Capitolo Sette.

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Oggi.

Niall.

Dirle la verità sarebbe come affrontare una tempesta di sabbia. Coprirebbe tutto, spazzerebbe via ogni cosa e non sono pronto a questo. Perdere Perrie mi ucciderebbe.
Ho provato più volte a chiamarla ma rifiuta sempre. Ho rinunciato, alla fine, anche se ero pronto a cliccare il tasto d'invio per la dodicesima volta. Mi vesto come un automa e scendo al piano di sotto, dove mia madre prepara la sua borsa e mio padre sorseggia il suo caffè amaro.
«Già sveglio?» mi chiede, mentre infila dei fogli nella cartella azzurra.
«Ho dormito poco!» le rispondo con l'umore sotto i piedi.
Un'ora dopo esco di casa e mi avvio al Sadness, non prima di aver dato uno sguardo alla casa di Perrie. La finestra della sua camera è come l'aveva lasciata ieri, aperta e con le tende tirate.

Il Sadness è il nostro posto. E come speravo, trovo Perrie seduta, appoggiata all'albero, mentre giocherella con dei fili d'erba.

«Ti sei divertita ieri sera?» le chiedo, pur conoscendo la verità.
«Tantissimo! Harry è stato molto dolce...» nemmeno mi guarda. Continua a giocherellare con l'erba mentre fissa l'acqua che si infrange contro la riva.
«Sono felice per te!» cazzate.
«Mi ha chiesto un secondo appuntamento, sai?!» so che sta mentendo, ma il solo pensare che possa davvero uscire con quella specie di maniaco del sesso, mi manda in tachicardia ventricolare.
Ok, basta.
«Hai finito di raccontarmi stronzate?» mi guarda di sottecchi.
«E tu?» mi sfida.
«Non te ne ho mai raccontate e questo lo sai!» infilo le mani nelle tasche dei jeans, ho i nervi a fior di pelle.
«No, però potresti essere sincero e dirmi cosa ti passa per la testa...»
«Perrie, lo sono. Non ho niente, posso assicurartelo!» fa un enorme sospiro, si alza e si avvicina a pochi centimetri dal mio viso. A questa distanza riesco a vedere bene le sfumature che assumono i suoi occhi, a come le sue pupille si dilatano quando si fa sempre più vicina e, a come il suo respiro accelera quando il suo seno sfiora il mio petto.
«Dimmi perché non vuoi che esca con Harry. Perché non tolleri nessuno che non sia Niall James Horan al mio fianco. Perché tendi a proteggermi da qualsiasi essere di sesso maschile. Perché cazzo di motivo mi stai accanto se non vuoi stare con me?» urla. Trattengo il respiro. Mi gira la testa.
Non posso dirle nulla, non può avere le risposte che cerca: distruggerei tutto.
«Parla, Niall...fallo per quello che ci lega!»
«Potrei perderti, e questo non dovrà mai accadere!»
«Beh, con o senza te, Niall... Non possiamo stare insieme e non vuoi nessuno al mio fianco: sarò costretta a lasciarti andare!» la mascella serrata è un chiaro segno che dimostra lo sforzo immane che sta facendo nel pronunciare queste parole. So quanto lei tiene a me, so cosa prova e so cosa sento io.
«

Non lo pensi sul serio!»
«Pensi davvero che possa aspettare l'eterno indeciso fino alla fine dei miei giorni? Niall, abbiamo una vita davanti, dobbiamo viverla e se tu non sei disposto a camminare al mio fianco, fatti da parte...» e mi lascia così: con il groppo in gola, una pressione invisibile che preme sul petto e mi impedisce di respirare regolarmente.
Quanto mi costa restarle lontano? Quanto sarà disposta a resistere, prima di cadere tra le braccia di qualcuno che non avrà paura di amarla?
È questo, quello che mi spaventa? Amarla oltre ogni limite?
Amarla senza riserve?

Un uomo non piange mai.
O lo fa senza che nessuno lo veda. E le lacrime che adesso stanno bagnando il mio viso, non hanno nulla a che fare con la debolezza, seppur la mia unica debolezza sia lei, la sola e unica ragione delle mie lacrime è il timore di perderla irrimediabilmente, la frustrazione di non riuscire a spaccare il muro che mi divide dal farla mia per davvero.
La rabbia si impossessa di ogni mio organo vitale, preme sullo stomaco, spinge sulle tempie, brucia nei polmoni.
Io non piango. Mai.
Eppure lo sto facendo ancora.
Ancora calde lacrime mi pizzicano le guance, ancora tiro su con il naso. Ancora mi asciugo gli occhi.
Ancora ho respiro l'unica ragazza capace a mandarmi in tilt il cervello.

Torno a casa che è quasi sera, mia madre è in cucina a preparare la cena. Mio padre nel suo studio. Mi trascino fino alla mia camera e mi butto sul letto. Sul cellulare non c'è alcun messaggio, nessuna chiamata persa. Mi alzo e, attraverso la tenda della finestra, guardo aldilà del vetro: la camera di Perrie ha le luci spente. Cazzo, dov'è? Chiamo Zayn per cercare di estrapolare informazioni senza insospettito. Squilla. Una volta, due, tre. Al quarto squillo, risponde:
«Avrai sicuramente sbagliato numero...» mi sfotte.
«Dove sei? Ho bisogno di parlarti...» ed è così.
«Sono a casa, cosa vuoi?» chiede seccato.
«Te l'ho detto: ho bisogno di parlarti!»
«E cosa ti fa pensare che io voglia ascoltarti?» mi sbeffeggia.
«Un occhio livido o una frattura al femore!» vediamo se adesso comprende.
«Hai già fatto tanto, Niall. Me l'hai portata via!» Oh, ancora, sul serio?
Lo sento respirare sommesso, è un chiaro segno che si sta trattenendo dal mandarmi al diavolo.
«Non l'ho fatto: lei ha solo scelto. E la scelta non è mai ricaduta su di te...» mi giustifico.
«Infatti...ha scelto te, cazzo! Io l'amavo.» Confessa. Parla al passato, ciò vuol dire che non prova più quei sentimenti per lei. Ma devo farlo, devo chiederglielo.
«L'ami ancora?»
«No, non più. Ma le voglio bene, davvero bene.» Tiro un sospiro si sollievo e Zayn lo nota.
«Sei sollevato...Non te la porterò via, questo non è possibile.» Bene, lo sa.
«Adesso mi ascolti?» non è con lei, altrimenti non avrebbe confessato i suoi sentimenti che, fortunatamente, appartengono al passato.
«Parla...»
«L'hai sentita?» dritto al punto.
«So che è a casa sua, e so anche che era turbata. Non so perché, non me ne ha voluto parlare...» mi informa.
«Ok. Adesso vado...» cerco di liquidarlo ma, prima che possa riagganciare, Zayn mi interrompe.
«Niall, io non le avrei mai spezzato il cuore, vedi di non farlo neanche tu!» È un avvertimento.
«É l'unica persona che proteggerei a costo della mia stessa vita. Pensi che possa mai farle del male?»
«Allora siamo d'accordo. Ti saluto!»

Intravedo la scala poggiata al lato della casa, nascosta a occhi indiscreti. Scendo le scale ed esco di casa. Prendo la scala e l'appoggio in direzione della camera di Perrie. Salgo, la finestra è socchiusa, fortunatamente. Entro facendo meno rumore possibile. Aspetto che i miei occhi si abituino al buio ma, prima di poterla vedere, avverto la sua presenza.
Si avvicina a me, con passo felpato. Con una calma esasperante.
Adesso la vedo: i suoi occhi si illuminano alla luce del lampione che è sulla strada.
La sua mano mi accarezza dolcemente il viso, mi guarda, come se stesse ammirando un'opera d'arte.
Il suo tocco è leggero, intimo.
La guardo, le sto scavando l'anima, penetro nei suoi pensieri, mi insidio nel suo essere.
È proibita, impossibile. È mia.

Keep Me With You | Niall HoranTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon