Capitolo Due

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Perrie.
Oggi.

Potrei dire con fermezza che la mia vita è un totale fallimento, solo perché ho sempre avuto un padre che se ne frega del benessere della propria famiglia? No, non posso. Eppure, è così che la vedo.
Indosso il giubbotto nero, l'unico che mi tiene ben calda durante queste giornate gelide di metà dicembre. Scendo le scale a rotta di collo, mentre digito il nome di Niall nella casella dei messaggi. Mia madre è in cucina a preparare il pranzo che, sicuramente, sarà gettato ancora una volta nei rifiuti. Sbuffo mentalmente.
«Mamma, sto uscendo!» l'avverto, avvicinandomi a lei. Mia madre sembra una donna debole, che sta annegando nel suo mare di tristezza, ma so che è piena di risorse, deve solo capire come tornare in superficie. Le poso un bacio sulla guancia e lei sorride con tenerezza.
«Ha chiamato Zayn, voleva parlarti...»
Zayn? Il fidato amico di Harry?
Zayn è colui che copre le spalle a Harry, lo appoggia in tutto ma la sua espressione, spesso dura e sprezzante, mi ha fatto sempre pensare che fosse contrario e riluttante agli atteggiamenti del suo amico. Effettivamente Harry ha sempre agito come il bullo che è. Con quei capelli lunghi e ondulati, gli occhi verdi e impenetrabili e quel suo sorriso malizioso, ha un solo messaggio da comunicare: GUAI.
Niall l'ha sempre tenuto a distanza da noi, a parte l'essere andati a una festa, organizzata proprio da Harry, non abbiamo avuto molto a che fare con lui.
- "Niall, dove sei?"
Premo invio e attendo che il mio migliore amico visualizzi e risponda al messaggio.
«Sono quì...» la voce allegra di Niall riecheggia tra le mura della cucina, facendo voltare me e mia madre.
«Buongiorno, Signora Evans!»
«Lily, Niall. Ti ho cambiato il pannolino, ti pare ancora il caso di chiamarmi Signora?! E per cognome poi...» lo prende in giro.
Il viso di Niall si infiamma per l'imbarazzo e io non posso fare altro che ridere.
«Mamma, io e Niall non torneremo per pranzo...» mi tocca avvertirla, altrimenti mio padre se la prenderà con lei, e Dio solo sa cosa sarebbe capace di fare.
Avevo dodici anni, quando andò via di casa, e io stessa lo avevo aiutato a portar fuori le sue valigie. Ricordo la sensazione che ho provato quando la sua auto uscì dal vialetto di casa, sgommando senza fermarsi: liberazione.
Mia madre era più serena, sorrideva di più e io non avevo pensato altro che fosse stato un bene la partenza di mio padre. Ma poi, quando le acque in cui navigava si erano fatte agitate e piene di insidie, è tornato alla base scombussolando le nostre vite, togliendoci il sorriso e far bagnare di lacrime il mio cuscino. La mamma non piange più, adesso. È come se si fosse arresa al suo destino, come se fosse convinta che, nero o bianco, la sua vita è al fianco Peter Evans. E potrei esserne felice, se solo mio padre tenesse le mani a posto. Ne gioirei, se non sentissi i lamenti di dolore di mia madre, a notte fonda.
Usciamo dalla porta di ingresso, chiudendola alle nostre spalle. Mio padre ha appena parcheggiato la sua auto, prende la sua ventiquattrore e richiude lo sportello della sua auto
«Ragazzi, dove andate?» domanda, fingendo una gentilezza che non gli appartiene.
«A pranzo!» rispondo, senza degnarlo di uno sguardo. Non lo merita, è già tanto che lo chiami ancora "papà" le poche volte che gli rivolgo la parola.
Niall lo saluta con rispetto, ma la mascella serrata è un chiaro segno di sfida non espresso.
Lo superiamo con indifferenza, Niall mi afferra la mano e la stringe nella sua.
«Sapevi che Zayn volesse parlarmi?» chiedo. Niall nega col capo e aggrotta le sopracciglia con fare interrogativo.
«Ha chiamato a casa e ha detto a mia madre che vuole parlarmi...» sbuffa dalle narici, è irritato.
«Non ne so nulla, e penso che non debba interessarti...» annuncia sicuro. Sollevo un sopracciglio, non può rompere le scatole.
«Io penso invece che lo chiamerò...» lo sfido, indispettita dal suo modo di fare.
Prendo l'iPhone dalla tasca posteriore dei miei jeans, sblocco il display e, nella rubrica, cerco il contatto di Zayn e faccio partire la chiamata.
«Ciao Perrie, ti ho cercata...» la sua voce è allegra.
«Lo so, cosa succede?» sono impaziente di sapere il motivo per cui ha chiamato a casa. Niall cerca di sentire cosa dice Zayn e, non riuscendoci, mi chiede di attivare il vivavoce.
«Jade voleva che organizzassimo un'uscita a quattro: tu e Harry, io e lei!»
«Zayn, lo sai, vero, che io non sopporto Harry?» Niall si irrigidisce, e io aspetto che Zayn risponda.
«Harry non la pensa allo stesso modo. Vorrebbe conoscerti meglio...» lo sbuffare sonoro di Niall mi fa voltare verso di lui. Mima un "non ci provare" e so che non è solo il suo fare protettivo nei miei confronti, a farlo comportare così, Harry rappresenta una minaccia per chiunque gli passi accanto.
«Zayn, ringrazia Harry da parte mia ma, passo!»
«Sul serio? Non sarà a causa di Niall il tuo rifiuto?» Il mio migliore amico mi sfila il cellulare dalla mano e avvicina il microfono al viso.
«Ascolta, gran pezzo di merda: Perrie non uscirà mai con Harry, chiaro?» alzo gli occhi al cielo, respiro.
«Hey, amico... è solo un invito. Non sapevo che tu e Perrie foste una coppia!»
«Riferisci bene il messaggio al tuo amico: Perrie Evans è off-limits!»
Riaggancia e mi restituisce il cellulare
«Wow...Sull serio, Nialler? Pensi davvero di decidere con chi debba uscire?» la frustrazione mi attraversa il corpo.
«Avresti accettato di uscire con Harry?» nego col capo. È ovvio che non avrei accettato.
«Problema risolto!» alza le spalle con fare ovvio.
Attraversiamo il viale in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Niall mi sembra stressato o, forse, mi sta nascondendo qualcosa.
Arrivati al "Sadness Calm", ci sediamo sotto la grande quercia, i nostri nomi sono ancora incisi su di essa, una N e una P e un cuore mal disegnato al centro delle due iniziali. Ricordo ancora il giorno in cui Niall ha raschiato sul legno quelle lettere, o meglio, quando mi aveva costretta a seguirlo dopo avermi bendato gli occhi.
«Sta calma e tienimi la mano...» cercò di rassicurarmi. E io gliela strinsi forte. Sciolse il nodo alla benda e mi mise di fronte alla quercia. «Questa è la prova che tu e io saremo per sempre "Noi"!» Disse, gli occhi velati di emozione. «Noi!» affermai convinta, e di riflesso gli saltai al collo e lo strinsi forte, incapace di lasciarlo andare. Niall mi passò le mani sulla schiena, accarezzandola sulla stoffa della t-shirt e un senso di pace mi investì. Avevamo solo quindici anni ma, conoscevamo già l'importanza di un rapporto genuino, destinato a rimanere eterno.

«Che hai?» gli chiedo.
«Niente!» risponde, la mascella serrata è un segno che, quel "niente" vuol dire "tutto".
«Andiamo, Niall. Non sei mai stato bravo a mentire...» si alza e passeggia nervoso vicino alla riva del lago.
Mi alzo e mi avvicino a lui, mi dà le spalle adesso. Appoggio una mano sul suo braccio e lo faccio voltare. Ha il viso arrossato, gli occhi annebbiati.
«Ma cosa ti prende?» gli chiedo preoccupata. Mi afferra le braccia e, camminando all'indietro, mi spinge leggermente, facendomi appoggiare la schiena all'albero.
«Odio. Io provo un fottuto odio per chiunque provi a portarti via da me. Odio chiunque provi a prendere il mio posto.» mi guarda di sottecchi, il respiro accelerato, il mio cuore a mille. Cosa gli è preso? Lo guardo in attesa che continui, nel mio sguardo, una domanda non pronunciata.
«Non chiedermi perché. Mi sento così, punto.» Continuo a non capire.
«Sei geloso? Perché?»
«Io non lo so, non riesco a capirne il motivo ma è così, non tollero nessuna figura maschile che non sia io al tuo fianco. È assurdo, ok. Ma provo un senso opprimente di gelosia quando si tratta di te!» dichiara a denti stretti e capisco quanto sia difficile, per lui, esprimersi.
«Nessuno prenderà mai il tuo posto, mai!» è questo che vuole, essere rassicurato, ne ha bisogno.
«Ma qualcuno arriverà un giorno, e cosa succederà, quando ti vedrò amoreggiare con un altro che non sia io?»
«Niall, tu ed io non stiamo insieme. Ti rassegnerai, immagino!» mi accarezza la guancia, un tocco delicato che rappresenta tutto per lui, o, forse no.
«No, non quando ci sei tu di mezzo!» e mi bacia. Il mio migliore amico mi sta baciando. Perché sento di essere nel posto giusto, con la persona giusta a fare la cosa sbagliata?
E perché mi sento leggera, in un modo così potente da mandare al diavolo qualsiasi pensiero?
Le nostre lingue si accarezzano, giocano, si cercano e si stuzzicano. Prima di staccare le labbra dalle mie, la sua lingua accarezza il mio labbro inferiore, poi, Niall appoggia la sua fronte contro la mia.
«Perchè?» e non mi aspetto una risposta.
«Perche è quello di cui avevo bisogno. Tu ed io, come sempre, e quel qualcosa in più!» Intreccia la sua mano alla mia e torniamo a sederci al nostro posto. Il posto che ci ha cullati quando necessitavamo di silenzio, quando il mondo stava per crollarmi addosso ma la pace del lago mi ha aiutato a non arrendermi, mentre Niall sorreggeva le pareti della mia vita.

Keep Me With You | Niall HoranOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz