2.1

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Quando rientro Dylan mi aspetta sulla porta e nel vedermi fa un sorriso.
Ricambio.
"Buono il caffè?" chiedo sorpassandolo e andandomi a sedere al tavolo.
Lui annuisce e chiude la porta. "La sigaretta?"
"È stata quasi illuminante" rispondo legandomi i capelli indietro.
Lui alza le sopracciglia e si siede a sua volta, indagando il mio viso con lo sguardo. "In che senso?"
Faccio spallucce. "Te lo spiegherò più avanti" dico soltanto. "Iniziamo?" domando facendo un cenno al foglio e lui risponde affermativamente. Comincio io: "Se potessi vedere in una sfera di cristallo la verità su te stesso, sulla tua vita, il futuro o qualsiasi altra cosa, che vorresti sapere?"
Dylan tira un respiro profondo e si gratta la nuca, dubbioso. "Questa domanda è fin troppo complessa per i miei gusti" ridacchia, in imbarazzo. "Non ne ho idea... Cosa vorrei sapere?" si chiede e dondola sulla sedia, come fa spesso. "Forse... Forse se la mia famiglia riuscirà in qualche modo a risanare la ferita dalla perdita di mio padre" risponde. "Ma in realtà non lo so. Vorrei sapere tante cose"
"Ad esempio?" lo incoraggio.
Lui esita, ma poi si decide a parlare. "Se mi innamorerò mai, se qualcuno mi amerà mai. Amare ed essere amati: il desiderio base di ogni essere umano. Vorrei sapere se avrò figli. Se sarò una persona felice, realizzata, se riuscirò a vivere bene. Se Alyssa starà bene, se mia madre starà bene" si ferma. "Non so, non è possibile ridurre tutto ad una sola cosa, ad un solo desiderio di tutti quelli da cui è formata la vita"
Sorrido debolmente, comprendendo ciò che intende.
"E tu? Cosa vorresti sapere?" mi chiede.
Io scuoto la testa e appoggio il viso tra le mani. "Niente"
Alza le sopracciglia. "Niente?" sembra confuso dalla mia risposta.
"Niente, assolutamente niente di niente"
"E perché?" ride e sembra curioso.
Faccio spallucce. "Non voglio sapere prima come andrà. Se sapessi prima come una cosa andrà, nemmeno la proverei: voglio scoprirlo piano piano, voglio saperlo con il tempo. Se dovessi saperlo subito non ci sarebbe gusto"
Lui mi guarda stupito. "Ma ti eviteresti un sacco di batoste" osserva.
Mi appoggio allo schienale della sedia ed incrocio le braccia. "È pur sempre dalle batoste che si impara, o no?" ribatto, inclinando appena la testa.
Dylan sorride e si passa una mano fra i capelli. "Sì, forse hai ragione" fa una pausa. "Sei saggia" sorride e io faccio lo stesso, contenta per il complimento. Poi prende il foglio. "C'è qualcosa che sogni di fare da tanto tempo? Perché non l'hai ancora fatto?"
Ci penso un attimo. "Andare a Broadway e Hollywood!" esclamo, alla fine. "Non l'ho mai fatto per mancanza di soldi, semplicemente" ridacchio e lui lo fa con me.
"Io, invece, vorrei andare in Italia" risponde ed ha un sorriso malinconico sul viso.
"Come mai non ci sei mai andato?" domando dolcemente, sporgendomi verso di lui.
Sospira. "Banalmente dovevo andarci con mio padre. Sarebbe stato un viaggio di un po' di mesi, avremmo girato le città più importanti, partendo da nord per poi andare a sud..." si ferma improvvisamente. "Lui voleva tanto andare di nuovo a Roma, appassionato di storia come era" scuote la testa sconsolato. "Era la tappa dove voleva fermarsi di più: tanto cibo, belle donne e meraviglioso patrimonio, diceva sempre" ride appena e sul mio viso si forma un sorriso dolce. "Quanto voglio rivedere il Colosseo; oppure: Dylan,figlio mio, vedrai ciò che c'è a Roma e da adulto vorrai sposarti una romana e andare a vivere lì, fidati di me" imita quella che penso essere la voce del padre. "Mio padre era stato a Roma da giovane" mi spiega. "E voleva farmi innamorare di ciò di cui si era innamorato lui" prende un respiro. "Aveva questo grande talento, mio padre: era innamorato di tutto. Era innamorato delle città, della storia, di sua moglie, dei suoi figli, della vita" sentenzia alla fine.
"Era una persona appassionata" dico io e lui annuisce. "Dovresti andarci" sorrido debolmente.
Lui scuote appena la testa. "Non ho nessuno con cui andarci, ora"
"Puoi andare da solo" ribatto ovvia. "Ma c'è sempre qualcuno con cui andare in qualche posto"
Fissa i suoi occhi nei miei e io sorrido. "È una cosa stupida, ma..." inizia.
"Ma?" lo incito a continuare.
"Mi piacerebbe andarci con te" mi dice velocemente e si vergogna; lo capisco perché non mi guarda mentre pronuncia queste parole.
Io sorrido. "Vediamo come va a finire, okay?"
Dylan alza lo sguardo su di me e vedo che ha gli occhi lucidi.
Fa cenno di sì con la testa e gli angoli della sua bocca si sollevano.
Stranamente inizio a sperare sempre di più che questo esperimento funzioni e riesco a vedere nitidamente me e lui seduti su un aereo, insieme.





flowers' hall🌸

buongiorno, mercolediani!

eccoci qui, con il secondo blocco di domande. 
molto più intimo, interessante, personale. quel blocco di domande che va a scavare a fondo, barriere emotive che si rompono, ricordi che vengono raccontati... ahhh, tante belle cose da scrivere!!
si va a scoprire sempre di più su amelia e dylan, sui loro sogni, le loro paure, le loro personalità e le loro storie. pian piano saranno studiati bene entrambi.

con calma, racconterò quel che si deve raccontare. 

come ogni volta, vi ringrazio infinitamente per leggere, votare e se volete anche lasciare qualche commentino fatelo pure: così so se quello che sto facendo è davvero apprezzato! 
vi mando tanti baci sul naso

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