Rivelazione

1.2K 74 12
                                    

Rivelazione


Una settimana dopo gli eventi accaduti a Varsavia, Friedhelm si recò negli archivi di Auschwitz per cercare informazioni sulla mamma e la nonna. 

Rischiava davvero tanto se fosse stato scoperto, ma era una questione fin troppo importante per essere lasciata al caso. Si parlava di vita o di morte di una persona: vita o morte. 

Sembrava così folle anche solo pensarlo...

L'attesa era una sensazione terribile da sopportare. 

Se davvero fosse stata in quel campo, a poche centinaia di metri da questa casa, cosa avrei dovuto fare? 

Mi sentivo così impotente e spaventata. Era una situazione ben più grande di come l'avevo immaginata. 

Una semplice ragazza come me, tra l'altro anche ebrea, come avrebbe potuto aiutare i suoi cari? Solo la Resistenza e Friedhelm sarebbero potuti essere in grado di far qualcosa.

Quando Friedhelm bussò alla mia porta per riferirmi quanto scoperto, mi sentii mancare per l'angoscia: il respiro divenne irregolare, lo stomaco mi si strinse in una morsa soffocante, un pallore preoccupante comparve sul mio viso, contornato malamente dall'ansia e dall'irrequietezza.

Presi un respiro profondo ed aprii la porta con lentezza esasperante, sollecitandolo a varcare la soglia.

La prima cosa che notai, passando in rassegna la sua figura, fu che portasse un foglio con sé. 

Lo fissai con perplessità, corrugando la fronte. 

Nessuno di noi due osò emettere suono per diversi istanti; l'aria attorno a noi si fece pesante e irrespirabile.

Da un lato avevo il desiderio di scoprire immediatamente cosa fosse accaduto, ma dall'altra parte, invece, la vocina nella mia testa, mi suggeriva di lasciar perdere e di non ascoltare ciò che Friedhelm avesse avuto da dirmi. 

Quest'ultimo mi afferrò dolcemente la mano, intimandomi di accomodarmi accanto a lui sul letto. 

Lo seguii mestamente e mi sedetti con rigidità su di esso, appoggiando entrambe le mani sulle ginocchia. 

«Anne, se ci stai così male... posso anche non dirti nulla.» Sussurrò, guardandomi con apprensione.

Scossi la testa in maniera decisa, indicando il foglio di carta con un'occhiata veloce. «Ho bisogno di sapere.» Dichiarai con voce ferma, convinta. 

Egli annuì e inspirò una generosa dose d'ossigeno, comunicandomi: «Tua madre è nel campo, Anne.» 

Non appena costui pronunciò quelle determinate parole, chiusi d'impeto gli occhi, avvertendo un improvviso un tuffo al cuore che mi sconquassò il petto. 

Friedhelm si ammutolì, mordendosi il labbro inferiore. Scrutò la mia espressione stravolta dal dolore, rasentandomi la guancia con le dita.

«Va' avanti, Fried. Per favore...» mormorai flebilmente, costernata. 

«E' arrivata qualche settimana prima del nostro arrivo in Polonia. E' stata inizialmente internata nel campo di transito di Drancy*. Da quel che ho letto in questo foglio...» lo indicò con una rapida occhiata «Precedentemente si trovava nella baracca 21 a Birkenau, situato a tre chilometri da Auschwitz. Poi, qui c'è scritto che tua madre è stata trasferita ad Auschwitz I nella baracca del Kanada.» 

Lo guardai ed alzai un sopracciglio, interrogativa. «Fried, quindi tu l'hai già vista! Sei stato proprio tu a dirmi che il tuo posto è nel Kanada...» indagai, richiamando la sua attenzione.

Intertwined destiniesWhere stories live. Discover now