Capitolo Uno

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Quindici anni prima.

Perrie.

Nella penombra della mia cameretta sentivo la mia mamma piangere,
mi passavo ripetutamente le mani sul viso, come se, così facendo, avessi potuto smorzare i suoi pianti. Ero seduta sul bordo del mio letto, i pantaloni fiorati erano zuppi di lacrime, avevo il vizio di asciugarmi le mani su di essi e, la maglia con la stampa di Minnie, era sgualcita perché avevo la strana abitudine di tirarne il bordo quando ero agitata.
Non avevo più voglia di sentire le parole che mio padre riversava sulla mia mamma, per cui, ero scesa al piano di sotto, le scale erano state sistemate l'estate dell'anno prima, scricchiolavano ancora un po', ma i miei genitori non avvertirono nulla di insolito quando entrai in cucina. Niall era seduto dietro il bancone, nascosto, era entrato dalla porta sul retro, come faceva sempre, e gli fui grata quando mi accarezzò il viso, come a volermi dire "ci sono qui io, con te".
Niall abitava nella casa accanto a quella dei miei genitori, questo era uno dei molteplici motivi per cui non siamo mai stati l'una senza l'altro. La mamma di Niall era un'ottima sarta, mi ha sempre cucito dei vestitini graziosi ed era una seconda mamma per me. Il suo papà, invece, era un avvocato, aveva l'aria severa e il profumo muschiato del suo dopobarba dava il mal di pancia, ma era sempre stato un padre amorevole, sì, il mio migliore amico era davvero un figlio fortunato.
Niall mi prese per mano e uscimmo dalla porta sul retro.
«Sadness Calm?» mi aveva chiesto, pur sapendo la risposta. Avevo annuito, e lui mi sorrise con dolcezza.
Attraversammo il sentiero che, dai giardini delle nostre rispettive case, ci conduceva al lago. In silenzio, non una parola. I nostri respiri erano appena udibili, coperti dal sibilo del vento d'agosto. Camminavo al suo fianco, la mia mano nella sua, e non mi importava se saremmo rimasti in silenzio, a me bastava la sua presenza.
Ci eravamo seduti sotto il salice, avevo la schiena premuta contro il tronco robusto dell'albero e Niall era di fronte a me, con la testa rivolta verso il lago.
«Pensi che anche noi faremo le cose che fanno loro, un giorno?» chiesi sovrappensiero al mio migliore amico.
Niall mi guardò assorto e negò col capo «No, devi avere un livello di cattiveria elevato per poter fare quello che fa lui...» disse con convinzione.
«Anche noi avremo la stessa vita, Niall? Sposati e con compagni che non ci vogliono bene?» guardai verso casa mia, le urla non erano più quasi udibili ma sapevo che tra quelle mura, c'era l'inferno che si stava scatenando.
«No, non succederà. Io non ti farei mai del male. E non ti direi mai quelle cose orribili...» sorrisi alla sua bontà d'animo.
«Lo so. Tu non sei come lui...» Niall era la persona più dolce e altruista che conoscessi. Se avessi una tabella di valutazione, direi che lui superava di gran lunga tutta la graduatoria.
«Hai mai dato un bacio?» mi aveva chiesto, così, senza una ragione precisa.
«Certo, a mamma e papà.» risposi con ovvietà.
«Intendo un bacio vero...» sgranai gli occhi, aveva l'aria serena e non mi era sembrata una cosa negativa. Negai col capo.
«Tu, l'hai mai dato un bacio vero?» gli avevo chiesto a mia volta.
«No, ma ho visto un film ieri, e c'erano delle scene dettagliate...» aggrottai le sopracciglia, e lui continuò con la sua spiegazione.
«Vieni, avvicinati. Ti spiego come si fa...» non mi mossi di molto, e lui si avvicinò di più a me, inclinando il corpo verso la mia direzione. Aveva l'aria di un maestrino mentre spiegava la lezione di storia.
«Allora, ci si avvicina alla faccia dell'altra persona e si chiudono gli occhi. Così...» era a pochi centimetri dal mio viso, i suoi occhi, aperti e così azzurri, mi guardavano, poi li chiuse e lo feci anche io.
«E adesso?» chiesi, con l'ingenuità che caratterizzava una bambina di dieci anni. A un tratto avevo sentito una leggera pressione contro le mie labbra, uno schiocco, tipico di un bacio sulla guancia, che mi era stato posato sulla bocca mentre avevo ancora gli occhi chiusi.
«Adesso sei la mia futura sposa!» disse con fierezza e avrei voluto prenderlo a sberle.
«Futura sposa?» chiesi incredula.
«Sì, gli sposi si baciano e il bacio vuol dire "amore eterno"!» sbuffai in modo tragicomico e diedi uno spintone al mio migliore, eterno amico.
«Siamo piccoli, Niall. Tanto piccoli...» gli avevo detto, con la mente frastornata.
«Lo so, ma io ti voglio bene davvero!» mi disse, sollevando le spalle con fare ovvio.
«E io ne voglio a te!»
«Sempre?» chiese col suo solito sorriso sbilenco.
«Per sempre!» avevo affermato con sicurezza. Non potrei quantificare l'affetto che ho sempre nutrito nei suoi confronti ma, lui, per me, aveva un valore inestimabile. Era il mio rifugio.

Keep Me With You | Niall HoranWhere stories live. Discover now