Capitolo 14

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Il moretto prese un gran respiro e parlò.

"Draco che succede? Non era un sogno quello che é successo tra di noi l'anno scorso, e non lo era nemmeno quel bacio che TU mi hai dato alla stazione."

Draco assottigliò lo sguardo piantando un gelido seme nel cuore del moretto.
Seme che non avrebbe potuto far altro che crescere e rendere quel ragazzo così positivo ed altruista, la fredda ombra di se stesso.

"Potter, che tu fossi stupido lo sapevo già, ma non pensavo arrivassi a questi livelli. Era una farsa... non c'é mai stato niente di più dell'odio tra noi due"

Gli occhi di Harry bruciarono pericolosamente, ma lui strinse i pugni e non si diede per vinto così in fretta.
Quelle poche fredde parole, non sarebbero certo bastate a zittire i suoi sentimenti. Non ancora.

"Draco, non dire così... come poteva essere finto? E poi non é il genere di cose su cui scherzare... Draco io ti amo davvero e non voglio perderti. Se ci sono delle difficoltà affrontiamole, ma tutti e due insieme. Ti prego...io lo so che tu provi lo stesso..."

A quel punto il Serpeverde si alzò in piedi e raggiunse Harry, attento a mantenere abbastanza distanza da impedirsi di saltargli addosso e riempirlo di baci.

"Potter mettitelo bene in testa perchè non lo ripeterò. Io-ti-ho-solo-usato. Non ti amo. Sparisci ora. E per te sono Malfoy, non Draco"

Harry rimase pietrificato letteralmente mentre dagli occhi iniziarono a fuoriuscire enormi lacrime che gli appannarono gli occhiali e allagarono il cuore di un dolore pungente, che andava molto oltre quello fisico.

Quando Draco gli passó di fianco per sorpassarlo, però, si aggiunse pure quello: le loro braccia si erano sfiorate inavvertitamente e la fronte di Harry era come esplosa.
Il moretto si giró di scatto e fisso incredulo il biondo che si allontanava di fretta.

Rimase impietrito a lungo a piangere in silenzio, finchè il peso di tutto non gli crolló addosso con piú violenza, schiacciandolo a terra e costringendolo a singhiozzare stringendosi al petto le ginocchia come un bambinetto.

Draco si era accorto che dopo quel lieve tocco Harry si era voltato.
La tentazione di fare lo stesso era enorme, il bisogno di guardarlo negli occhi era incondizionato, ma ormai anche il biondino aveva ceduto alle lacrime e, voltandosi, avrebbe solo condannato entrambi.

Cosí, appena fu fuori dalla visuale del Grifondoro, prese a correre fino allo stremo e oltrepassò i margini della Foresta Proibita.
S'infischiò dei pericoli: durante le ore di luce non c'era molto di cui preoccuparsi.

Si sedette tra le radici di un grosso faggio e gridó con tutte le sue forze.
Non riusciva a credere di stare vivendo un tale schifo: aveva avuto solo per due giorni quello che aveva bramato per anni, poi era seguita l'estate peggiore della sua vita.

Suo padre che veniva a prenderlo a scuola e lo costringeva a tornare a casa, poi il Signore Oscuro stesso in piedi nel salotto del Manor che gli incideva il Marchio a vita.
E Draco guardava in silenzio, vedeva gli occhi di Harry scomparire piano dalla sua mente, poi gli schiaffi del padre che gli urlava tutta la delusione che riusciva per un figlio omosessuale, una creatura sbagliata, orribile e distorta che lui stesso si schifava di aver generato.
Narcissa, in piedi di fianco alla poltrona, con le unghie laccate di una mano che stringevano lo schienale e quelle dell'altra che le premevano il fazzolettino finemente ricamato contro la bocca.

Draco aveva passato l'estate chiuso in camera e stretto in magliette con le maniche abbastanza lunghe da coprire quello: sforzarsi di guardarlo era come sforzarsi di accettarlo.
E non voleva accettarlo.

My Unspoken Vertigo //DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora