Capitolo 16

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Mi posizionai davanti lo specchio, sistemandomi la cravatta rosso scuro che si abbinava al completo grigio scuro formale che indossavo. Cercai di sistemarmi i capelli, ma per quanto ci provassi, sembravano sempre spettinati. Mia madre era in piedi dietro di me, che sorrideva divertita nel vedermi così agitato.

«Andrà bene» mi disse avvicinandosi e mettendomi una mano sulla spalla.

Mi voltai verso di lei. Ero tesissimo. Oggi avrei discusso la mia tesi e finalmente il mio percorso universitario si sarebbe concluso.

«E se mi dimentico qualcosa? Se mi fanno una domanda e non so rispondere?»

Lei scosse la testa e, sollevando entrambe le mani, mi sistemò il nodo della cravatta. Sorrise, mentre rifaceva il nodo e me lo stringeva saldamente alla gola.

«Andrà bene...»

«Questo lo hai già detto!» esclamai sospirando rumorosamente.

Guardai un'altra volta la mia figura allo specchio. Avevo il volto contratto per la tensione che sentivo. Sospirai ancora una volta, cercando di calmarmi.

«Sono fiera di te, Alessandro. Hai raggiunto questo enorme traguardo e ce l'hai fatta con le tue sole forze» disse mia madre abbassando lo sguardo, cercando di coprire gli occhi lucidi per l'emozione.

«Non da solo. Ho te, mamma» le risposi, abbracciandola forte.

* * *

Non appena fui proclamato dottore, tutte le mie paure e l'ansia, che avevo provato fino a quel momento, scomparvero immediatamente. Mia madre fu la prima a congratularsi con me. Mi sorrise dolcemente, mentre mi baciava sulle guance e mi porgeva la corona d'alloro.

Alcuni miei amici festeggiarono con me la laurea, facendomi gli auguri ed abbracciandomi. Fra questi c'era Giada. Mi soffermai a guardarla e in quella giornata era davvero bella: indossava un vestito corto ed attillato blu e delle scarpe nere con un tacco vertiginoso, che mai le avevo visto indosso. I capelli castani le si arricciavano sulle punte, che erano posate delicatamente sulle spalle. Mi si avvicinò lentamente e mi porse un piccolo bouquet di fiori colorati.

«Congratulazioni Ale» disse sorridendomi e sporgendosi verso di me.

Mi baciò sulle guance e mi abbracciò forte. Ricambiai il suo abbraccio e prima che mi lasciasse andare mi baciò ancora una volta sulla guancia. Con la coda dell'occhio, notai l'espressione rabbuiata di Davide, che se ne stava impalato forzando un sorriso. Ridacchiai allegro nel vederlo in quello stato. Quindi decisi di mettere fine agli equivoci. Lo presi per mano e lo abbracciai davanti a tutti.

«Lui è Davide. Noi due stiamo insieme...» dissi sciogliendo l'abbraccio e rivolgendomi ai miei amici. Rimasero sorpresi per la mia rivelazione. In un certo senso mi aspettai quella reazione, ma pensai che era inutile nascondere i miei sentimenti per Davide, perchè io stesso sapevo che non erano sbagliati.

«In che senso, scusa?» chiese, prendendo coraggio, uno dei miei amici.

«E'... il mio fidanzato...» ammisi, cercando le parole più appropriate.

Rimasero tutti in silenzio, alternando lo sguardo fra me e Davide. Qualcuno aveva la faccia sorpresa, altri sorridevano nervosamente. Anche Davide rimase in silenzio. Mi prese la mano e me la strinse forte. Giada mi guardava come se avesse di fronte a sé un fantasma. Indietreggiò di qualche passo, si voltò e s'incamminò verso l'altra parte della via. Lasciai per un attimo la mano di Davide e le corsi dietro. Sollevando la mano, la posai sulla sua spalla. Lei prontamente si fermò e si girò verso di me. Era arrabbiata e dispiaciuta, glielo potevo benissimo leggere in faccia.

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