Nei miti moderni si balla e si canta, si inizia con gli addii e...

11.8K 417 168
                                    

Nei miti moderni si balla e si canta, si inizia con gli addii ed esistono ritorni tanto ovvi.
 
 
 
I risvegli dopo aver fatto l'amore possono essere diversi e insoliti.
Nella maggior parte dei casi, aprendo gli occhi, quando due persone si son amate, incominciano semplicemente ad amarsi di più.
Inizia l'ossessione, la felicità del niente, i sorrisi imbarazzati e rimembrativi.
Ci sono i battiti incontrollabili e gli impacci nei primi abbracci che non sanno ancora d'abitudine.
Ci sono le risate nel ricordare le gaffe che nel momento della passione sono passate inosservate e ci sono i sospiri e le seconde volte – ecco, quest'ultime non mancano quasi mai.
Accade anche, però, che due persone che si son tanto amate, finiscono semplicemente per dividersi.
Quelle volte sono piccoli miraggi, momenti a cui attaccarsi quando tutto finisce. Quelle volte accadono sempre al buio, quando le ombre oscurano le razionalità, quando l'istinto ha la meglio su tutti i sensi, quando l'amore non ha debolezze, ma conta solo su se stesso.
Quelle volte hanno sempre una fine e di solito avvengono di mattina, alla luce del Sole.
 
 
 

Nobody sees, nobody knows,
We are a secret can't be exposed
Uncover, Zara Larsson

 
Quando Louis apre gli occhi, quella mattina, ha freddo. E non perché improvvisamente Harry lo abbia privato totalmente della coperta, ma perché Harry si è lentamente allontanato da lui, accucciandosi su se stesso, come un piccolo fagotto.
Quando le sue iridi azzurre lo adocchiano indispettite, l'istinto lo porterebbe a grugnire infastidito per quel risveglio involontario, ma poi quel lamento muore in gola e le sue labbra si distendono in un sorriso ingenuo.
Quell'improvviso malumore mattutino lascia spazio alla tenerezza di quella visione.
Pensa subito di voler scattare una foto a quel volto disteso e profondamente addormentato che giace a pochi centimetri dal suo.
 
Click. Lo fa sul serio, afferrando il proprio cellulare dalla tasca del suo zaino.
Click. Perché una non basta.
Click. Perché non c'è due senza tre.
Click. Louis ha sempre preferito la scrittura, come arte, alla fotografia o al disegno, ma con Harry fa un'eccezione, perché sa che le parole non bastano.
Click. Lo sveglierà, ma continuerebbe a fotografarlo, nonostante gli scatti siano praticamente identici.
Click, perché Harry è bello.
È suo.
Click.
 
Mentre Louis rimane incantato a guardare quelle foto sul cellulare, con un sorriso sognante sul viso, Harry apre gli occhi, sbattendoli un po' per mettere a fuoco il suo sguardo appannato dal sonno.
Louis è sdraiato accanto a lui, mentre Harry, arrotolato nella trapunta, sbarra gli occhi e si muove.
 
"Ti ho rubato tutta la coperta..." la voce di Harry è ancora più bassa, roca e trascinata, appena sveglio. E i suoi capelli scompigliati dovrebbero far pace tra loro perché davanti a quel viso tolgono soltanto la possibilità a Louis di osservare quelle incredibili iridi verdi che sono lucide, ora, assonnate, come tutto il viso, epreoccupate.
 
"Buongiorno" risponde Louis, con la sua voce delicata e contenta.
Poi si ritrova a ringraziarlo in silenzio, perché Harry, stropicciandosi il naso e un occhio, si è portato indietro alcune di quelle ciocche ricce che ingombravano sul suo viso niveo.
Così, con un click repentino, Louis scatta un'altra foto. 
 
"Che fai?" chiede Harry, stralunato, socchiudendo gli occhi e sorridendo impacciato.
Louis lo guarda e qualcosa nello stomaco si contorce teneramente.
 
"Ti scatto una foto" risponde ovvio; click, così ora ne ha una anche con un sorriso.
 
"Perché?" domanda la voce nasale di Harry.
 
Perché sei bello, sei mio; perché così ti ho sempre con me, perché scriverti non mi basta, perché... 
Un'altra trottola si sbizzarrisce nella pancia dello scrittore.
Oh, che palle! – è il suo commento indispettito. 
 
"Deve esserci per forza un motivo?" risponde con un'altra domanda indisponente, come il suo sorriso sghembo.
Harry ci pensa, socchiude gli occhi e sembra stia per addormentarsi di nuovo, ma poi sorride, punta il suo verde nell'azzurro e nega, imbarazzato.
 
La scrittura non è mai stata un'alternativa per Louis, ma in quel momento lo deve diventare.
Vorrebbe scrivere, il prudere delle mani e la mente proiettata su un foglio bianco, immaginando caratteri neri sono tutti dei segnali; ma in quel momento ha soltanto voglia di tornare sotto le coperte e abbracciare Harry.
E lo fa.
Senza aggiungere altro, lascia il cellulare accanto a sé e si trascina verso Harry, sotto la trapunta.
Il più piccolo sorride e gli fa spazio; e soltanto in quell'abbraccio freddo e caldo si sentono di appartenere a qualcosa.
Louis, poi, accanto a quel corpo nudo come il proprio, trova il coraggio di parlare, di rendere vivide le sue preoccupazioni, le sue richieste taciute.
 
"Harry, vorrei che gli altri non sapessero di noi, di tutto questo... perché-" si ferma.
Rovinerei tutto, pensa. "Rovinerebbero tutto." Afferma.
 
Harry si tira indietro e lo osserva con piglio.
Ripensa alle domande curiose e impertinenti degli altri ragazzi, al modo – invasivo – con cui sono intervenuti per risolvere la situazione tra Liam e Zayn.
Pensa anche al modo con cui spesso hanno gettato addosso a Louis dei rimproveri sui suoi comportamenti e "o-okay... sarà un nostro segreto?" dice, sapendo che è giusto così.
Anche se Harry odia i segreti, le bugie, i nascondigli, ma con Louis è cambiato tanto. Per Louis diventerebbe anche il miglior attore, farebbe ingenuamente qualsiasi cosa: anche mentire, anche avere un altro segreto.
Il loro.
 
"Sì, sarà il nostro segreto" abbozza incerto Louis, avvicinandosi alle sue labbra rosse per baciarlo
Con quel bacio vuole fargli capire che non sta affatto ritrattando su ciò che è successo, piuttosto sta tentando di tenerlo al sicuro – da se stesso.
In realtà, Louis non sta facendo altro che accantonare mostri, i suoi, che gli ricorderebbero soltanto tutto ciò che si è sempre negato e che, invece, con Harry, quella notte ha reso reali, veri, potenti.
In pratica, non sta facendo altro che tenere lontano il ricordo di Stan, che però è lì, che attende dietro una porta, pronta a spalancarsi non appena commetterà un passo falso.
Respira l'odore di Harry, che ora è un po' anche il suo, e carezza con il naso la pelle candida di un braccio che lo circonda.
Harry si abbandona sul collo dello scrittore e socchiude gli occhi.
Non è importante che sappiano tutti, gli basta che sappia lui cosa esiste tra loro, cosa c'è stato in quella notte e cosa ci sarà, magari, in futuro.
Posa le labbra su quel collo e lo bacia, facendo sorridere Louis che, improvvisamente, sente il solletico.
Quando, poi, improvvisamente, quell'abbraccio spoglio li fa cadere in una eccitazione, lecita di prima mattina, la situazione porta via la tensione di quel patto disonesto e fa avanzare un altro tipo di eccitazione.
Si stringono non più semplicemente con le braccia, ma con ogni pezzo di pelle e i loro corpi si ricercano, in silenzio, ingordi, come se volessero passare inosservati; così, come due calamite unite per i poli opposti, Louis si ritrova ancorato tra le gambe di Harry.
Avvolto.
E in fiamme, perché l'eccitazione di Harry spinge sul suo ventre.
Custodito.
E smanioso, perché la sua si scontra famelica in mezzo alle cosce di quel ragazzino col corpo di un uomo.
Si smuovono e invece di cercarsi con le labbra, sospirano sommessamente, continuando in quei brevi movimenti che incendiano i loro sensi.
Louis lo accarezza con la punta delle dita, passando dall'accenno di peluria sulle gambe per salire, piano, verso i fianchi e poi sempre più su.
Harry rabbrividisce, mentre con le labbra inizia a cercare un modo per arrivare a quelle di Louis.
Sospira, perché sotto quelle attenzioni si sente desiderato come non è mai successo. Quando sopraggiunge sulla bocca dell'altro, tentenna un momento, lo sguarda e respira con affanno, mentre i bacini continuano a strusciarsi, a toccarsi, a soddisfarsi in quel modo che è un amarsi a metà, ma è comunque amarsi.
Poi lo bacia e, forse, in tutte quelle volte, è la prima volta che prende l'iniziativa.
Louis sorride su quelle labbra e poi le morde, come se volesse rimproverarlo per averci messo tanto. E una mano che navigava ancora su quel corpo, sale e si posa su una guancia, in una carezza dolce che non cozza per niente con quel bacio avido e con quei morsi.
Harry sussulta e forse senza nemmeno farlo apposta, spinge col bacino sul ventre di Louis, provocando non solo i suoi, ma anche i gemiti dello scrittore che lo guarda, divertito e smaliziato, prima di capovolgere la situazione.
Lo guarda e sorride sbarazzino, mentre Harry arrossisce lievemente.
 
"Sei una continua scoperta, Harry, lo sai?" soffia, strofinando il naso del riccio contro il suo.
Harry ride e, impacciato, lo bacia ancora per farlo zittire.
In quel bacio, Louis si trascina accanto a Harry che lo segue mettendosi di fianco.
Uno scocco risuona in quella tenda e poi, ancora, le loro risate, mentre i loro corpi contratti l'uno accanto all'altro, si toccano mai saturi.
Louis afferra la mano grande di Harry per avvicinarla a sé, Harry sgrana gli occhi e smette di ridere.
Si osservano, uno malizioso, benché tenti di rassicurarlo, l'altro sorpreso e improvvisamente insicuro.
 
"Voglio che mi tocchi, Harry" gli dice Louis in un sussurro, senza peli sulla lingua.
Harry avvampa e abbassa i suoi occhi smeraldo laddove due eccitazioni si stanno ancora sfiorando.
Quella vicinanza involontaria non lo ha turbato, perché ha finto che fosse normale.
Ma quando le intenzioni di Louis divengono chiare, Harry inizia a sentire caldo.
Si morde un labbro e si lascia trasportare dalla piccola mano di Louis, il quale sorride ancora con gli occhi.
Poi lo vede diventare serio e sprofondare nei suoi occhi per cercare ancora di rassicurarlo.
 
"Questo corpo ti appartiene, come ora mi appartiene il tuo. È come se ti stessi toccando da solo, Harry, perciò toccami" continua, risultando patetico perfino alle sue orecchie.
Alzerebbe gli occhi al cielo, se non fosse terribilmente sopraffatto da quelle mani che ancora non lo stanno toccando; però non lo fa, rimane serio, convinto, perché le vuole, le immagina già su di sé, facendolo precipitare nella frenesia di una eccitazione che non provava da anni.
Harry lo guarda ancora un secondo, profondamente ammaliato da quell'affermazione; e arrossirebbe se tutto ciò che accade dopo non lo privasse del fiato. Louis posa le loro mani sulla propria pancia e poi scivola verso il basso. Sopraggiunti sull'inguine, Louis abbandona la mano di Harry e resta a guardare, con un labbro tra i denti.
Harry manda giù la saliva in eccesso e si sente divampare dentro e fuori, quando lo afferra, circondandolo con le sue mani lunghe e affusolate.
Iniziare a muoversi è il passo successivo che compie con facilità.
Harry non si perde nemmeno un dettaglio di quel momento: Louis respira con l'affanno, mentre si abbandona col capo sulla sua spalla.
Con una presa ferrea, poi, Louis gli circonda un braccio per stringerlo e questo quando la mano di Harry si fa sempre più esperta.
Louis si affretta a baciarlo per tentare di frenare e bloccare i gemiti all'interno della propria bocca, ma al dischiudersi delle labbra, per incontrare la lingua del riccio, le sue intenzioni falliscono.
E poco dopo viene, teso e annodato, mentre si perde in quegli occhi che lo guardano curiosi, insicuri e felici.
Louis lo bacia ancora, un leggero sfioramento di labbra e sospira. Harry gli accarezza una ciocca di capelli per spostarli dal volto, mentre libera dalla stretta l'altra, bagnata di Louis.
E restano così, in silenzio, perché dopo quel grande passo in avanti, Harry non ha più paure con sé.
Accanto a Louis si sente invincibile.
 
Quando chiude gli occhi, Louis, vede parole, frasi, significati, trame, sogni e speranze, tutto ciò che ha tenuto lontano per avvolgersi nell'abbraccio di Harry.
È tutto una luce quando Harry è vicino a lui. Le ombre sono prive di forza, lontane, inutili, assenti.
Li riapre, un po' di buio però è in quell'angolo che sta evitando. Sospira e si allontana da un Harry che lo guarda ancora con piglio.
 
"Che fai ora?" gli domanda curioso, quando lo scrittore inizia a trafficare nel suo zaino.
Louis gli risponde sventolandogli il suo taccuino e il riccio, allora, si rilassa, sorridendo.
Si morde un labbro e regala allo scrittore la visione di due tenere fossette.
Louis si domanda dove abbia lanciato il cellulare, ma poi si riscuote e, basta fotografie, altrimenti inizierà a credere di essere diventato un maniaco ossessionato.
 
Un maniaco lo è, si corregge, visto quello che gli ha chiesto di fare a Harry – ma vabbè, son dettagli.
 
"Sei ispirato?" gli domanda Harry, sorridendo ancora.
 
L'impertinenza non lo turba nemmeno, al contrario lo fa ridere e annuire come uno sciocco, mentre osserva il taccuino.
Quando, però, sposta il suo sguardo su Harry, lo fa ammiccando malizioso e "ho una prima volta da scrivere" esclamando, sfrontato.
 
E Harry capitola, nascondendo il viso rosso e tremendamente imbarazzato sotto la coperta, prima di scoppiare in una risata roca, nasale e liberatoria che Louis registra nella mente, chiudendo gli occhi e aprendo il cuore.
Ecco, la risata di Harry, piena d'impaccio, leggera come il volo di una farfalla, è una delle cose che non riuscirà mai a rendere perfetta attraverso delle banali parole.
La vista è limitativa, in quel caso, e le parole dovrebbero avere la qualità di essere udite e non solo lette per descrivere la potenza e la bellezza di quel suono gutturale e dolce.
Ma Louis è contento che sia così, perché in quel modo la risata di Harry è solo sua e non appartiene a nessun altro.
È solo sua, come Harry.
 

A Modern MythDove le storie prendono vita. Scoprilo ora