C.26. Disney World✅

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Gravitation can not be
held responsible for
people falling in love.
-Albert Einstain

«Principessa...»

Aprii gli occhi e la prima cosa che mi chiesi fu cosa diamine ci facesse Cameron in camera mia.

Poi mi ricordai.

«Mi sono addormentata?» domandai corrugando le sopracciglia.

Mi voltai verso di lui. Aveva ancora le mani salde sul volante e gli occhi puntati sulla strada. Però sorrideva.

«Si... lo sai che sbavi mentre dormi?» domandò ridacchiando.

Gli feci la linguaccia, da brava ragazza matura, e mi voltai a guardare fuori dal finestrino.

«Che ore sono?» domandai distrattamente.

Lui si guardò l'orologio da polso per poi tornare a concentrarsi sulla strada.

«Le sette e mezza.»

Io sgranai gli occhi.

«Cosa? Mi hai lasciato dormire tre ore?» urlai.

Lui fece spallucce.

«Eri così adorabile, non volevo svegliarti.»

Pfff... Io? Adorabile? Neanche per sogno!

Misi il muso.

«Dove siamo?» chiesi scocciata.

Lui ridacchiò, sembrava divertito dal mio comportamento infantile.

«Ci siamo quasi, abbiamo trovato un po' di traffico. Arriveremo in ritardo di circa due ore sulla tabella di marcia.»

Roteai gli occhi.

«Non hai risposto alla mia domanda, dove siamo?»

Lui sorrise e mi fece un cenno con il capo, per indicare un punto davanti a noi.

«Credo che tu possa capirlo da sola.»

Confusa mi voltai nella direzione da lui indicata e per poco non mi misi ad urlare.

Volevi rimanere a bocca aperta, no?

Si, ma non mi sarei mai aspettata una sorpresa del genere.

Davanti a noi, a pochi metri di distanza, si intravedevano delle montagne russe e un castello principesco enorme.

«Cameron Cooper, ti prego dimmi che quello non è ciò che credo io...» sussurrai con gli occhi spalancati.

Lui mi guardò spaventato.

«Perché? Non ti piace? Troppo infantile?»

Lo guardai con occhi spalancati. Lui intanto aveva parcheggiato la macchina così io mi precipitai fuori in preda all'euforia. Gli corsi incontro e gli saltai al collo. Lui mi sollevò da terra e io, istintivamente, gli strinsi le gambe attorno alla vita, abbracciandolo più forte che potei.

«MI HAI PORTATA A DISNEY WORLD?» urlai in preda all'euforia.

Lui rise.

«Forse.»

«Sei un pazzo!»

Staccai il volto dalla sua spalla e mi accorsi solo allora della poca distanza fra di noi. I nostri nasi quasi si sfioravano e i nostri respiri si mischiavano fra loro. Sorrisi imbarazzata e lui mi poggiò a terra, sempre tenendo le mani attorno alla mia vita.

«Contenta?» chiese.

Ci riflettei un secondo.

«No.»

Quello che non ti ho detto di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora