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"Okay, questa è strana" inizia Dylan leggendo la domanda.
Io lo guardo con fare interrogativo. "Spara"
"Ti capita mai di provare quello che devi dire prima di una telefonata? Perché?" cita dal foglio.
Io ridacchio. "Ovviamente no: sono un'attrice, improvviso" fingo un'aria da diva e Dylan ride. "Che c'è? Non ci credi? Cosa pensi che studi?"
Lui scuote la testa ridendo."Sei forte" commenta. "Però ottima risposta" si sistema meglio sulla sedia e mi guarda.
Io sorrido. "Beh, è vero" scrollo le spalle. "E tu? Provi le telefonate?"
Il suo viso si colora per un secondo di un rosso chiaro. "Sì" ammette, non guardandomi negli occhi.
"Davvero? Come mai?" esclamo. "È solo una chiamata" dico ovvia.
"Forse per te che sei un'attrice" commenta. "Io non so improvvisare: mi faccio le paranoie pure se devo ordinare la pizza"
Rimango leggermente allibita, non riuscendo a capire il suo punto di vista. "Tipo?" domando davvero curiosa.
"Tipo..." lui prende un sospiro. "Devo dire buongiorno, o ciao, o buonasera, o che ne so io?, devo dire grazie, arrivederci, quando riattacco?, le interazioni umane non sono mai state il mio forte, non so come si parli alla gente e non so tenere discorsi validi" risponde. "Tutto qui, più a meno"
"Sì, ma si tratta di ordinare una pizza..." osservo, confusa. "Non devi mica dirgli chissà che".
Lui per un momento non risponde, dubbioso ed evidentemente in imbarazzo. Nel mentre, guardo il suo viso: noto come tenga gli occhi bassi e come eviti accuratamente il mio sguardo. "Lo so: è solo una pizza, ma è comunque un rapporto con l'altro e..." fa un pausa e prende un respiro. "Non sono mai stato bravo, con quello" fa una smorfia dispiaciuta.
"Nel rapportarti con gli altri?" chiedo con gentilezza.
Lui annuisce, senza dire una parola e passandosi una mano fra i capelli.
"Beh" esordisco. "Alla fine le persone fanno abbastanza schifo, non ti perdi niente a non avere rapporti con loro" punto i miei occhi nei suoi, non appena si alzano. Lo vedo accennare un sorriso e io faccio lo stesso.
Mi rendo conto di essere contenta di star facendo questa cosa con lui, qualunque cosa essa sia.

***



Mi dirigo in cucina con lentezza, per poi prendere del latte e dei cereali, mentre mia madre legge il giornale al tavolo sorseggiando il caffè.
"Buongiorno" mi dice, con un piccolo sorriso. "Non hai lezione oggi?"
Mi siedo difronte a lei e comincio a mangiare. "Buongiorno" rispondo allo stesso modo. "Ho lezione di matematica alle 11".
Sento qualcuno correre giù per le scale ed alzo gli occhi al cielo, capendo già cosa mia madre voglia chiedermi.
"Quindi porti tu tua sorella a scuola?" mi domanda, infatti, con un leggero sorriso soddisfatto.
Sbuffo. "Mi sono appena alzato" cerco di ribattere, consapevole del fatto che non servirà a niente.
Lei per tutta risposta fa spallucce. "Anche io" replica.
Sto per dire la mia, quando i suoi occhi castani circondati da lenti spesse spuntano dal giornale, per fissarsi nei miei. "Dylan Carter: finché abiti sotto questo tetto, sarò io a decidere".
Mi sorella Alyssa si palesa, finalmente. "Muoviti: sono in ritardo", dice senza nemmeno salutare.
Sbuffo rumorosamente e mi alzo, andando verso l'ingresso. "Grazie, eh!" commento con non poco sarcasmo.
"Prego, tesoro: le chiavi sono al solito posto" replica mia madre dalla cucina.
Alyssa inizia a correre verso la macchina e si fionda dentro.
"Perché tanta fretta, oggi?" chiedo mettendo in moto. "E perché sei così truccata?" osservo.
Alyssa fa una smorfia. "Fatti i fatti tuoi" ribatte.
"Hai usato una bruttissima ripetizione, Alyssa" le faccio notare.
"Allora fatti i cazzi tuoi, Dylan" commenta piccata.
Alzo nuovamente gli occhi al cielo, facendoli quasi uscire dalle orbite. "Vedi di essere più riconoscente, per favore: ho mollato la mia cazzo di colazione per accompagnare il tuo culetto da principessa quindicenne a scuola. Io ci andavo a piedi"
"Che palle che sei!" esclama sbuffando.
C'è qualche attimo di silenzio, nel quale io evito di rispondere per non far sfociare il dialogo in una litigata. "Che materie hai oggi?" domando, per sviare su un altro argomento, mentre mi fermo ad un semaforo.
Mi volto verso di lei e cerco di incrociare il suo sguardo, ma lei mi evita e si volta verso il finestrino. "Matematica per due ore, inglese, letteratura e storia" risponde secca.
Mi arrendo e riporto gli occhi sulla strada. "Tosto il secondo anno, eh?"
Lei fa spallucce. "Sì, ma tanto sono abbastanza intelligente da farcela"
"Lo sai, anche papà era molto bravo..." non faccio in tempo a finire la frase, che lei m'interrompe.
"Non voglio sentirlo" il suo tono è brutale, arrabbiato. "Non lo voglio sapere e non voglio sentire la parola 'papà', lo sai"
Faccio una pausa e dopo dico: "Aly, prima o poi dovrai affrontarlo"
Lei trattiene un urlo. "Tu devi sempre rompere il cazzo, vero? Altrimenti non sei contento!" si passa una mano fra i capelli a caschetto.
Prendo un bel respiro. "Sono solo preoccupato per te"
"Beh, non esserlo" finalmente si gira verso di me e mi guarda. "Sto benissimo, non vedi?"
No, non vedo, vorrei risponderle, ma non dico niente e scuoto la testa.
Accosto davanti alla scuola.
"E comunque" inizia, mentre prende lo zaino dal sedile posteriore. "Dovresti pensare più a te e meno a me"
"In che senso, scusa?"
"Trovati una cazzo di fidanzata, Dylan" esce dalla macchina. "Trova qualcun altro da salvare" chiude la portiera e si volta, mentre io la guardo varcare il cancello.

flowers' hall 🌸
buongiornissimo a tutti, perdonate il ritardo nell'aggiornamento, ma questi esami mi distruggono.
vedo che qualcun altro inizia ad interessarsi a questa storia e mi fa molto molto piacere.

tanti bacini sul naso

36 questions [in sospeso]Where stories live. Discover now