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Mi guardo intorno mentre entro nel corridoio.
Siamo tutti in un ambiente abbastanza statico, ci sono diverse porte.
Le pareti sono bianco sporco, le porte sono di metallo.
"Allora" inizia il ricercatore, ha un tono di voce molto calmo e rassicurante. "Intanto vi ringrazio per aver deciso di aderire a quest'esperimento psicologico. Io sono il Dottor Aron e questo è il mio team" indica dei medici alle sue spalle. "Vi spiego come funziona: abbiamo assortito le coppie in base alle preferenze sessuali che avete indicato nella domanda di partecipazione. Sarete scortati in stanze differenti e le 36 domande saranno lì ad aspettarvi".
"Prima di dire i nomi e di iniziare" riprende. "Vorrei ricordarvi che siete liberissimi di andarvene se non vi sentite a vostro agio, o se non vi piace la persona con cui vi abbiamo posto, o per qualunque altro motivo. Avete scelto di partecipare a questo piccolo esperimento psicologico di vostra spontanea volontà e, nello stesso modo, siete liberi di andarvene" ci indica la porta con un piccolo cenno della mano e sorride, conciliante. Tutti ricambiano il sorriso, me compresa. "Ah, aggiungo: se le cose stessero andando bene e il vostro desiderio fosse quello di spostarvi in un luogo più confortevole, come il giardino, o un divano, o qualunque altro posto, basta chiedere e sarete accontentati. Ricordate sempre e comunque che sarete sorvegliati" ci informa. "Quindi: niente camera da letto, mi dispiace. Per quella dovrete aspettare, se le cose vanno bene" ride e altra gente lo fa con lui. Chi ride, chi sogghigna e chi scuote appena la testa divertito. Io faccio parte del terzo gruppo.
Guardo un po' le persone che mi circondano: ci sono ragazzi e uomini molto carini, altri che non sono per niente la persona con cui vorrei provare a fare questo esperimento.
Quando ho letto l'annuncio sul giornale, in realtà ho pensato fosse uno scherzo: mi sembrava impossibile che qualcuno decidesse di pagare le persone per farsi domande a vicenda, per uno stupido esperimento scientifico, secondo il quale la coppia che si rivolge i quesiti, che sono 36, dovrebbe innamorarsi l'uno dell'altro, al termine di questi.
Che assurdità; ma pagano per prendervi parte.
Di certo non ho deciso di partecipare pensando di trovare l'amore della mia vita.
Quello sarebbe a dir poco ridicolo.
"Vi ricordo, inoltre, che le domande sono divise in tre blocchi" riprende il ricercatore di mezza età, sempre con gli occhiali sulla punta del naso e con i capelli bianchi leggermente spettinati. "Si parte da un blocco molto più soft, se così vogliamo definirlo, e si va fino al terzo, molto più intimo" continua. "L'incontro non può durare più di 45 minuti in totale" chiarisce. "Quindi: se avete bisogno di una pausa tra una tornata di domande e l'altra potete farla, ma non potete passarla insieme. Voi dovete arrivare a fine domande massimo in 45 minuti, non sono ammissibili deroghe" ci squadra uno ad uno, come per capire se siamo sicuri. "Tutto chiaro?" annuiamo. "Domande?" nessuno parla. "Perfetto!" esclama entusiasta. "Allora possiamo iniziare, spero bene per ognuno di voi" ci sorride gongolante ed inizia a chiamare diverse persone, assegnando ad ogni coppia una stanza.
Aspetto in piedi, mentre vedo gente che va via, ragazzi che si allontanano e guardo chi potrebbe rimanere a me, con chi potrei finire.
Finalmente pronuncia il mio nome, faccio un passo avanti e non ho il coraggio di vedere chi lo farà dopo di me.
"Dylan Carter" chiama il dottor Aron.
Io mi volto e lo guardo.
"Stanza numero 16" afferma con un sorriso e fa un cenno ad un medico che ci scorta.
Dylan fa un passo indietro, per farmi passare e farmi andare prima di lui.
Il medico ci sorride e ci apre la porta: "Ragazzi, divertitevi!".
Io e Dylan ricambiamo il sorriso; entro prima io e lui mi segue, per poi chiudere la porta e appoggiarcisi sopra con un gran sospiro.
Mi aggiro attorno al tavolo, senza saper bene cosa fare.
Guardo Dylan: è un bel ragazzo, non c'è che dire. Ha i capelli castani, leggermente lunghi, un ciuffo che gli cade sul viso; gli occhi nocciola, la mascella pronunciata.
È molto alto e ha un naso ben definito, così come i contorni del suo viso.
"Io sono Dylan" dice rompendo il silenzio e tende la mano verso di me, io sorrido e gliela stringo.
"Amelia Williams" incontro i suoi occhi.
C'è un attimo di esitazione, siamo tutti e due leggermente nervosi: che scemenza è, questa delle trentasei domande? E se poi ci innamoriamo davvero? E se poi, invece, finisce male?
Una parte di me trova tutto assurdo ed impossibile, l'altra, al contrario, un po' ci spera: spera di trovare qualcuno con cui passare parte della sua vita, spera di trovare qualcuno che possa farla star bene, spera di trovare qualcuno di cui innamorarsi, a cui dare ogni cosa, per la quale fare ogni cosa. È il desiderio umano più basilare e comune di tutti: amare ed essere amati.
E, anche se razionalmente so che non accadrà mai, l'irrazionalità continua a parlarmi all'orecchio e a far sentire la sua presenza, cercando di convincermi del contrario.
Ci guardiamo.
Dylan dice: "Forse è meglio iniziare, 45 minuti sono pochi"
Annuisco. "Sì, hai ragione" mi sposto un ciuffo di capelli scuri e lunghi dal viso e mi siedo, Dylan si mette di fronte a me.
Ci sono due liste delle 36 domande sul tavolo: una davanti a me, l'altra davanti a lui.
"Cominciamo?" mi chiede, inclinando il lato destro della bocca verso l'alto.
I nostri sguardi s'incrociano.
"Cominciamo" confermo, mentre prendo il foglio in mano.
In cosa mi sono cacciata?





flowers' hall 🌸

ciao stelline, sono tornata con una nuova storia: questa volta è un'originale!

come avrete capito, si tratta di narrare un esperimento abbastanza famoso che si è svolto nel 1997 e che ho trovato di grande ispirazione per scrivere una storiella.

i capitoli saranno leggermente più brevi di quelli della mia scorsa storia, essendo questa sviluppata in modo molto diverso.

tanti bacini sul naso a tutti!

spero di non deludervi

36 questions [in sospeso]Where stories live. Discover now