Capitolo Quattro.

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Perrie.
15-12-2003

È Natale se la famiglia non è integra, unità e felice? No che non lo è. I miei avevano intenzione di acquistare l'albero con i genitori di Niall, io e lui passeggiavamo tra i corridoi dell'ipermercato mentre le nostre famiglie sceglievano l'albero e gli addobbi natalizi.
Inizialmente pensai che l'aria aspra che si respirava in casa fosse dovuta al fatto che queste festività portassero via soldi e tempo, dando in cambio caos, auguri e parenti dalle più svariate località degli Stati Uniti.
Eppure, sentivo che qualcosa non andava.
«Ho una strana sensazione...» dissi al mio migliore amico, mentre eravamo davanti allo scaffale dei videogames.
«E cioè?»
«Non lo so, sò solo che c'è qualcosa che non va. Mio padre è strano, taciturno e sta bevendo più del solito...»
«Tieni la finestra aperta, stasera.»
«Sì, così domani mattina mi sveglio come Jack Frost!» scherzai.
«Saresti carina come pupazzo di neve...»
«E tu saresti irresistibile vestito da gallina!» Niall scoppiò in una risata isterica e io lo seguii a ruota.
Ci avvicinammo allo scaffale delle Barbie e ne afferrò una.
«Questa sei tu.» mi mostrò Barbie principessa.
«Avessi la vita di una principessa...» dissi sognante.
«Hai il tuo principe, questo fa di te una principessa!» annunciò fiero.
«Non sono una principessa, e non ho un principe.» dissi indispettita.
«Ah, no? E io, cosa sarei?» chiese fingendo di essere ferito.
«Il mio cretino. Anzi, no... Il mio protettore cretino!» gli sorrisi a trentadue denti.
«É già qualcosa...» scrollò le spalle e mi seguì, mentre cercavo gli scaffali delle decorazioni.
I miei genitori erano davanti a quello dei personaggi del presepe e io mi avvicinai a loro.
«Facciamo il presepe quest'anno?» chiesi speranzosa.
«No, stavo solo dando un'occhiata.» rispose mio padre senza degnarmi di uno sguardo. Guardai mia madre in attesa e lei mi sorrise dolcemente. Ci allontanammo e seguimmo i genitori di Niall che erano già in fila alla cassa.
«Perrie, cosa desideri quest'anno per Natale?» mi chieste la signora Horan.
«Libri e Barbie...»risposi.
«Barbie principessa!» esclamò fiero Niall. Lo guardai negli occhi e lui ricambiò con un sorriso sghembo.
«Niall, vorrebbe il vestito da gallina!» dissi in fretta.
«Ma non siamo a Carnevale e Halloween è passato da un pezzo...» disse incuriosita.
Guardai i miei genitori per un istante, mia madre aveva il capo chino, sembrava si sentisse colpevole ma, sapevo che era solo stanca. Mio padre, invece, aveva gli occhi fissi sul suo cellulare, le dita armeggiavano sulla tastiera e sembrava che attorno a lui non ci fosse nessuno. Niall mi strinse la mano nella sua, infondendomi una calma che, in quel momento, non sapevo di avere. I suoi genitori mi sorrisero dolcemente, volevo bene a entrambi, mi hanno sempre trattata come se fossi una loro figlia. Peccato che non ho mai saputo cosa significasse sentirsi davvero figlia, visto che il mio era un padre assente, alcolizzato e violento.
Cosa ne sapevo io, infondo...

20-12-2003

Le urla strazianti di mia madre rimbombavano tra le pareti della mia cameretta, avevo infilato la testa fra i cuscini, mentre Niall si assicurava che i rumori dei bicchieri frantumati, non mi arrivassero al cervello. Fatica sprecata.

«Devo vedere come sta la mamma...» dissi, togliendomi di dosso quegli inutili sacchi di piume.
«Sei matta? Potrebbe ferirti!» Niall cercava di tenermi al sicuro.
«Se ci sei tu, non mi succederà nulla. Lo dici sempre!»
Scesi le scale con le lacrime agli occhi.
Per una bambina di dieci anni non è normale sentire tutte quelle parole, e io, avevo imparato ogni singola offesa, ogni singola mossa di mio padre. Avevo anche imparato a distinguere i pianti di mia madre.
Se era silenzioso, allora era stanca.
Se era singhiozzante, era disperata e in cerca di sostegno.
Se invece urlava, era sull'orlo del precipizio.
«Mamma, perché piangi?» sapevo bene il perché, ma non potevo affrontare mio padre, non avevo il coraggio e avevo anche paura. Mi avvicinai a lei e mi guardò, il suo viso era bagnato e livido, guardai mio padre e, speravo che, il mio, fosse uno sguardo in grado di polverizzarlo ma ottenni solo un'occhiataccia da parte sua.
«Cosa c'è, uh?» sembrava stesse parlando con un uomo ma, la domanda era rivolta a me.
«Niente, papà!» Abbassai lo sguardo, temendo che potesse lanciarmi qualcosa di pesante addosso. Niall si precipitò al mio fianco e, subito, si mise davanti a me, facendomi da scudo.
«Non la tocchi, o chiamerò la polizia!» lo affrontò a muso duro, con la fierezza, tipica di un uomo adulto.
Mio padre sputò verso la mamma ma centrò il tavolo al centro del tappeto, lo sollevò e lo scaraventò dall'altra parte della stanza. Trattenni il fiato, e lui esordi con una frase che aspettavo da tanto, troppo tempo.
«Vado via da questa casa di merda!» volevo bene a mio padre, sapevo che era severo e teneva alla mia istruzione ma, non tolleravo il comportamento che aveva con la donna che aveva sposato. Notai delle valige accanto alla porta d'ingresso, così feci quello che non mi sarei mai aspettata: lo aiutai ad uscire dalle nostre vite.
Si mise in macchina e mi guardò, ma fui io a parlare.
«Torna solo quando deciderai di trattare bene la mamma. Io ti voglio bene, ma voglio bene anche a lei!»
«Non amo più la mamma, Perrie. E restando con voi, diventerei un pericolo...» chiuse lo sportello e andò via. Non mi salutò nemmeno, neanche un abbraccio. Ero sua figlia, perché non mi aveva mai abbracciato? Perché non mostrava mai segni di affetto?
Niall corse da me e mi abbracciò.
«Grazie!» dissi in lacrime.
«Per cosa?» chiese.
«Perchè ti prendi cura di me!» risposi, adesso il mio pianto era liberatorio, avevo bisogno di un'unica persona e, quella persona, mi teneva stretta tra le sue esili braccia.

Keep Me With You | Niall HoranDonde viven las historias. Descúbrelo ahora