3.4

51 4 4
                                    

Dylan aspetta che io legga, mentre mi porto indietro un ciuffo di capelli. «Quando è stata l'ultima volta che hai pianto davanti ad una persona? E che hai pianto da solo? »
Fisso il mio sguardo nel suo ed immagino già la risposta che, infatti, non tarda ad arrivare. «Davanti ad una persona è stato a casa, con mia madre e mia sorella, dopo la morte di mio padre » si schiarisce la voce. «Da solo non mi ricordo, ma non molto tempo fa » ammette sincero e leggermente in imbarazzo.
«Anche i maschi piangono, sai? » gli dico ovvia con un sorriso comprensivo. «Non devi vergognartene » aggiungo.
Lui annuisce, ma lo vedo comunque a disagio. Non ho mai capito come mai il sesso maschile abbia tutta questa timidezza nell'ammettere di piangere, ogni tanto. «Tu? » mi domanda per cambiare argomento.
«Con la mia amica Phoebe » rispondo certa. «Da sola sarà stato qualche giorno fa: io piango sempre » faccio spallucce.
«Sempre? » inarca un sopracciglio.
«Sì » rispondo tranquillamente. «Sono una persona che piange molto, è difficile non pianga almeno una volta alla settimana. Può essere anche per qualcosa di allegro che mi commuove, ma delle lacrime comunque scendono; sono fatta così »
Lui mi guarda stupito. «Hai un rapporto straordinario con le tue emozioni »
Questa volta è il mio turno per guardarlo con occhi sgranati. « Scusa, in che senso? »
«Come in che senso? » mi domanda spalancando la bocca. «Pochissima gente ha un rapporto sano ed equilibrato con quello che prova! In tantissimi nascondono le loro emozioni sotto strati e strati di altre cose, le seppelliscono per non doverle affrontare: come fai? »
Mostro un'espressione dubbiosa. «Non lo so...? » dico sincera. «Semplicemente accetto quello che provo, non è così difficile. Mi voglio bene e penso che ogni mia emozione sia valida »
«Wow » sussurra.
«Non è una gran cosa » gli faccio notare con un ton abbastanza ovvio. «È la base del volersi bene»
«Beh, sarà una base, ma non tutti la possiedono » mi guarda ammirato e contento, con gli occhi leggermente assottigliati ed un piccolo sorriso sghembo che si fa strada sul suo volto. «Dai, andiamo avanti » esordisce poi. «Dì al tuo partner qualcosa che già ti piace di lui »
Mi porto una mano al mento, pensierosa. «Il tuo modo di supportare e stare vicino a tutti» constato, alla fine.
«Carino. Perché lo pensi? »
Faccio spallucce. «Per come tratti me, per quello che mi dici su tua sorella, su come vorresti starle accanto... »
Un sorriso si fa strada sul suo volto e io ricambio.
«E a te cosa piace di me? » chiedo.
«Quello che ti ho detto prima: la tua capacità di gestire le emozioni »
«Accettarle non vuol dirle saperle gestire, anzi, tutto il contrario » gli faccio notare.
«Non sai gestirle, ma sai accettarle? » sembra confuso.
«Sì, certo. So capirmi e so lasciar fluire quello che provo, ma, proprio perché lo lascio fluire... Sai, non si sa mai dove vada a finire e come si manifesti; non ho il controllo »
Annuisce, comprensivo. «Sei molto emotiva »
«Sono troppo emotiva » rido.
«A me piaci » ammette ed io fisso i miei occhi nei suoi, mentre un sorriso si fa largo sul mio volto. 

***

Sono passate due settimane da quando mio padre è morto.
Ho lasciato la casa solo nel giorno del funerale, a cui Alyssa non è voluta venire.
«Aly, per piacere, vieni, te ne potresti pentire, in futuro » le avevo detto e Alyssa non mi aveva nemmeno guardato: era rimasta raggomitolata su un fianco, il vestitino nero addosso, come i suoi capelli, che portava ancora lunghi.
«Vattene » aveva sussurrato.
Tirai un sospiro e le lasciai la porta aperta. «Se cambi idea ci trovi là »
Le avevo dato un bacio dolce sulla testa e mi ero allontanato, raggiungendo il luogo della cerimonia.
Mia sorella non ha lasciato il letto da quel giorno, tranne che per andare in bagno e mangiare qualcosa, ma non accade quasi mai. Continua a dire di non aver fame.
La raggiungo in camera, come succede ormai da quasi quindici giorni, e la trovo, come sempre, con le gambe strette al petto, in posizione fetale.
Sembra minuscola: è dimagrita tantissimo.
Dalla finestra vedo il tempo grigio, che rende grigia anche questa stanza quasi senza vita.
Mi siedo sul letto al suo fianco e aspetto che dica qualcosa, ma non dice niente.
«Che ne dici di fare un giretto, oggi? » propongo con tono dolce. «Magari andiamo al parco e ti prendo un gelato » le accarezzo i capelli e lei non risponde. Respira a malapena.
Mi alzo e reco sul suo lato, mi chino per terra, in modo da trovarmi faccia a faccia con lei.
Apre gli occhi stanchi, ha le occhiaie troppo marcate per essere una ragazzina; non penso nemmeno che dorma.
Qualche sua amica è venuta a trovarla, ma lei non ha mai reagito a nessuna visita e le ha mandate via, una per una.
«Non mi va » sussurra.
Ha la voce fioca, gli occhi che non riescono nemmeno a stare aperti e realizzo, improvvisamente, quello che mia sorella sta facendo.
Inizio a respirare molto più veloce e a malapena; gli occhi sgranati che cercano di trovare una risposta diversa nel volto di Alyssa da ciò che ho appena compreso, ma non ottengo niente. E allora capisco.
«No » esclamo con tono duro. La prendo in braccio, lei non si ribella nemmeno. È così magra che posso sentire le sue costole.
«Lasciami qui » sussurra al mio orecchio.
«Puoi scordartelo: non ti lascerò morire » le dico perentorio.
Mia madre è al lavoro, prendo il telefono dalla tasca dei pantaloni e digito il suo numero mentre mi dirigo in macchina. «Mamma? »
Lei risponde con un tono stanco dall'ufficio; in questo periodo vorrebbe solo tornare a casa, ma non può rinunciare al lavoro, o per noi sarebbe finita. «Dimmi, Dylan »
«Porto Alyssa in ospedale, non sta bene, vieni da noi dopo il lavoro e per piacere portale dei cambi»
«Come?! » mia madre quasi urla, dall'altra parte del telefono. «Cosa è successo?! »
Apro la portiera e faccio stendere Alyssa, che protesta con voce flebile. Mi sento male a dire ciò che sto per dire a mia madre, ma non c'è altro modo per spiegare la situazione. Trattengo le lacrime e mando giù il nodo che mi si è formato in gola. «Credo che si stia lasciando morire »
C'è un momento di silenzio, poi sento mia madre scoppiare in lacrime. «Arrivo subito, esco adesso: è un'emergenza, mi lasceranno andare via » dice poi tra i singhiozzi. «Come ho fatto a non accorgermene? » domanda straziata, più a se stessa che a me. «Vai subito, ti raggiungo lì » mette giù la chiamata.
Faccio partire la macchina e vado di corsa all'ospedale, mettendo le quattro frecce e correndo come un pazzo. Sono preoccupato, non so se lo sono mai stato così in vita mia.
Le parole di mia madre mi rimbombano in testa. Come ho fatto a non accorgermene? E no, mamma, la domanda è: come abbiamo fatto a non accorgercene?
La nostra piccola creatura si stava lasciando morire a causa del dolore che stava provando e noi non ce ne siamo resi conto. Mi vergogno di me stesso, mi incolpo, perché me ne sarei dovuto rendere conto prima, avrei dovuto capire che mia sorella -non so se volontariamente, o meno, ma spero tanto sia dettato dall'inconscio- si stava lasciando appassire come un fiore reciso.
Scoppio a piangere in auto e le lacrime mi impediscono di vedere bene, mi asciugo subito il viso e allungo una mano verso Alyssa, non si muove nemmeno.
«Alyssa, ci sei? » domando, cercando di non far sentire il panico nella mia voce. «Ora andiamo all'ospedale, ma non devi avere paura, perché non ti lascerò nemmeno un secondo, hai capito? »
Alyssa sussurra un «Sì » ed è l'unica cosa che mi basta per continuare a premere sull'acceleratore.
Giungo al Pronto Soccorso con mia sorella in braccio e le lacrime che mi rigano il volto. «Potete aiutarmi? Mia sorella sta male, per piacere » mi sembra di pregarli.
Arrivano subito due infermieri con una barella e la stendono. «Cosa succede? » mi domandano.
«Non lo so, io... » la guardo mentre le stringo una mano. «Non mangia, non sta bene, non riesce a stare in piedi... »
Gli infermieri si mettono davanti ad Alyssa, le illuminano il volto con una piccola pila, le aprono gli occhi. «Come ti chiami? » le domandano, ma lei non risponde. Basta uno sguardo tra di loro ed iniziano a camminare velocemente. «È un codice rosso » si dicono, mentre io li seguo e non riesco più a tenerle la mano. «Come si chiama? » mi domandano.
«Alyssa Carter » rispondo svelto.
Un'infermiera interviene e mi affianca. «Tu sei...? »
«Dylan Carter, il fratello » guardo solo la figura di Alyssa che scorre nei corridoi bianchi, resi ancora più accecanti dalle luci a neon.
«Quanti anni ha? »
«Tredici »
Mia sorella ha tredici anni e si stava lasciando morire di stenti. Come è possibile?
«Va bene, Dylan » mi dice lei. «Io sono Iris. Portiamo tua sorella in una camera, le facciamo una flebo di sali minerali, per iniziare, e poi cominceremo a somministrarle qualche sostanza necessaria all'organismo per riprendersi » non dico niente e guardo mia sorella mentre le mettono una ago nel braccio, a cui collegano un tubo. «Alyssa sta molto male, ha bisogno di mangiare » non rispondo di nuovo. «Puoi stare con lei. Domani mattina le faremo dei controlli e arriverà un medico » ancora silenzio. Impallidisco davanti a quella visione. «Dylan, mi hai capito? » chiede lei.
Finalmente la guardo: ha una coda di cavallo bionda, gli occhi chiari, è una donna abbastanza giovane. Non ricordo più nemmeno come si chiami, ma sono sicuro che me l'abbia detto. Annuisco.
Mi accarezza il braccio sinistro.
«Ora ho bisogno che compili qualche modulo per me, puoi farlo? » mi domanda dolcemente.
«Sì » dico, mentre mi siedo accanto al letto d'ospedale.
«Sei maggiorenne? »
Scuoto la testa. «No, ho diciotto anni, quasi diciannove »
Lei sospira. «Hai qualche parente con cui possiamo parlare? Tuo padre, tua madre...? » propone lei.
«Sì: mia madre, sta arrivando » confermo.
L'infermiera che ora ricordo chiamarsi Iris tira un sospiro di sollievo. «Allora aspettiamo lei. Tu stai qui? » mi domanda.
Annuisco convinto. «Sì, non mi muovo »
Iris mi lancia uno sguardo compassionevole. «Stai tranquillo, Dylan: l'hai portata qui in tempo, non le accadrà nulla »
Non rispondo, ancora troppo sotto shock per dire qualunque cosa, e lei esce dalla stanza, lasciandomi da solo.
Prendo una mano di mia sorella e la stringo tra le mie, scoppiando a piangere.
Sento dei passi veloci arrivare verso la stanza e mia madre compare davanti a me. Si porta una mano alla bocca e scoppia in lacrime. La raggiungo e la stringo tra le mie braccia, mentre lei singhiozza. «È tutto okay » le sussurro. «Siamo intervenuti in tempo » le ripeto queste due frasi finché non la sento calmarsi.
Si avvicina ad Alyssa a sua volta e prende una sedia anche lei, le dà un bacio sulla fronte e le accarezza i capelli. «La mia bambina » sussurra.
Iris entra e le chiede di compilare i moduli di cui mi parlava prima, lei annuisce. «Torno subito » mi informa prima di uscire, io le sorrido appena e mi metto dall'altro lato del letto, sdraiato vicino ad Alyssa, che ora è così piccola e magra. Mi metto su un fianco, poggio un braccio attorno alla sua vita e comincio ad ascoltare il suo respiro leggero.
Cullato da quel silenzio, tutta la stanchezza che prima non percepivo a causa dell'adrenalina, sale improvvisamente e sento il mio corpo a pezzi emotivamente, mentalmente e fisicamente. Così chiudo gli occhi e, ascoltando il ritmo del respiro della mia sorellina, mi addormento al suo fianco.


flowers' hall 🌸

ebbene sì, eccoci qui, con un nuovo capitolo. 

prima di tutto: non so cosa diavolo stia succedendo a wattpad. o sono io che non so più usarlo -può essere visto la frequenza con cui lo uso-, ma avevo messo a pubblicare questo capitolo settimana scorsa, insieme al precedente e non so perché me l'ha tenuto come bozza. 
io boh. 
niente gente scusatemi se combino casini, non so come fare, davvero. sono impedita e troppo esaurita. 

capitolo un po' pesante e un po' più lungo del solito, lo riconosco; ma scrivendo mi è venuta in mente questa scena e niente, non potevo evitarla -purtroppo-. sì, lo so, sto ammazzando dylan di dolore, scusatemi, non volevo. 

vado a rintanarmi nelle mie stanze fatte di libri di filologia che aspettano di essere aperti, dato che
a breve ho un esame. 

tanti baci sul naso e, come sempre, grazie infinite per leggermi. 

abbiate sempre cura di splendere💫

potete trovarmi anche su twitter a nome lydsnewt

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Aug 22, 2019 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

36 questions [in sospeso]Where stories live. Discover now