Otto - più uno - sotto un tetto

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Otto – più uno - sotto un tetto.(*)

La porta della stanza di Zayn si chiude in un tonfo sordo che alle orecchie di Liam pare, invece, un boato assordante, come se un masso gli fosse appena stato sbattuto a terra, dietro di lui; socchiude gli occhi, inorridito da tale pensiero, quel masso è stato messo al posto del peso che ha avuto sul cuore fino a quel momento e che fa male come una spina conficcata nella carne.

Si passa due dita sulle tempie, carezzando delicatamente per tentare di rilassarsi e non pensare al fatto che Perrie e Zayn sono nella stessa stanza, mentre lui è lì, seduto su quel maledetto divano a – non – ascoltare una conversazione che nemmeno gli interessa.

Quei due sono chiusi nella stessa stanza in cui poco prima due anime, le loro, si sono ritrovate, amandosi per un breve istante, e poi divise ignare del fatto che, probabilmente, prima della loro riunione ne avrebbero dovuto affrontare di cotte e di crude e che prima di amarsi una seconda volta, sarebbero dovute passare sopra a tanto dolore.

Liam si alza, concentrando l'attenzione su di sé. Danielle lo guarda preoccupata, il suo cucciolo indifeso sempre tramortito dai suoi stessi pensieri; vorrebbe dire qualcosa per confortarlo, però l'imbarazzo vince sul suo coraggio e non lo fa, non parla affatto.

"Io..." bofonchia, tentando una scusa per potersi dileguare. Harry lo guarda accigliato, gettando un breve sguardo su Louis che sta ancora intavolando una discussione con Eleanor, sull'Università – in realtà stanno parlando con una freddezza tale che potrebbero perfino finire col parlare del tempo.

"Io vado a preparare il pranzo..." dice Liam, muovendosi verso la cucina.

Danielle sa che deve intervenire, se vuole una possibilità e "Hai bisogno di una mano?" chiede.

Liam annuisce, pensoso, senza nemmeno guardarla e si incammina verso la cucina, seguito subito dopo dalla riccia.

Louis e Eleanor continuano a parlare, come se Harry non ci fosse.

"Ho visto che scrivi... è una tua passione?" gli chiede Eleanor, alzandosi velocemente per seguirlo sul divano, ora vuoto accanto al ragazzo.

Louis la squadra, prima di risponderle, e sorride laconico, evitando accuratamente di guardare verso Harry.

Raggruppa le gambe verso di sé e si siede comodo e scomposto.

Eleanor lo osserva, aspettandosi una risposta che "Sì" Louis gli dà, schietto e conciso.

"E cosa ti ispira solitamente?" Insiste la ragazza, Harry non può proprio fare a meno di ascoltare, curioso, quella conversazione.

Louis sposta velocemente lo sguardo verso la finestra, alla sua sinistra e assottiglia lo sguardo; sta pensando a una risposta vagamente confusa, perché la schiettezza del suo carattere lo porterebbe a guardare verso Harry e a rispondere qualcosa come "Tipo lui".

Ma la sincerità, spesso, provoca incidenti diplomatici e lui ha la prontezza – non sempre – di saperli evitare con classe. "Non decido io cosa mi ispira..." farfuglia, tornando a guardarla. "Di solito accade e basta" continua, gettando un'occhiata fugace verso Harry che, fisso sul volto dello scrittore, è arrossito a quella velata dichiarazione.

Eleanor pare, però, non notarlo, quell'impercettibile gesto così carico, per il più piccolo, d'importanza.

Lei sorride, spostandosi velocemente una ciocca dietro l'orecchio.

Poi, maliziosa, ammicca allo scrittore affermando: "E, beh, io potrei ispirarti?"

No, non l'ha chiesto veramente.

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