C.7. L'amante della lettura.✅

10.2K 458 93
                                    

La prima cosa che la lettura
insegna è come stare da soli
-Jonathan Franzen

Faceva molto freddo quella sera e io mi ero dimenticata di portare la giacca. Così, appena uscita da lavoro, corsi fino al bar di Ruby. Appena mi vide entrare dalla porta mi corse incontro e mi abbracciò.

«Dove eri finita?» mi chiese quasi urlando.

Io mi sedetti al bancone.

«Oggi ho iniziato il turno giornaliero. Un intera giornata di "Mi scusi queste patatine sono fredde" e "guarda mamma, questa ragazza non ha una vita!"»

Scoppiammo entrambe a ridere e lei si avvicinò a me in modo che solo io potessi sentirla.

«E... com'è andata con Nash?» chiese con voce maliziosa.

Io arrossii e sorrisi. Mi tornarono in mente i ricordi della sera prima. Dopo aver lasciato il locale io e Nash eravamo andati nel suo appartamento e ci eravamo messi a vedere un film. Era stato tutto così dolce e alla fine ci eravamo addormentati abbracciati l'uno all'altra.

Raccontai tutto a Ruby e lei iniziò a sclerare cercando di non farsi notare dagli altri clienti.

«Te l'avevo detto che per lui non eravate solo amici.» mi prese in giro.

Io ridacchiai e arrossii. Lei prese la borsa e uscì da dietro al bancone.

«Andiamo a bere qualcosa così mi racconti tutto.»

Io le feci una faccia dispiaciuta.

«Non posso. Mi dispiace tanto ma vedi, ho un sacco di cose da fare quindi...» cercai di giustificarmi.

Lei mi sorrise.

«Tranquilla, ci vediamo domani.»

Uscimmo insieme dal locale. Si offrì di accompagnarmi a casa ma io rifiutai. Non era lì che dovevo andare.

* * *

Erano quasi le nove di sera e io stavo congelando. Avrei dovuto ascoltare il mio istinto e passare da casa a prendere una giacca.

Ma no, perché sprecare tutta la tua preziosa intelligenza per evitare di morire di freddo?

Arrivai a destinazione tremando e bussai con forza alla porta. Dopo un po' questa si aprì e, come avevo sperato, Cameron comparve davanti a me. Indossava lo stesso grembiule del giorno prima e mi fissava con aria mista fra il sorpreso e lo scocciato.

«Siamo chiusi.» disse alla fine a denti stretti.

Ero quasi intimidita dal suo tono di voce ma mi limitai a sorridere.

«Lo so, volevo parlare con te.»

Mi guardò con aria minacciosa.

«E chi ti dice che io voglia parlare con te?» rispose con sguardo truce.

Perché era così aggressivo con me? Alla festa era stato così gentile e premuroso mentre ora...

Socchiuse la porta.

«Quindi te ne vai, così chiudo la porta?» chiese facendo un cenno verso di me.

Io scossi la testa. Non avevo fatto tutta quella strada per poi andarmene senza avere delle risposte. Lui roteò gli occhi scocciato e mi lasciò entrare.

«Fai in fretta. Se il mio capo dovesse vederti qui a quest'ora si incazzerebbe a morte.»

Io mi appoggiai al bancone mentre lui riordinava i libri.

«È di questo che volevo parlarti. Perché lavori qui?» chiesi senza troppi giri di parole.

Lui mi lanciò un'occhiataccia.

«Non sei l'unica che ha bisogno di soldi.»

«E tu come...?»

«Come faccio a saperlo? Non vorrai farmi credere che lavori in quel fast food perché ti diverti.» sogghignò con un sopracciglio alzato.

In effetti il ragazzo non ha tutti i torti.

«Si ma perché qui in questo posto? Insomma, solo uno che ama la lettura accetterebbe di passare le sue intere giornate qui.» obbiettai.

Lui mi guardò per qualche secondo. Si avvicinò a me con fare minaccioso, lasciando cadere i libri che aveva in mano.

Arrivò a pochi centimetri dalle mie gambe e poggiò le mani dietro la mia schiena, in modo che io rimanessi intrappolata tra lui e il bancone. Mi mise le mani sui fianchi e mi sollevò, per poi poggiarmi sulla superficie di legno.

«E cosa ti fa pensare che io non sia un amante della lettura?» chiese ancora.

Perché sei un pervertito del cazzo, forse?

Non dissi niente. Lui mi mise le mani sulle cosce e si posizionò fra le mie gambe, in modo da potersi avvicinare di più a me. Come quella volta alla festa io strinsi le caviglie dietro di lui, senza quasi accorgermene. Non riuscivo a parlare.

«Lo dici perché pensi che un amante della lettura non potrebbe fare questo?»

Iniziò a baciarmi il collo dolcemente e io chiusi gli occhi. Volevo che smettesse ma al tempo stesso volevo che non si fermasse. La mia testa era tipo "Cassie piantala di comportarti come un'adolescente in preda ad una crisi ormonale" ma il mio corpo era tipo... In preda ad una crisi ormonale.

Cosa potevo fare? Mi limitai a mordermi un labbro, cercando di limitare i sospiri di piacere che le sue labbra provocavano in me.

«Oppure questo...»

Iniziò a sollevarmi la maglietta mentre le sue labbra continuavano a salire lungo la mia mandibola, sempre più vicino alla bocca. Sentii le sue mani fredde scorrermi lungo i fianchi e la cosa mi provocò un brivido di piacere. Ma non potevamo farlo. Lui era solo un coglione pervertito e, per quanto lo desiderassi, io ero troppo intelligente per cadere in una delle sue trappole.

Per non parlare del fatto che io avevo Nash, anche se non stavamo ancora insieme, e comunque non ero il tipo di ragazza che va a letto con un ragazzo solo perché è un gran figo. Gli misi una mano sul petto e cercai di allontanarlo. Ma più io lo respingevo più lui mi stringeva a se. Dovevo resistere.

«Cameron io non...»

«Tranquilla Sharon, so che lo vuoi almeno quanto me.» disse sorridendo sulla mia pelle.

In quel momento il sangue mi si gelò nelle vene.

Come cazzo mi aveva appena chiamata? Lo staccai da me e saltai giù dal bancone.

«Chi è Sharon?» chiesi cercando di regolare il tono della voce.

Lui mi sorrise e mi mise di nuovo le mani sui fianchi.

«Calma principessa, siete così tante che è normale che io mi confonda.» rispose sogghignando.

Mi allontanai bruscamente. Non dissi niente, mi limitai a guardarlo con odio e lui sorrise di nuovo.

«Andiamo, non mi verrai a dire che hai veramente creduto di essere diversa dalle altre puttanelle con cui sto di solito?»

Mi sorrise e io non resistetti più. I miei occhi si riempirono di lacrime e scappai via. Uscii dal bar correndo e scoppiai a piangere. Aveva ragione Ruby, era solo un coglione pervertito e io non mi sarei dovuta fidare di lui. Corsi fino a casa e non riuscii a smettere di piangere. E, con le lacrime agli occhi, mi addormentai.

_______________
Volevo solo chiedervi scusa se il capitolo è corto ma vi prometto che mi rifarò col prossimo💛
_______________

Quello che non ti ho detto di noiDonde viven las historias. Descúbrelo ahora