Capitolo 13

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Fin dal momento in cui Harry mise piede nella stazione di King's Cross il suo animo non seppe che fremere di agitazione.

Superato il binario fece vagare lo sguardo in maniera affrettata per tutta la stazione e, pieno di un'energia insolita, correva trascinandosi i bagagli dietro appena gli pareva di scorgere una testa bionda nella massa.

Solo quando il treno stava per partire il moretto si decise a seguire Ron ed Hermione in cabina.
Già da molto prima, invece, Draco era sul treno e, quando vide Harry dal finestrino, sorrise mestamente e distolse lo sguardo tornando a parlare con Pansy, Blaise, Theodore e i due bisonti.

Harry si accasció sul sedile improvvisamente stremato.
Hermione lo guardava intenerita e Ron cercava di trattenersi dal non ridere.

Poi Ron si voltò verso Hermione nello stesso momento in cui lo fece lei.
I due avvamparono e spostarono lo sguardo verso due direzioni opposte, l'uno fingendo di osservare gli studenti che passavano dal corridoio e l'altra fissando ossessivamente il finestrino.

Harry sorrise tra il divertito e il complice e prese un paio di galeoni per poi uscire, andare al carrello e tornare con le mani piene di dolci.

Appena li vide, lo sguardo di Ron si illuminó ed Harry scoppiò a ridere.
Se l'aspettava, ormai erano sei anni che lo conosceva, non era cambiato di una virgola.

Il viaggio passò in fretta tra dolci, risate isteriche e incantesimi; così, per le prime ore dall'inizio di quelle vacanze, Harry riuscì a non pensare al furetto platinato.

Appena il treno si fermò i tre abbandonarono il vagone ancora ridendo come dei pazzi mentre Hermione sosteneva Ron che era verde vomito da dopo la frenata brusca.

I tre ragazzi riuscirono a riprendersi appena in tempo per raggiungere la Sala Grande e assistere alla cerimonia di smistamento dei nuovi studenti.

Appena il primo degli smistati si sedette al tavolo di Serpeverde, Harry si voltò.
Draco lo guardava.
Il moretto sorrise.
Il biondo abbassó lo sguardo e prense a battere le mani piano e con eleganza per accogliere un nuovo studente di Hogwarts nella Casa di Serpeverde.

Il sorriso sulle labbra del moro scomparve e lui si voltò verso il proprio tavolo confuso e con lo sguardo basso.

Che succede ora?? Magari non ha visto che ho sorriso... magari era in imbarazzo. Magari è successo qualcosa quest'estate...o meglio...

Harry se lo ricordó all'improvviso.
L'incontro di Draco con Silente alla fine dell'anno precedente.
Un milione di timori diversi e dalle origini e dai contenuti più disparati gli assediarono di colpo la testa provocandogli un giramento.

Il moretto prese a fissare il tavolo in silenzio mentre l'angoscia gli artigliava il petto.
Rimase zitto per tutta la cena e, per una volta, nè Hermione nè Ron se ne accorsero, troppo impegnati a battibeccare come una coppietta.

Appena il preside li congedò, il moretto si chiuse in camera e si stese sul letto preso da un'improvvisa spossatezza.

Al contrario il biondino rimase a festeggiare in Sala Grande fin quando Gazza e i professori non cacciarono tutti fuori per spedirli in dormitorio.

Draco non aveva per niente sonno, ma allo stesso tempo avrebbe solo volutto buttarsi sul materasso, spofordarvici dentro e non uscire mai più.
Avrebbe tanto voluto restare soffocato tra le piume dell'imbottitura, ma nemmeno quello gli fu concesso.

Analogia tra i comportamenti dei due ragazzi fu la notte in bianco che passarono quel giorno.
Attorno a loro era tutto silenzioso, nemmeno Ron russava.
Quella quiete era cosí insolita, somigliava tanto a quel momento in cui il cielo, sebbene plumbeo, tace prima dell'inizio di una tempesta.
E così faceva tutta la natura sottostante, all'erta, certa che presto sarebbe scoppiato il temporale.

Draco ed Harry non lo sapevano ancora, ma sì: di lí a poche ore sarebbe scoppiata una bufera tra le più violente.

Infatti, già soltanto il mattino seguente, Harry stava impazzendo.
Sotto gli occhi spiccavano due borse violacee e gonfie: era riuscito a dormire si e no una mezz'ora.
Non aveva potuto fare a meno di pensare che tutto quello che era successo tra lui e Draco fosse stato solo uno strano, folle e meraviglioso sogno.

Il Grifondoro camminava su e giú per i corridoi, ancora le lezioni non erano cominciate dunque fino alla settimana successiva non avrebba avuto nient'altro per tenere occupata la testa.

Solo dopo un'accurata, accuratissima, analisi della situazione, Harry decise di andare a cercare Draco a costo di rimetterci l'orgoglio: se c'era qualcosa che quell'esperienza gli aveva insegnato era che amore e orgoglio non vanno d'accordo.

In quello stesso momento il Serpeverde era seduto solo in giardino, sotto lo stesso albero di quando aveva posato l'ultima volta le labbra su quelle di Harry.
Con la schiena appoggiata al tronco, accarezzava i fili d'erba e gli steli dei fiori che le sue dita, appoggiate sul terreno in modo rilassato, riuscivano a raggiungere.

Quando a Harry si presentò questa vista di Draco così tranquilla, il ragazzo non potè nemmeno lontanamente sospettare della morsa ghiacciata che invadeva il biondo a ogni suo passo verso di lui.

Potter si fermò in piedi davanti a Malfoy che alzò gli occhi stretti in uno sguardo glaciale verso Harry.
Il moretto strinse i pugni ripetendosi in testa di ignorare quello sguardo.

"Ciao, Draco"

Esordì ostentando meno insicurezza di quella che provava in realtà.

"Potter"

Ribattè il Serpeverde fintamente seccato.
Nel caso a qualcuno fosse sfuggito, per il momento quello che tra i due soffriva come un cane era proprio lui.
Di fronte l'amore della sua vita, letteralmente addosso il peso di un giuramento a cui non avrebbe mai voluto essere vincolato.

Nel cuore la certezza che gli sarebbe bastato tendere le braccia, o sorridere ed Harry sarebbe stato dove è giusto che stesse: tra le sue braccia; in testa le parole del padre che glaciali e brucianti al contempo gli ordinavano di finirla con quella pazzia, di tornare a casa, giurare fedeltà al Signore Oscuro e portare avanti il nome dei Malfoy senza un'onta tale era l'omosessualità.

Tuttavia anche Harry era distrutto, quasi tutta la speranza gli era scivolata di dosso e si era dispersa nell'aria dopo che Malfoy lo aveva chiamato per cognome.
Ma quel dannato briciolo di ottimismo non avrebbe mai smesso di torturarlo fino a distruggerlo del tutto.

Era molto più doloroso aggrapparsi a quella vana speranza piuttosto che lascarla andare, ma era anche più facile di accettare che era tutto finito.
Harry parló solo quando ebbe del tutto scacciato il bruciore agli occhi.

N/A
Buongiorno persone.
Sono tornata.
Si vi sono mancata lo so... beh mi sembra il minimoh.
Scusate se il capitolo é più corto degli altri ma today io sadicah.
Ary❄

 

My Unspoken Vertigo //DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora