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Daniel

"Andrea, muoviti!" sbraitai, bussando violentemente alla porta del bagno. Socchiudendo gli occhi in sottili fessure e piegandomi in avanti, cercavo di trattenermi dopo essere stato obbligato, dal mio ragazzo, a seguire la sua tutt'altro che leggera colazione costituita da almeno mezzo litro di liquidi fra spremute, caffè e latte.
"Andreaaa!" schiamazzai.
"Un attimo!" rispose lui dall'altra parte della porta, rovesciando a terra chissà quale oggetto, che fece rimbombare un suono metallico per tutta la casa.
"Me la sto facendo addosso" insistetti per convincerlo ad uscire il prima possibile per fare spazio a me.
"Un attimo!" ripetè innervosito lui.
"Per favore, sbrigati".
"DANIEL!" esclamò a denti stretti.

Mi appoggiai con la schiena alla porta, ormai rassegnato all'idea che più mi muovessi, più il malessere in prossimità del ventre aumentasse. Sollevai il capo, spalancando la bocca e sentendo il fresco del legno contro la pelle del mio busto. Avvertii dei brividi che mi fecero venire la pelle d'oca. Per un attimo mi concentrai sul nulla, svuotando la mente da qualsiasi cosa, riuscendo addirittura ad evadere dal pensiero fisso che mi stava opprimendo da ormai dieci minuti: la vescica piena.
Andrea passava lo stesso tempo, in bagno, di mia sorella o mia madre. Ma a differenza loro, non aveva la necessitá di truccarsi o profumarsi. Evitai di chiedermi cosa stesse facendo, raggiunta una sorta di pace mentale per un lasso di tempo piuttosto breve.
In un momento inaspettato, mentre ero assorto nel nulla, la porta su cui la mia schiena giaceva si aprì. Troppo concentrato sul niente, non ebbi la prontezza di rispondere a quello stimolo e, limitatomi a spalancare la bocca per lo stupore causato da ciò che sarebbe inevitabilmente successo poco dopo, mi lasciai cadere all'indietro urlando un qualche suono incomprensibile, forse per domandare aiuto o ammortizzare il dolore che avrei avvertito nel precipitare a terra.

"Hey, stai attento!" pronunciò Andrea, sostenendo la mia schiena con il suo braccio, piegato sotto di essa. Rimasi paralizzato sul suo avambraccio che aveva evitato il mio schianto a terra. Era riuscito a salvarmi per un pelo.
"Grazie" sussurrai, con ancora il batticuore.
"Figurati". Mi aiutò a rialzarmi, poi uscì dal bagno con ancora lo spazzolino fra le gengive e del dentifricio sul naso.
"Sei sporco" dissi, indicandogli il punto in cui si era macchiato.
"Lo so" sentenziò sputacchiandomi in una sclera della pasta per denti. Chiusi di scatto l'occhio, strofinandolo rovinosamente con le dita.
"Buongiorno anche a te, finezza" dissi, inserendo un indice nella cavitá oculare.
"Scusa" pronunciò.
"Allora, posso andare adesso?" domandai, notando come oramai mi fosse passata la voglia di fare una capatina al bagno.
"Certo. Io ho finito" disse, spostandomi per farmi spazio.
"Ma scusa, i denti dove te li lavi? Ed il dentifricio? Per caso hai intenzione di mangiartelo?".
"No, no. Dopo torno".
"Dopo quando? Vai adesso, poi evapora!" esclamai.
Sbarró gli occhi, stupito dalla mia reazione innervosita.
"Okay, okay. Ci metto impegno, io, per la mia igiene orale" spiegò giustificandosi.

Sospirai. Dovevo ancora riprendermi dal colpo di prima. Misi una mano sul mio cuore che batteva rapidamente, mai stanco di pulsare. Serrai gli occhi, ma un rumore improvviso mi fece sussultare.
"Ecco, vai. Ho fatto" pronunciò lui un attimo dopo comparendo alle mie spalle.
"Grazie". Mi fiondai in bagno, chiudendo la porta a chiave in modo che Andrea non potesse in alcun modo entrare.

"Dane, esci, per favore". Udii nuovamente la sua voce dopo che avevo avuto il piacere di trascorrere tranquillamente circa un paio di minuti.
"Dopo!" risposi urlando.
"Hai finito? Devo entrare!" si lamentò lui.
"Non ci penso nemmeno. Tu prima ci sei stato per un sacco di tempo. Adesso tocca a me!" esclamai.
"DANE!". Cominciò a bussare con insistenza.
"Nooo!" risposi alla sua provocazione.

"Ragazzi, non farete tardi?". La voce di mia madre si fece udire al di lá della porta. Probabilmente aveva sentito Andrea sbraitare ed ea accorsa in mio aiuto.
"Mamma, dì ad Andrea di levarsi. Mi sta disturbando!" esclamai per farmi sentire.
"Non è vero, Inés. È in bagno da venti minuti, ormai" ebbe il coraggio di mentire spudoratamente lui.
"Cosa?! Che bugiardo!" provai a ribellarmi mentre, indaffarato a lavarmi il viso, avevo rischiato di ingoiare del sapone.
"Daniel, esci. Fai andare Andrea, adesso" rispose mia madre senza sapere la vera versione dei fatti.
"Ma mamma, non gli credere!".
"Daniel! Ho detto esci" mi rimproverò poi.
"Ma assolutamente no. Mai". Era la prima volta che rispondevo male a mia madre. Ma pensandoci bene, la risposta non era tanto rivolta a lei, quanto al mio ragazzo. Era lui, la causa della mia risposta buttata lì, in malo modo, nei confronti di Inés alla quale avevo sempre portato rispetto.

Non ti lascerò dormire da solo Where stories live. Discover now