Chapter 1; the accident.

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"Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta."
Quella frase mi risuona in testa. Una frase sentita tante, tantissime volte. Ma non sarà mai abbastanza. L'arbitro fischia l'inizio della partita. È uno scontro decisivo per lo scudetto.
Lo Stadium è una bolgia, sono tutti carichissimi. Passano una decina di minuti e Sami Khedira porta in vantaggio la Juventus. Il pubblico urla di gioia, il cuore mi esplode nel petto. Io amo questo giocatore. È una persona adorabile che, nonostante tutto, non ha mai mollato.
Pochi secondi dopo egli riceve un colpo alla testa e cade, restando immobile sul prato verde. Non si rialza. Cazzo. L'ansia mi travolge, non capisco più niente.
Probabilmente ha perso i sensi. Viene trasportato fuori dal campo con una barella e pare che le sue condizioni siano in pessimo stato. Potrebbe essere in coma.
Decido di provare una pazzia. Lascio lo Juventus Stadium e mi dirigo verso l'ospedale.
Entro nel grande edificio grigio opaco e un uomo di mezz'età mi si piazza davanti.
"Salve, come mai è qui?"
"Vorrei vedere Sami Khedira, la prego."
"È per caso una sua parente?" domanda lui con aria sospettosa.
"Uhm, sono la, ehm, sua ragazza." mento, sperando di risultare convincente.
"Prego, stanza 446." annuisce.
"La ringrazio."
Prendo l'ascensore e raggiungo quell'orribile camera spoglia. Faccio un profondo respiro prima di entrare.
Varco la soglia della porta e lo vedo. È lì, ignaro di tutto ciò, disteso su quell'odioso letto che rischia di portare via un campione. Ma lui è forte e so che ce la farà. Mi siedo sullo sgabello posto vicino al letto.
"Hey Sami." sussurro.
"Lo so che non puoi sentirmi, nemmeno vedermi, ma devi farcela. Ho rinunciato al big match per te, cuore mio." Mi blocco. Come sarà finita la gara?
Prendo il cellulare e controllo. È rimasta così. 1-0 al 90'. Il gol decisivo è suo.

Letters; Sami Khedira.Where stories live. Discover now