare dal letto, mi tirò verso di lui e mi strinse, racchiudendomi tra le sue braccia. "Mi dispiace."

"Per cosa?"

"Per averlo pressato."

"Non l'hai fatto." Mentì.

"Kelsey."

Lo guardai. "Seriamente, sto bene."

Premendo le labbra tra di esse, annuì prima di guardare oltre di me, anche se non aveva intenzione di lasciarmi andare.

Sorrisi in modo da poterlo rassicurare nonostante avesse la mente altrove, poi appoggiai la mia guancia contro il suo petto per poter sentire il suo cuore battere e immediatamente mi sentì a mio agio.

Contavo nella mia mente ogni battito, bum, bum, bum, ognuno con un secondo in mezzo. O era spaventato o nervoso oppure era arrabbiato. Non ero in grado di capirlo.

"Andiamo." Mi allontanò attraverso le spalle. "Andiamo, altrimenti saremo in ritardo. Sono abbastanza sicuro che John ci sta già aspettando da almeno mezz'ora."

"Mi chiedo di chi sia la colpa." Cantilenai, ridacchiando mentre lui mi guardò giocosamente.

"Zitta." Prendendo la sua giacca, se la infilò prima di prendere le chiavi. Poi mi prese per mano ed uscimmo dal mio appartamento, prima di scendere le scale.

Lasciò andare la mia mano in modo da potermi aprire lo sportello, prima di girare intorno alla macchina e sedersi al posto del conducente.

Dopo aver messo le cinture di sicurezza, accese l'auto, attendendo un paio di secondi in modo che essa potesse riscaldarsi, prima di uscire dal parcheggio e immettersi nella strada.

Arrivati al ristorante, consegnò la macchina al parcheggiatore e appena sceso mi porse nuovamente la mano. Appena entrammo, salutò la cameriera con un sorriso.

Danger's back 2Où les histoires vivent. Découvrez maintenant