Capitolo 21

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Era esattamente come sette anni prima: stavano uno di fronte all'altro a guardarsi. Occhi che imploravano affetto e sottintendevano amore, ne comprendevano la chimica, ne subivano la vertigine.
Si guardavano così, come sette anni prima, promettendosi di rimanere nemici.

Il cuore di Harry perse un battito e ne ritrovò mille.
La sua più folle speranza in quel momento era rivederlo ed ora ce l'aveva davanti.
Così vicino... gli sarebbe bastato allungare pochissimo il collo in avanti per sfiorare quelle sue belle, pallide labbra.

Quella vicinanza lo inebriava fino alla follia e il desiderio, poichè aumentato dalla distanza, non era mai stato cosí incontenibile.
E lo vide anche nei suoi occhi, vedeva quel grigio-blu così intenso perdersi nello stesso bisogno che attanagliava i suoi, ma che non avrebbe mai potuto essere soddisfatto.

Draco tremava, il suo cuore correva con la mente dove i corpi non potevano andare.
Lo aveva riconosciuto subito, il suo Harry...

Volevano stringersi, gridarsi come si amavano e come si mancavano, quanto soffrivano e quanto si volevano.

Ma Draco realizzò troppo in fretta quanto quella situazione fosse destinata a durare, sentiva sulla pelle gli sguardi dei Mangiamorte, dei suoi compagni, e rabbrividì di fronte alla scelta.

Gli occhi di Harry e il suo volto straziato dalla trasfigurazione lo imploravano di mentire per lui, di salvargli la vita.
E lui era pronto a fare tutto per quello sfrontato Grifondoro, tutto: mentire, uccidere, morire.
L'oscurità, peró, nello stesso momento, gravava sulle sue spalle come i suoi obblighi di Mangiamorte.
Aveva una paura folle.

Ma questa non bastò ad impedire al suo cuore tormentato di scegliere ancora una volta Harry e il bene.
E mentì guardandolo negli occhi per attingervi la forza, mentì aggrappandosi alla sua forza che anche in quel momento sembrava non vacillare.
Draco mentì per lui e lo salvó ed Harry gli sorrise con gli occhi, non tanto per la menzogna quanto perchè aveva avuto l'ennesima dimostrazione del suo sconfinato amore e del bene più puro che conservava il suo cuore assediato dal male.

Gli occhi di Draco luccicarono di lacrime trattenute alla luce tremolante delle candele.
Harry si sentì distrutto.
Il biondo chiuse gli occhi mentre si alzava in piedi, pronto a dirgli nuovamente addio, nascondendo quelle due lacrime solitarie che gli erodevano le guance, rifugiandosi dove il buio della stanza lo avrebbe protetto.
Credeva di non essere più in grado di piangere ormai, ma si sbagliava.
Harry si alzò in piedi a sua volta e in maniera impercettibile sussurrò il suo nome.

Draco non ce la faceva piú a stare lí, cosa sarebbe successo ora? Ogni suo dubbio fu poi repentinamente cancellato dall'improvviso scoppiare del duello.
Harry aveva reagito e Ron era corso da Hermione fino a poco prima nelle crudeli mani di Bellatrix.
Il rosso aveva perso ogni traccia di consapevolezza alla vista della sua ragazza stesa a terra mentre gridava di dolore perchè Bellatrix le stava facendo pagare quell'unica cosa di sè che non poteva cambiare: la sua nascita.

Una cosa che Ron non aveva mai capito del meraviglioso mondo dei maghi era come mai certe famiglie disprezzassero maghi e streghe che erano nati da Babbani, lui la trovava al contrario una cosa meravigliosa... rara e bellissima.
Come Hermione.
Per lui non c'era nulla che si potesse paragonare a quella ragazza, nessuna strega era più intelligiente e coraggiosa di lei; ed era bella... Hermione era la ragazza più bella che avesse mai visto, ci aveva solo messo un po' ad ammetterlo...

Iniziò lo scontro.
Il Trio combatteva contro i Mangiamorte senza più barriere.
Draco sentì lo sguardo esigente del padre non lasciargli il tempo di pensare e non ebbe scelta, se non schierarsi dalla parte del Signore Oscuro.

Oservava Harry combattere come un leone, come il grifone simbolo della sua Casa ad Hogwarts e pregò le braccia di fermarsi: se solo avesse colpito i suoi amici, o peggio, lui... con che occhi lo avrebbe guardato?

Non volle nemmeno immaginarselo, ma Harry lo distolse da questi pensieri disarmandolo.

Tra i loro occhi in quel momento fu lasciato un sorriso in sospeso.
Entrambi erano spinti dal bisogno a sorridersi, ma entrambi, allo stesso modo, bloccavano quel dannato istinto.
Per il bene di entrambi.

Poi accadde tutto troppo in fretta: Dobby fece smaterializzare il Trio con Ollivander, il fabbricante di bacchette, ma sua zia Bellatrix lanciò loro un pugnale, conficcandolo nel vortice di corpi in movimento appena prima che questo si chiudesse davanti a loro.

Draco pregò. Supplicò che Harry fosse salvo... fosse vivo in qualsiasi posto si trovasse.
Non degnò i Mangiamorte di un ulteriore sguardo e corse in camera assediato dai fantasmi a cui aveva giurato di dire addio.
Ma come si può dire addio con la mente a qualcosa che il cuore e ogni fibra del corpo vuole ancora stretto a sé?

In quello stesso attimo Harry stringeva al petto il corpicino fradicio e tremante del piccolo Elfo Domestico, piangendo.
Il pugnale ancora conficcato nella federa logora gli sporcava la mano del sangue della piccola creatura mentre lui lo estraeva.
Ron ed Hermione si stringevano a vicenda, guardandolo soffrire, di nuovo incapaci di dirgli qualsiasi cosa.

Harry sapeva, guardandolo, che quello sarebbe stato solo l'inizio di una serie di perdite sempre più vicine a lui.
Non era pronto a quelle sofferenze... non ancora e, perdendosi negli occhi vacui e vuoti dell'amico, ne ebbe nuovamente la conferma.

Si alzò a fatica e dedicò il resto della giornata a preparargli una degna sepoltura lì, vicino alla nuova casa di Bill e Fleur.
In molti lo avrebbero considerato pazzo per quel gesto ma lui si sarebbe considerato tale solo se non l'avesse compiuto.

Così trascorsero le settimane, giorno dopo giorno.
Avevano un piano per trovare un altro degli Horcrux e lo portarono a termine per un soffio.
Ma la data del giorno che avrebbe stabilito le sorti di quella guerra pesava sulle spalle di tutti e tre, che la sentivano ogni attimo più vicina e vivida.

Così la sentirono anche Seamus Finnegan e Neville Paciock quando, con il solito giro da Abefort Silente, portarono all'interno del castello di Hogwarts il Trio.
La Battaglia di Hogwarts era più inevitabile che mai, tempo poche ore e tutto quanto sarebbe finito.

Harry, camminando in quello stretto passaggio buio, non potè che ricordarsi la rete sotterranea che collegava i dormitori.
Non potè che tornargli in testa Draco.
E il suo sorriso gli avvelenò il cuore di nuovo, riempiendolo nuovamente di false speranze, già da tempo crollate a pezzi davanti ai suoi occhi.
Voleva averlo con lui. Perché non poteva?! Era forse chiedere troppo stare con la persona che amava e che avrebbe amato per sempre?
Aveva per tutto quel tempo sentito sulla propria pelle il dolore di amare ed essere divisi, non era forse abbastanza?

Rimpianse tutto quel tempo passato a pensare che odio e amore fossero diversi come nero e bianco senza prendere minimanente in considerazione che non erano altro che l'uno la conseguenza dell'altro?
Un amore negato o temuto cosa può diventare se non odio?

Strinse i pugni e si costrinse a proseguire.
Avrebbe salvato tutto il mondo magico se fosse stato necessario per riavere Draco.

N/A
Otto giugno finalmente... santo cielo non mi sembra possibile.
Spero di pubblicare di piú durante l'estate.
Altrimenti pace.
Ary❄

My Unspoken Vertigo //DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora