Capitolo 12

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Draco era nell'ufficio di Silente da almeno un'ora buona e Harry non l'aveva ancora visto tornare.
Si stava preoccupando... anche lui aveva avuto dei colloqui con il preside, ma non erano mai durati tanto a lungo.

Per tutto il giorno, del biondino non si vide neanche l'ombra.
Harry provó a chiedere di lui in giro, ma nessuno seppe dargli una risposta.
Così, più in fretta del necessario, il Sole declinava all'orizzonte e Harry lo guardava tingere il cielo di rosso consapevole dell'estate che avrebbe trascorso senza il suo Draco.

Si rabbuiò ancora di più al pensiero che non avrebbe nemmeno potuto mandargli gufi: a grandi linee conosceva la situazione a casa Malfoy.
Era lì, assorto nei suoi pensieri quando sentì una piccola mano posarsi sulla sua spalla, quindì si voltò.

"Ciao, Ginny..."

La salutò il moretto mentre lei si sedeva sul prato di fianco a lui.

"Sei pensieroso... che succede? Non dovevi passare la giornata con Malfoy?"

Harry sospiró appena e portó le gambe al petto iniziando a sbattere il mento contro le ginocchia.
Ginny, ridacchiando, lo fermó e il Grifondoro si decise a rispondere.

"In teoria si. Solamente che Silente me l'ha portato via appena dopo pranzo..."

Ginny incassó in silenzio mentre in bocca già iniziava a sentire il sapore amaro delle speranze frantumate.
Per un folle momento pensò di sbavare dietro ad Harry fino a riuscire a mettersi con lui facendo leva sul fattore della compassione, ma lei non era così.

La Weasley avrebbe appoggiato quel dannato moretto in tutto, purchè fosse felice.
Anche se non sarebbe mai stato felice con lei.

"E sei rimasto qui ad aspettarlo per tutto questo tempo, Harry?"

Il Grifondoro annuì e oscillò appena.
La rossa sorrise divertita ed intenerita.

"Sei proprio cotto, Potter... ma adesso torniamo in Sala Comune: inzia a diventare buio e Malfoy non credo verrà mai a cercarti qui fuori"

Il moro sembrò pensarci su poi acconsentì e si mise in piedi.
Prima che potesse rendersene conto, era già sera inoltrata e nel cielo già iniziavano a splendere le prime stelle.
Guardandole Harry sognava ad occhi aperti il grigio-mare in tempesta dello sguardo di Draco.

Semplicemente, con lo sguardo perso nella volta celeste, pensando ai mesi successivi sentiva quanto gli sarebbe mancato, ma non sapeva che in realtà avrebbe sentito la sua mancanza molto, molto di piú che in quel momento.
Quando, il giorno successivo, stava per salire sull'Espresso di Hogwarts con Ron ed Hermione lo cercò con lo sguardo tra la folla di studenti e professori finché il treno non minacciò di partire e Pel di Carota lo tirò dentro al vagone con la forza.

Fu uno dei viaggi più deprimenti della storia.
Il moretto si limitava a guardare fuori dal finestrino come se da un momento all'altro Draco avesse potuto spiaccicarsi contro il vetro.
Ovviamente non successe niente del genere e quando il treno arrivò alla stazione di King's Cross, il Grifondoro aveva ormai perso ogni speranza.

Salutó Ron ed Hermione con un abbraccio e fece per allontanarsi verso la macchina dei Dursley, che lo aspettavano alquanto nervosi, ma qualcosa, stringendosi attorno al suo avambraccio, lo trascinò nel turbine della folla che procedeva in ogni direzione nel caos della stazione più importante di Londra.

Non vedeva attorno a sè altro che ombre mosse finchè non sentì la ruvida superficie di una colonna di mattoni alle proprie spalle e mentre la mano lo teneva fermo lì, delle labbra morbide e fredde si posarono sulle sue per un attimo prima di svanire nel turbinio del luogo lasciandosi dietro solo un vago sapore di menta.

My Unspoken Vertigo //DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora