•14Capitolo•

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Questi due giorni, sono passati troppo velocemente. Non sono pronta per rivederlo dopo tutti questi anni. Sopratutto non voglio rivederlo dopo ciò che ha fatto, dovrebbe stare lontano da noi, lontano da me.
Tra quattro ore voglia o meno, sarò costretta a parlare con quella sottospecie di uomo, se cosí può essere definito.

Sara quanto me non è d'accordo, Giulia invece è molto impaurita, lei ha vissuto senza un padre, a malapena ricorda il suo volto, aveva circa due anni quando ci abbandonò.

Il mio corpo si bagna poco subito dopo che entro nella doccia, ho paura che possa venirmi un attacco di panico o cose del genere.
Poco dopo mezz'ora, sono decisamente piú tranquilla, mi asciugo e mi rivesto, un leggins ed una maglia lunga nera  con degli stivaletti sotto.
Mi dirigo in cucina, mangio un cornetto farcito di nutella, saluto zio con un cenno di testa e ahimè ha capito benissimo che oggi non è la giornata migliore della mia vita, quindi si alza e se ne va.

Passando dalla camera di Giulia, riesco a sentire i suoi singhiozzi flebimente.
Non so peró se entrare oppure lasciarla da sola.Scelgo la prima e pian piano mi avvicino senza neanche accorgersene.
<<Piccoletta, perchè piangi?>> tentenno ed il suo viso sbianca quando mette a fuoco la mia presenza, per questo mi preoccupo ancora di piú.

<<Hei Giulia dimmi, non avere paura>>
 Ancora muta, non sapendo cosa fare mi alzo e me ne vado, ma vengo fermata subito dopo  dalla sua voce, bassissima, forse poco piú di un sussurro.

<<Ho paura>>ammette torturandosi, e so benissimo  che argomento toccare ma voglio sia lei a parlarne.
<<Amore di cosa?>>

<<Papá, cioè non lo vedo da quando ero piccola, non so come sia fatto, non conosco il suo comportamento,  non so perchè se ne sia andato. Nessuno ha mai voluto dirmi niente ed in testa ho tante domande a cui non so dare una risposta>>
Sputa fuori come un peso che aveva sullo stomaco e finalmente si è liberato, chissá da quanto tempo voleva dire quelle parole, ma non aveva mai avuto il coraggio di farlo.

Ahh quanto la capisco, cerco di prendere calma, di darle una risposta semplice ma significante.
Credo che la veritá gli fará male e  non poco. Prendo coraggio ed inizio a parlare.

<<Allora, papá da come lo ricordo aveva gli occhi azzurri ed i capelli castani, alto, non molto magro, forte, giocava con noi quando finiva di lavorare, testardo, come me, un po' folle, con un pizzico di antipatia.
Se ne andò, perchè non poteva piú pagare nulla, le spese erano aumentate, era stato lincenziato e con quei pochi soldi rimasti  andava al bar, spendendoli in alcool.La sera tornava appunto ubriaco, delle volte picchiava la mamma, perchè lei lo aspettava e gli faceva la solita ramanzina ma lui continuava sempre di piú, dopo circa un anno prese i suoi vestiti e se ne andò.
Mamma si è occupata di noi e continua a farlo, La mamma ha la forza che tuo padre, non ha mai avuto.Nel suo piccolo, ha cercato sempre di non farci mancare nulla e per questo, io la ringrazio e credo che la ringrazi anche tu, è vero non lo diciamo mai, ma io so che lei è fiera di noi amore, urla quando sbagliamo, questo si ed avvolte le sue parole feriscono, ed anche tanto, ma è solo grazie a lei, se ora noi siamo qui>>

Concludo il discorso con un sospiro e Giulia non  smette di piangere, d'istinto si butta tra le mie braccia ed io la stringo forte,  penso a quanto sia piccola stretta a me, e alla fortuna che ha avuto nel non ricordare nulla, non ricordare le urla incessanti durante la notte, gli schiocchi degli schiaffi che rimbombava per l'intera casa.

Ora credo che qualche risposta in quella testolina, l'abbia avuta.

Ci alziamo e scendiamo in cucina, manca solo un'ora, l'ansia risale ma cresce anche la rabbia, il tempo non sembra passare piú, quando bussano al campanello e Sara va ad aprire.

Il Mio Sbaglio PreferitoWhere stories live. Discover now