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Ero nervosa, non tanto perché ero tornata a casa dopo quasi 5 anni spesi a Las Angeles con mia madre, ma perché avrei dovuto affrontare di nuovo la straziante tortura della scuola.
Avevo cercato di convincere papà a farmi avere dei corsi privati, ma non c'era verso, diceva che mi avrebbe fatto bene integrarmi nella società.

Così papà Stark mi stava accompagnando con la sua auto a scuola, peccato l'auto fosse perfettamente modicata in modo che nessuno potesse vedere dentro e io non potevo dire al mondo quanto fossi fiera di mio padre. "Hai preso anche i quaderni che ti ho comprato? Quelli tecnologici con la penna per lo schermo?" chiese ancora mentre guidava.

"Papà, penso userò quelli normali di carta come qualsiasi altro adolescente." lo interruppi sorridendogli e lui ricambiò.

"Sì beh, è dalla seconda media che non frequenti una scuola." alzò le spalle. "Pensavo ti saresti sentita più a tuo agio con le apparecchiature che usavi con tua madre."

"Non darebbe troppo nell'occhio?" ridacchiai e lui aggiustò i suoi occhiali da sole.

"Hai ragione." borbottò. "Ho un regalo, è nel baule lì sotto." indicò sotto il mio sedile e quando mi piegai raccolsi una scatoletta ben incartata.

"Grazie." dissi emozionata aprendolo in fretta e furia per poi rivelare un bracialle fatto di perle bianche con un piccolo ciondolo. Lo presi in mano e lo studiai attentamente per poi trovare una scritta: "Essendo Me Stessa." lo misi sulla mano constatando che fosse della misura perfetta. "È stupendo, grazie papà! Ma dov'è la modifica?" chiesi sapendo che non poteva essere così semplice.

"Mi hai beccato." rise lui. "Il ciondolo lì ha un metodo di autodifesa, se lo tieni premuto per più di dieci secondi darà una scarica elettrica capace di immobilizzare la persona che ti infastidisce per un quarto d'ora." spiegò e spalancsi gli occhi osservando meglio il ciondolo. "In oltre è connesso 24h su 24 con Friday, nel caso puoi chiedergli qualsiasi cosa." mi sorrise.

"Ti sei dato da fare." analizzai il tutto. "Beh, mi sembra perfetto, grazie." non appena parcheggiò gli lasciai un bacio sulla guancia e scesi dall'auto non prima di averlo salutato.

"Buona giornata, piccola." dopo di ché fece ripartire l'auto e mi ritrovai di fronte all'entrata della scuola con in spalla la mia borsa. Sospirai e mi inoltrai nella marea di studenti, conoscevo la maggior parte dalle elementari e medie, ma molto probabilmente loro non si ricordavano di me viste le loro occhiate confuse.

Mi guardai intorno in cerca di facce simpatiche, ma l'unica che scorsi fu quella di Michelle che stava seduta a terra smanettando con il suo telefono. Io e lei eravamo ottime amiche alle elementari e alle medie finivo sempre per dormire a casa sua quando volevamo guardare qualche film, poi avevamo perso i contatti visto che delle bambine di 12 anni non avevano un cellulare né tantomeno la minima idea di come rintracciarsi.

"Ciao, Michelle." diventai rossa non appena lo sguardo della ragazza si sollevò per arrivare al mio viso. Non ero mai stata molto sociabile, più che altro timida.

"Ci conosciamo?" chiese corrugando la fronte.

"Sono io, Renata." le ricordai e lei spalancò gli occhi alzandosi di colpo.

"Non ci credo." disse squadrandomi. "Quella Renata, Renata fottuta Stark?" esclamò.

"Proprio quella." al che mi abbracciò e io la strinsi a me felice di averla ritrovata. "Wow, è passata un'eternità, sei diventata bellissima!" esclamai non appena ci allontanammo, lei raccolse il suo zaino e sorrise.

"Stai scherzando spero, insomma, guardati! In seconda media eri la più piatta tra le ragazze e ora probabilmente sarai la più dotata." rise e portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio in imbarazzo. "Sei come ti ricordavo, la stessa timidona, solo nel corpo di una figa."

Just MyselfOnde histórias criam vida. Descubra agora