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La sveglia suonò per la terza volta e gli occhi di Jimin si aprirono,il peso di Jungkook gravava sul suo petto ma non potè che sorridere alla vista del minore accoccolato alla sua vita intento a dormire beatamente

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La sveglia suonò per la terza volta e gli occhi di Jimin si aprirono,il peso di Jungkook gravava sul suo petto ma non potè che sorridere alla vista del minore accoccolato alla sua vita intento a dormire beatamente.
Allungò il braccio che qualche instante prima era appoggiato sull'avambraccio dell'amico e prese il telefono dal comodino a qualche centimetro di distanza da lui.
L'orologio segnava le 8:35 e gli occhi di Jimin si sgranarono,non si erano svegliati in tempo ed avevano fatto tardi.

«Jungkook!»
Prese a scuoterlo nell'intento di svegliarlo,invano,in quanto il ragazzo mugulò posizionandosi meglio ed accoccolandosi stringendo la presa in prossimità della sua vita.

Il maggiore sospirò guardando per qualche istante il soffitto e componendo velocemente un numero sulla tastiera telefonica.
Portò il suo cellulare all'orecchio ed aspettò qualche secondo.

«Mamma?»

«Chim? Cosa c'è? Ti è successo qualcosa? Jungkook sta bene?»

All'udire di quelle parole Jimin sorrise ricordandosi di quanto protettiva e amabile possa essere sua madre sia nei suoi confronti che in quelli di Jungkook.

«No mamma niente del genere,sta tranquilla.
Volevo solo avvertirti che siccome ci siamo svegliati tardi credo che oggi non andremo a scuola,è un problema?»
Il ragazzo sentì un lieve sospiro provenire dall'altra parte dell'apparecchio elettronico.

«Park quante volte devo ripeterti che non fare assenze è importante?»

Enunciò retoricamente la donna ormai rassegnata.
Jimin si fece scappare una risatina dopo aver sentito il suo cognome.

«Si hai ragione,ti prometto che questa sarà l'ultima,forse..Ciao mamma,Buongiorno!»
Staccò la chiamata senza dare neanche il tempo alla donna di controribattere.

Il suo sguardo si riposò nuovamente sul ragazzo perso nel sonno.
I capelli corvini erano illuminati dalla luce del sole che li rendeva lucidi e setosi alla vista.
Jimin vedeva Jungkook come il fratellino che non aveva mai avuto.
Jimin poteva sembrare un ragazzo allegro senza la minima traccia di qualcosa che possa essere paragonato ad un 'problema' per la testa,ma come per la maggior parte dei casi l'apparenza inganna.

Park Jimin,circondato da una vagonata di persone,amato da tutti,maschi o femmine che siano,sempre sorridente con la gioia stampata praticamente in faccia.
A guardarlo sorride,scherza,ride per qualsiasi cosa persino la minima cavolata fino alle lacrime,sempre positivo,allegro e sereno,sembra la faccia della felicità,ma la domanda è:
Lo è realmente?

Un ragazzo che vive con la propria famiglia in una comoda casetta in periferia di una cittadina tranquilla può definirsi felice?
Jimin è cresciuto abituandosi ad avere sempre tanta gente attorno,guadagnandosi ed offrendo rispetto a chiunque,in un ambiente familiare sereno.
A vederla così sembra una cosa tutt'altro che positiva.
La serenità che appartiene alla sua famiglia però non è ciò che è dovuto immaginare.
In casa Park regna il silenzio.
Il fratello maggiore del ragazzo costantemente rinchiuso in camera senza rivolgere ne uno sguardo ne una parola a nessuno,definito problematico a causa della sua gelosia nei confronti del fratello minore.
Quando Jimin nacque tutti erano gioiosi ed in vena di feste,ma JiHyun,suo fratello,al contrario,provava solo un senso di disprezzo e rabbia.
Il ragazzo aveva sempre pensato che il bambino fosse un errore,qualcosa capitata per sbaglio,qualcosa che gli avrebbe sottratto l'amore che gli era dovuto,l'amore dei genitori,dei parenti,degli amici che si era fatto e che si sarebbe potuto fare.
Pertanto una notte JiHyun decise di porre fine alla vita di ciò che portava scompiglio nalla sua normalità.

Mihanae.Where stories live. Discover now