•74Capitolo•

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Sono passati alcuni giorni, siamo al 15 giugno, qui a Barcellona c'è un caldo terribile.
Michele continua a dormire, come al solito, mentre io sto iniziando a prepararmi, uscirò con Federico e piú tardi insieme a tutti gli altri ragazzi.
 In questi pochi giorni devo dire che il rapporto fra me e mio fratello, non è migliorato tantissimo, i nostri caratteri  essendo uguali si riscontrano parecchie volte.
Ma lui ci sta mettendo tutto l'impegno possibile, prima di dare una risposta completamente negativa si morde fortemente il labbro e cambia totalmente discorso.

Sento Michele mugugnare e mi giro per osservarlo.
Non riesco a capire perchè la maggior parte dei ragazzi quando dormono, sembrano degli angeli, quando poi non hanno nulla di angelico.
Noto Michele mordersi il labbro e gli spunta subito un sorriso inquietante, che non so proprio decifrare.
Non oso immaginare cosa stia sognando.

Il cellulare mi squilla e goffamente lo prendo, facendo attenzione a non sporcarlo con i resuidi di trucco, che ho sulle mani.
Federico.

“Ma sei pronta?” chiede scocciato.

“Hei ciao fratellino, sii io sto benissimo fortunatamente, invece te?” domando sarcastica e sento una sua risatina.

“Dai che tra poco dobbiamo vederci, non ha senso, a che stai?” domanda ed io gli informo che devo ancora finire con il make- up, devo ancora pettinarmi i capelli e poi credo basta.
Lui scocciato stacca ed io velocemente traccio una linea di eyeliner, non molto spessa sulla palbebra, applico il mio adorato mascara, ed infine un semplice rossetto color carne.
Una volta pettinati i capelli, li rimango sciolti e lego le chiocche iniziali con delle forcine. Almeno con il vento non andranno davanti agli occhi.
Prendo la borsa ed il cellulare, prima di uscire saluto Michele ancora dormiente, con un bacio sulle labbra.
Scendo velocemente le scale, fino ad arrivare a Federico, che guarda il nulla dinanzi a se.

<<So che la poltrona è comoda, ma andiamo>> affermo, dandogli un buffo sulla spalla.
 
<<Piccoletta>> il suo sorriso mi contagia e parlando del piú e del meno, ci dirigiamo verso un parco.
Con tanto di erba e bambini che giocano qui e lí.
 Ci sediamo su una delle tante panchine ed io sedendomi di lato, poggio le gambe sulle sue.

<<Non ricordi proprio nulla vero?>>chiede, fissandomi negli occhi per secondi interminabili.
Io dispiaciuta, scuoto la testa.

<<Ero solo una neonata Fede, sono stata con voi solamente tredici giorni>> affermo ricordando le parole della lettera.
 
<<Si lo so, però non doveva accadere, io volevo vederti crescere, aiutarti, se solo ci fossi stato io con te, non ti sarebbe capitato nessuna di quelle cose, io non lo avrei permesso, saremmo cresciuti insieme, ma il destino ha voluto farci incontrare solamente ora>> ammette e cala la testa.
 È sempre brutto vederlo in questo stato, ogni volta che si apre questo discorso.
Ma è ovvio, la notizia è fresca per entrambi.
A volte dimentichiamo che siamo fratelli e ritorniamo a comportarci come prima.
 Ma anche io sto cercando di fare il possibile per stabilire il legame, sorella-fratello. Ovvio non sará rose e fiori, ma vorrei recuperare tutto il tempo perso con il sorriso, non litigando ogni giorno come cane e gatto.

<<Purtroppo non abbiamo potuto decidere noi, non do neanche la colpa ai nostri genitori, però  tutto è iniziato da loro, o almeno c'entravano qualcosa>> dico cercando di non far scattare rabbia in lui.
Ma il tentativo fallisce miseramente.

<<Non li conoscevi, non sapevi, come fai a parlare cosí di loro? Erano dei genitori bravissimi, entrambi dolci e gentili, non avrebbero fatto nulla per metterci in pericolo, noi dovevamo morire Ludovica, siamo stati fortunati, lo sai questo? Chissá cos'avrá fatto per salvare me, te e tuo padre, lei è morta capisci? Se solo fosse viva ora saremmo dinuovo una famiglia felice, lei avrebbe trovati tutti noi, ed invece no, tutto ciò che ci rimane è una lettera, di tanti anni fa>> dice con una sciia di malinconia nella voce.

Il Mio Sbaglio PreferitoWhere stories live. Discover now