C.36. Karaoke✅

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Ho barattato la mia anima per un
desiderio, pochi centesimi per un bacio.
Non stavo cercando proprio questo
Ma adesso sei sul mio percorso.
-Carly Rae Jepsen

Tutti si votarono verso di me e io abbassai leggermente lo sguardo imbarazzata. Sentii Ruby sbuffare e Hunter le lanciò un'occhiata severa per poi tornare a concentrarsi su di me.

«Ovvero?» domandò incuriosito.

Mi sforzai di alzare lo sguardo e guardarlo negli occhi. Odiavo il fatto che tutti mi stessero fissando, mi mettevano in soggezione. Mi schiarii la voce, cercando di fare in modo che ognuno mi sentisse. Non volevo dover ripetere mille volte la stessa cosa, mi sarei sentita ancora più a disagio.

«Potremmo organizzare una serata karaoke.» accennai.

Ruby roteò gli occhi scocciata.

«Wow, siamo tornati negli anni '80?» domandò sarcastica.

Hunter le diede una gomitata senza staccare lo sguardo da me.

«Cosa hai in mente?» chiese di nuovo.

Ci pensai un secondo prima di ricambiare il suo sguardo.

«Potremmo chiamare una band che fa musica dal vivo. Mettiamo giù una lista di canzoni e le persone scelgono quella che vogliono. Ma invece che cercarle su YouTube le facciamo suonare alla band.» proposi con tono più sicuro.

Nessuno disse una parola, tutti guardavano Hunter in cerca di una risposta, me compresa.

«E se la gente si vergogna? Come li convinciamo a cantare?»

Io scrollai le spalle.

«Chi canta ha un cocktail in omaggio.»

Ci fu un altro istante di silenzio, poi Ruby ridacchiò.

«Ma questa idea è assolutamente...»

Non fece in tempo a finire la frase che Hunter la interruppe.

«Geniale! Questa idea è assolutamente geniale!»

Sospirai soddisfatta e non potei fare a meno di sorridere nel vedere la faccia infastidita di Ruby.

«Cassie penserai a tutto tu, vero?»

Io annuii convinta. Ero talmente sollevata che la mia idea gli fosse piaciuta che qualunque cosa mi sarebbe andata bene. Hunter si alzò dal bancone e andò ad aprire la porta del locale.

«Perfetto, hai una settimana.»

Uscì dalla sala senza dare spiegazioni e tutti tornarono a fare i propri lavori come se nulla fosse. Mi alzai dalla sedia e mi avvicinai al bancone dove, fino a pochi attimi prima, era seduto il mio capo. Ruby era ancora li e non perse l'occasione di lanciarmi un'occhiataccia, per poi tornare a lavoro.

Ridacchiai soddisfatta.

Eravamo in guerra.

E, per ora, io ero in vantaggio.

Cassie 1, Ruby 0.

* * *

«Cameron muovi il culo!»

Il ragazzo poggiò l'enorme scatola che teneva in mano davanti ai miei piedi.

«Cassie si può sapere che ti prende?» domandò cercando di riprendere fiato.

Io gli lanciai un'occhiataccia.

«In che senso?» domandai.

Lui scrollò le spalle. Credo avesse paura di dirmi qualcosa che mi facesse arrabbiare.

Quello che non ti ho detto di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora