Capitolo 10

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N.d.A- Ho dovuto slittare gli aggiornamenti perchè il lavoro mi ha tenuta impegnata tutto il week-end T.T
Chiedo umilmente perdono, farò del mio meglio per recuperare...


ArhiShay


Tamsus non era mai stata una terra di luce, nemmeno quando il più buono dei suoi re ancora sedeva sul trono, quasi cento anni prima. C'era sempre un'atmosfera cupa sulle sue terre, pochissimi erano gli umani che l'abitavano, condividendo spazi e domini con le creature che, nel buio, trovavano la loro casa.

Un fitto muro di densa nebbia si stendeva come un velo sopra ogni cosa, era facile perdersi in quella cortina se non si era avvezzi a camminarvi in mezzo.

C'era sempre un'aura oscura che aleggiava su Tamsus, come se avesse rinunciato per sempre a bagnarsi della calda luce del sole per immergersi in una ben più profonda oscurità.

A Victor, di vivere in un mondo fatto di tenebre e buio, non importava affatto. Era un cavaliere ligio al dovere, il cui unico scopo era eseguire gli ordini di colui che era il suo creatore.

L'Obscurial Castle era il più grande palazzo di Tamsus, una delle poche costruzioni ancora in piedi dopo il loro passaggio, e da dimora del sovrano era diventato l'ideale quartier generale per loro che ufficialmente ancora non esistevano.

Camminava per i corridoi del castello con una meta precisa in mente. Nessuno dei servitori, bassi e tozzi esseri verdi dalla pelle rugosa e avvizzita, gli occhi grandi e sporgenti, giallasti, sempre spalancati ad indagare su chiunque passasse avanti a loro, aveva il coraggio di guardarlo dritto in volto. Perchè lui era uno dei sette grandi, uno dei Dyeth, i portatori di morte di colui che un tempo aveva piegato gli dei ai suoi piedi, nessuno poteva permettersi di alzare lo sguardo su di lui.

Ormai il nome del loro signore non era altro che l'incubo nelle fiabe degli infanti, una figura dimenticata che si credeva mai essere esistita, al pari di quegli eroi che l'avevano sconfitto.

A Victor venne quasi da ridere. Quel gruppo di giovani che aveva dato la vita per proteggere il loro mondo e la loro razza era ormai stato quasi del tutto dimenticato. Il loro sacrificio non era nulla più di una favoletta.

Nella sua calma, il generale bramava con intenso desiderio il ritorno del loro signore, in modo che tutti potessero ricordare quel terrore che li aveva congelati nei tempi antichi: ed il nome di Erogor avrebbe così dominato la storia.

Prima di raggiungere la sala dei Dyeth, dove era stato indetto un urgente incontro, il generale era stato incaricato di recarsi nei laboratori per informare l'ultimo di loro del consiglio indetto.

Già davanti al portone di ferro che separava i laboratori dal resto del palazzo, Victor poteva sentire il disgustoso fetore di sangue demoniaco infettare l'aria circostante. Come al solito, quel pazzo si era scatenato.

Aprendo le porte, Victor si trovò al cospetto di una distesa puzzolente di cadaveri, alcuni troll, qualche orco, e una moltitudine di quelle che una volta erano creature oscure generate dal potere dalla stessa terra di Tamsus.

In mezzo a quel rosso, la minuta figura di Tidus Kane risaltava col bianco dei suoi vestiti, macchiati di qualche schizzo di sangue ancora fresco. Ghignava, sistemandosi i grandi occhiali tondi sul naso, il bisturi insanguinato ancora tra le mani.

Il laboratorio era tra le più brutali strutture di tortura che qualunque creatura avesse mai visto, illuminato da fuochi fatui blu imprigionati in sfere di vetro.

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