1.3. Jimin

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Jimin aveva ormai prosciugato tutte le lacrime che aveva in corpo, ne aveva versate troppe in quei giorni.
Adesso si sentiva solo esausto di tutta quella situazione.
Voleva sparire.
I sensi di colpa lo stavano corrodendo nel profondo e lui non avrebbe retto.
Park Jimin era una persona sensibile e poco coraggiosa, non avrebbe mai e poi mai potuto reggere per tanto tempo una situazione del genere.
Solo l'idea di non poter più rivedere il suo viso sorridente, di non poter essere più insieme a lui, di non poterlo vedere crescere, provocarono nel ragazzo un forte senso di disgusto in sé stesso e disperazione che lo portarono a fare una scelta estrema.
Voleva farla finita una volta per tutte.
Jimin si recò nel grande bagno vicino alla sua camera da letto e si avvicinò alla spaziosa vasca da bagno. Girò la manopola del rubinetto e riempì lentamente la vasca di acqua mentre si preparava a ciò che stava per fare.
Non si prese neppure la briga di spogliarsi, entrò nell'acqua completamente vestito e si immerse completamente. Quando tornò a galla si rese conto che quelli sarebbero stati gli ultimi istanti della sua miserabile vita. Una vita vuota e triste che era stata illuminata solo dall'arrivo di quei sei ragazzi che lo avevano fatto sentire per la prima volta in vita sua apprezzato e speciale. Ma adesso le cose erano precipitate e la sua vita era ripiombata nel buio e nel caos, lasciandolo solo come un verme e disperato.
Si concesse degli ultimi istanti di ricordare, voleva morire ricordando la gioia dei momenti che aveva passato insieme alla persone più importanti di tutta la sua vita. Chiuse gli occhi quindi, e si fece cullare dai ricordi e dal lieve movimento dell'acqua in cui era immerso.

Si trovavano tutti in cerchio, seduti e nel centro avevano acceso un fuoco per riscaldarsi e fare anche luce alla strada buia.
Jimin stava ridendo, ancora non capiva se per la battuta di Jin in sé o per la sua risata allegra e contagiosa.
A quel punto anche Taehyung cominciò a ridere dopo averlo guardato, tenendosi una mano allo stomaco per i crampi che stava avendo.
Jimin arrestò la risata, tentando di riprendersi.
"E adesso perché stai ridendo?" Chiese.
"Diciamo sempre che la risata di Jin hyung è contagiosa ma anche la tua non è da meno, Jiminnie!" rispose quello, mentre ancora ridacchiava tra una parola e l'altra.
Jimin gli sorrise e scosse la testa, divertito. Si soffermò poi sugli altri ragazzi.
Notò subito Yoongi abbracciare il piccolo Jungkook che oramai era diventato il loro "bambino" da proteggere - soprattutto per Jin e Yoongi, ma in realtà se doveva essere sincero tutto loro tendevano ad essere molto protettivi nei confronti del ragazzo.
Accanto a quei due invece c'erano Hoseok e Namjoon, intenti a parlottare vicini.
Jimin si alzò di scatto, prese la rincorsa e poi salì sopra il povero Hoseok, che cacciò un urlo poco virile per lo spavento.
"Hyung, abbracciami!" implorò Jimin, tirando fuori il labbro inferiore e sfoggiando una perfetta faccia da cucciolo a cui Hoseok, lo sapeva, non avrebbe mai potuto dire di no.
E infatti il ragazzo se lo portò vicino e lo circondo con le sue braccia.
Era troppo una brava persona Jung Hoseok, a Jimin piaceva molto questo suo aspetto perché anche lui era una persona molto ingenua e gentile. Per questo Hoseok era l'amico al quale era forse più attaccato e che riusciva a comprendere di più, e viceversa.
Yoongi ad un certo punto si alzò ed urlò entusiasta, "Vogliamo accendere questi fuochi d'artificio si o no?"
Tutti urlarono felici.
In poco tempo il cielo venne illuminato da grandi e meravigliosi giochi di luci e quella strada solitaria da risate allegre e urla entusiaste di sette ragazzi a cui bastava la compagnia reciproca per essere felici.
Quella sera fu una delle più belle che passarono, gli uni accanto agli altri, distesi e abbracciati, a vedere le stelle che stranamente quella sera erano molto più nitide e visibili, con un cellulare che riproduceva le loro canzoni preferite in sottofondo e i rumori dei loro respiri e i battiti dei loro cuori.

Quando Jimin aprì gli occhi si accorse di star piangendo al ricordo di un periodo che mai sarebbe ritornato.
O forse piangeva consapevole di ciò che stava per fare.
Prese un respiro profondo per darsi il coraggio di compiere quel gesto estremo e poi si immerse.
Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dall'acqua mentre pensava ai suoi amici.
Il fiato cominciò a mancargli e avvertì l'impellente bisogno di ritornare a galla e riprendere il respiro, ma non poteva, non doveva.
Doveva resistere sott'acqua, non doveva tirarsi indietro. Era quello che voleva infondo, doveva solo resistere per un po' all'istinto di sopravvivenza.
Ma non ci riuscì e riemerse dall'acqua tossicchiando e sputando un po' d'acqua.
Decise di riprovarci, non poteva mollare subito, non se lo sarebbe mai perdonato.
Stava per immergersi nuovamente quando sentì un rumore arrivare da fuori.
"Tesoro, tutto bene?" sentì sua madre chiedere e nella voce si poteva sentire una punta di preoccupazione.
Jimin sgranò gli occhi che poi gli si riempirono di lacrime. Si rese conto del fatto che non avrebbe più rivisto i suoi genitori e comprese anche quanto avrebbero sofferto per quel suo gesto.
Cominciò a piangere più forte e singhiozzando disperatamente. Provava rabbia e la voglia di colpire qualcosa si faceva sempre più spazio in lui.
Era solo un codardo, lo era sempre stato. Perfino quando si trattava di mettere fine alla sua inutile vita Jimin non trovava il coraggio di fare quel che si era prefissato di compiere.
Era sempre scappato e avrebbe sempre continuato a farlo.
Si disprezzava profondamente e desiderava con tutti il cuore mettere fine a quel dolore una volta per tutte ma c'era sempre qualcosa a bloccarlo e questo rendeva la situazione ancora peggiore per lui.
La madre nel mentre aveva iniziato a bussare alla porta preoccupata dai rumori che il figlio emetteva in bagno e dalle mancate risposte.
Infine diede una spinta alla porta riuscendo ad aprirla e quando entrò nel bagno le si raggelò il sangue.
Jimin, bianco come un cadavere e le labbra blu, tremante era nella vasca da bagno che ormai straripava.
La signora Park corse verso di lui, abbracciando il suo corpo freddo e urlando il suo nome e Jimin quando vide il suo viso non potè che sentirsi sollevato nonostante il rimpianto di non essere riuscito a mettere un fermo alla sua vita.

Memories Of YOU // BTSWhere stories live. Discover now