Dopo un secondo la rivoluzione.

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Il giorno seguente scordo le prove e stacco la sveglia, Josh piomba in casa urlandomi contro.
«Sei impazzita? Vuoi farmi venire un infarto?»
«Che ti prende?» Mugolo infilando la testa sotto il cuscino.
«Chanel, le prove.» Urla tirandomi le coperte.
«Oh cazzo, le prove.» Salto giù dal letto e mi metto a fissare il guardaroba.
«Muoviti, andiamo.» Mi tira per un braccio.
«Stai scherzando?»
Josh spazientito mi afferra e mi carica di peso su di una spalla, mi porta fino alla macchina.
«Vuoi rovinarci tutti e due?» Urla ancora, così mi ritrovo in macchina con i miei calzoncini e il mio magliettone della notte. E tra poco mi presenterò sul set conciata in questo modo.
Sguscio fuori dall'auto, corro e intanto mi sciolgo i capelli, cerco di sistemare almeno quelli. Intanto gli altri stanno già provando.
«Buongiorno, scusatemi il ritardo.» Ethan mi guarda, prima che possa proferire parola qualcuno ha già preso il suo posto.
«Signorina, è questa l'ora di arrivare? Non sei ancora un cazzo di nessuno e già ti fai attendere? Sbrigati o perdo la pazienza.» Winona mi urla contro, mi posiziono al mio posto senza la facoltà di dire una parola, intanto Leonardo mi guarda e trattiene qualche risatina.

Finite le prove mi arriva un messaggio di Josh: ''scusa tesoro, sono bloccato nel traffico, arriverò tra una ventina di minuti.''
«Perfetto.» Mi lamento a denti stretti, mi metto a sedere sulla borsa.
«Che look.» Leonardo ride ancora nel guardarmi.
«Ridi pure, perché piuttosto non fai una camomilla alla tua ragazza? Ne ha bisogno.» Mi alzo nervosa e mi sistemo la borsa sulla spalla.
«Perdonami, non volevo offenderti. Ti chiedo scusa io per lei, Winona è molto professionale.»
«Stai dicendo che io non lo sono? Io non ti conosco e tu non conosci me, quindi fammi il favore di non giudicare il mio lavoro.» Faccio la cinica come una zitella inacidita il primo giorno di ciclo nel mese di Agosto. Lui si limita a ridere nuovamente.
«Vieni ti do un passaggio.» Mi tira per un braccio, come chi può permettersi tutto, come chi non riceve né accetta rifiuti. Ma chi vuole darglielo.
Ha il sorriso stronzo di chi si fa perdonare qualsiasi cosa, così accetto e salgo in macchina con lui.
«Pensavo, io devo pranzare, che ne dici di un Mc? Naturalmente aspetto che ti cambi eh.» Mi prende in giro nuovamente.
«Non credi di rovinarti la linea?» Stavolta prendo io in giro lui.
«Ti aspetto qui, muoviti.»
Finito di prepararmi, lo raggiungo ed insieme raggiungiamo il Mc. Ci sediamo ad un tavolo.
«Allora, ancora non so nulla di te.» Sorride, chissà se davvero gli interessa chi sono.
«Mi chiamo Chanel, non c'è altro da sapere» Sorseggio rumorosamente la Coca Cola. «Scusami, non è da diva.» Rido.
«Tranquilla.» Beve anche lui e fa rumore, così ridiamo sonoramente. «Sul serio, parlami di te.»
«Mi chiamo Chanel e solo Dio sa cosa passava nella testa di mia madre quando ha scelto il mio nome, ho 22 anni e sono nativa di Boston, i miei genitori hanno un ristorantino lì. Io vivo da sola, sto provando a diventare un'attrice, per il momento con scarso successo.» Rido, porto delle patatine alla bocca.
«Hai un bel sorriso.»
«Come?» Arrossisco.
«Hai un sorriso positivo, che contagia.» Si ricompone. «Te lo dico come...un padre.» Tossisce, dall'alto dei suoi 40 anni mi fa un complimento...da padre. Cosa si aspettavano i miei ormoni impazziti!?
«Mio padre è basso, grasso e ha i peli nel naso, non è figo come te.» Penso ad alta voce, mi porto una mano alla bocca e vorrei sprofondare dalla vergogna. Lui se la ride.
«Avanti, ci sono abituato a voi ragazzine che mi sbavate dietro.»
«Ma chi? Io? Sei troppo vecchio.» Lo punzecchio.

Finito il pranzo ci rimettiamo in macchina, arriviamo sotto casa mia.
«Vuoi salire? Ti offro...un bicchiere d'acqua.» Sono imbarazzata.
«Perché no!» Il suo entusiasmo mi conferma che anche solo un bicchiere d'acqua gli va bene.
Saliamo, intanto prego in aramaico antico che la mia casa sia in ordine.
«Benvenuto nella mia piccola dimora.» Sorrido.
«Che carina.» Si guarda intorno, io intanto frugo nel frigo alla ricerca di qualcosa da offrirgli.
«C'è il gelato.» Urlo con la testa mezza conficcata nel freezer, gli porgo poi un cucchiaio, ci sistemiamo sul divano.
«Non ti annoi tutta sola?» Mi chiede mentre lecca del gelato.
«Chi ti dice che me ne sto sempre da sola?» Sorrido maliziosa, lecco anche io il gelato via dal mio cucchiaio.
«Hai capito la signorina.» Mi spintona prendendomi in giro.
Vi è un momento di silenzio, dopodiché me lo trovo faccia a faccia, appoggia le sue labbra alle mie, poi si ricompone velocemente e si alza dal divano.
«Devo andare.» Si avvia.
«Quello è il bagno.» Rido nervosa, lo accompagno poi all'ingresso.

Ok, che cazzo è successo? Era un bacio quello o i miei ormoni in circolo hanno immaginato tutto per bagnarmi le mutandine? Era un bacio, cazzo. Perché?
Va bene, mi è piaciuto. Ma era uno pseudo bacio, almeno un po' di lingua ci stava.
Ma che dico? Ormoni, a nanna. E a nanna ci vado anche io.

𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐮𝐧 𝐮𝐫𝐚𝐠𝐚𝐧𝐨. -𝐋𝐞𝐨𝐧𝐚𝐫𝐝𝐨 𝐃𝐢𝐂𝐚𝐩𝐫𝐢𝐨 𝐟𝐟Where stories live. Discover now