C.39. Omettere la verità✅

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Mi sono resa conto che le persone sono
costituite da diversi strati di segreti.
Credi di conoscerle, di capirle, ma le loro
motivazioni ti sono sempre nascoste,
seppellite nei loro cuori. E tu non le
conoscerai mai, anche se a volte decidi
semplicemente di fidarti."
-Veronica Roth, Insurgent

Un silenzio tombale calò sulla tavola. La ragazza dai capelli rossi si avvicinò a Hunter e lanciò un'occhiata a Riley che non riuscii ad interpretare. Ma non ci feci molto caso, la mia attenzione era fissa su qualcos'altro. Mi voltai di colpo verso Cameron e notai che c'era qualcosa che non andava. Teneva la mascella serrata e i pugni talmente stretti che le nocche erano diventate bianche. Aveva lo sguardo puntato sulla ragazza e, di tanto in tanto, lanciava delle occhiatacce a Hunter.

Era geloso? Cosa c'era fra lui e questa ragazza?

Anche lei notò questa sua reazione e subito reagì con fare beffardo.

«Che succede Cam? Non ti senti bene?» domandò con aria di sfida.

Quindi si conoscono davvero! E anche bene direi! Non ha il diritto di chiamare Cam il MIO ragazzo! Vieni qui che ti spacco quella faccia da oca che ti ritrovi!

Strinsi i pugni per cercare di controllarmi e vidi Cameron fare lo stesso.

Aspetta, ma lui non era arrabbiato con Hunter.

Era arrabbiato... con lei?

Continuava a fulminarla con lo sguardo e questo provocava in lei un sorrisetto soddisfatto. Dopo secondi che a me sembrarono infiniti la ragazza si avvicinò ad Hunter e gli lanciò un'occhiata seducente.

«Ti aspetto in macchina.» sussurrò al suo orecchio.

Tutti la osservammo uscire dal locale e, non appena se ne fu andata, il ragazzo si voltò verso di noi con aria euforica.

«Avete visto che fondo schiena? Mi fa impazzire...»

A quel punto Cameron esplose. Si alzò di scatto dal divanetto e uscì dal locale con aria infuriata. Tutti lo guardammo confusi e io mi alzai di colpo per inseguirlo. Ma, prima ancora che potessi raggiungere la porta, Hunter mi fermò.

«Aspetta! Non possiamo lasciare il bar vuoto.»

A meno che tu non voglia trovarti nuovamente senza lavoro.

Esitai per un secondo per poi sbuffare e infilarmi il grembiule. Il ragazzo mi guardò sollevato e, dopo avermi ringraziato, uscì dal locale. Mi voltai verso i miei amici che mi guardavano confusi in cerca di una risposta.

Ma il problema era che io non avrei saputo cosa dire.

Ero più confusa di loro.

* * *

Uscii dal locale e chiusi la porta con le chiavi che mi aveva lasciato Hunter. Erano ormai le undici di sera e io avevo appena finito il mio turno. Iniziai a camminare lentamente verso casa, tenendo stretta la borsetta.

Ripensai a ciò che era successo quella mattina, alla reazione che aveva avuto Cameron nel vedere quella ragazza con Hunter e al fatto che se ne fosse andato senza nemmeno salutare. Era uscito senza dare spiegazioni, senza un "devo andare" o un "ci sentiamo dopo". Ancora non mi ero abituata a questi suoi repentini cambi di umore. Arrivai accanto al parco dove avevo conosciuto Riley e non potei fare a meno di sorridere. Ero in quella città da solo tre mesi e mi erano successe talmente tante cose che non so nemmeno come avrei fatto a raccontare tutto ai miei amici di Miami, non appena sarei tornata a casa.

Sentii una leggera stretta al cuore e sospirai cercando di liberarmi da quella sensazione.

Amici si fa per modo di dire.

Quello che non ti ho detto di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora