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"Mammina, mammina! Non ci crederai!" la bambina urlò correndo nella torre con un foglio di carta nella sua mano. "Sono un genio!"

"Vieni qua piccolina." Pepper la prese in braccio non appena questa si sedette sul divano, le lasciò qualche bacio sulle sue guance che la fecero ridacchiare. "Che cos'è?" chiese poi guardando il foglio.

"Ho disegnato papà!" la bimba le mostrò il suo disegno. "Guarda qui!" puntò alla sua tuta. "Ho pensato che sarebbe più comodo per lui averlo proprio qui." puntò il dito verso il suo cuore. "La tuta può apparire e sparire ogni volta che lui vuole!" batté le mani e Pepper la fissò stupita.

Non c'era dubbio fosse una Stark e aveva solo 8 anni. "Penso che papino lo adorerà." Pepper la rassicurò con un grande sorriso.

"Quando sarò grande voglio essere come lui." la bambina sbadigliò, era tardi e lei sarebbe dovuta essere a letto già mezz'ora fa, ma aveva deciso di aspettare suo padre che era in missione con Natasha. Adorava stare con la sua mammina e io calore del suo corpo le fece venir voglia di chiudere gli occhi.

"Come lui?" chiese Pepper un po' spaventata dalle sue parole, era già abbastanza preoccupata per Tony che rischiava la sua vita tutti i giorni. Non voleva la stessa vita per sua figlia.

"Sì, costruirò una tuta come la sua e sarò Iron-Girl." sorrise e chiuse i suoi occhietti, posò la testa sul petto di sua madre e il suo foglio cadde dalle sue manine ormai stanche.

"Sarai la migliore." la bionda le lasciò un bacio sulla tempia e raccolse il disegno per guardarlo.

"Papino è il migliore." Renata mormorò prima di addormentarsi con un piccolo sorriso sulla sua faccia e la testa piena di idee.

Pepper d'altra parte era preoccupata, il disegno era bello nonostante avesse solo 8 anni, pieno di dettagli e nomi per i vari componenti della tuta. Se Renata non era una Stark allora nessuno poteva esserlo visto che lei era perfetta per quel ruolo. Il soffitto si aprì e la iron-tuta atterrò sul pavimento il più silenziosamente possibile, Tony tolse la sua maschera per guardare sua moglie seduta sul divano con sua figlia. "Come stanno le mie ragazze?" chiese togliendo la tuta pezzo per pezzo.

"Bene, forse troppo." Pepper gli allungò il foglio senza guardarlo in faccia.

Tony lo prese e gli diede un'occhiata, le sue sopracciglia si corrugarono alla vista dei vari nomi di alcuni materiali ottimi per costruire una nuova tuta, l'idea era scritta sul retro del foglio. *Idea per papino: la tuta è il suo cuore, quindi dovrebbe trovarsi lì. Per il miglior papino di sempre!*
"Che cosa vuol dire?" chiese lui e Pepper passò la sua mano tra i capelli di sua figlia.

"Vuole essere come te, Tony, e se le succedesse qualcosa?" chiese con voce tremante, lui scosse la sua testa sedendosi di fianco a lei, i suoi occhi non lasciarono il viso di Renata mentre abbracciava Pepper.

"Non glielo permetterò, lo prometto. La terremo al sicuro." nella sua immaginazione, sua figlia era nata per fare grandi cose, vincere competizioni, forse un Nobel. Era così piccola e innocente, Tony l'avrebbe protetta da qualsiasi cosa ci fosse lì fuori. Nessuno avrebbe fatto del male la sua bambina.

"Tony, penso le abbia bisogno di una pausa da tutto questo." Pepper sussurrò.

Quella era la sua più grande paura, non avere sua figlia, nonché unica ragione di vita, con sé. Ma sapeva che sia moglie aveva ragione. "Cazzo." sbottò, quello fu abbastanza per far aprire gli occhi a Renata.

"Quella è una parola no-no." lei bisbigliò e sorrise leggermente. "Ciao papino, com'è andata la tua missione?" alzò le sue mani verso di lui, segno che voleva essere presa in braccio da lui.

Lui la prese e sorrise. "Ciao bimba, è andata bene. Quella non era una brutta parola, mi hai sentito male." scherzò, il suo sorriso crebbe.

"No, hai detto la parola che inizia con la 'c'!" rise e il suo sguardo finì sul suo disegno. "L'hai visto?" chiese emozionata. "Papino quella è una mia idea! Ti piace?" gli baciò la guancia e lui annuì. "Bene, perché lo costruirò un giorno." sbadigliò e si avvicinò a lui posando la sua testa sul suo petto. "Quando sarò la tua assistente."

Pepper e Tony scambiarono uno sguardo ma nessuno di loro aprì bocca e decisero di rimanere in silenzio.

**
"Papà, sono abbastanza grande per andare con te! Dottor Destino mi ha portato via il mio migliore amico e ha cercato di uccidermi!" urlai. "Come diavolo puoi pensare che lasciarmi qui sia una buona idea?" chiesi e lui alzò gli occhi al cielo.

"Sei troppo giovane." sbottò e corrugai le sopracciglia.

"Ah sì? Peter ha la mia stessa età." incrociai le braccia al petto. "Sono praticamente la sua inventrice e la tua assistente, ammettilo. Verrò con te."

"Per l'amor di Dio! Renata, tu sei mia figlia, non Peter, mi preoccupo per te e non ti lascerò venire. Sei ancora traumatizzata da quello che è successo, io sono tuo padre e, visto che ho potere su di te, dico che non verrai con noi." urlò alzando le mani al cielo, le nostre facce erano rosse dal litigio.

"Verrò, in un modo o in un altro." cercai di calmarmi e lui scosse la testa. "Non seguirò le tue regole."

"Se non vuoi seguire le mie regole, allora io non seguirò le tue." si girò tornando a lavorare. "Non puoi vedere Peter per una settimana."

"Cosa?" urlai con occhi sgranati. "Papà non puoi essere serio!"

"Lo so e non ti preoccupare, un mio amico starà qui con te mentre saremo in missione." rilasciai un grosso sbuffo e scossi la testa.

Con quel movimento l'illusione che avevo creato scomparve e mi sedetti sul mio letto, abbracciai le mie gambe al petto e piansi, le mie lacrime caddero sul tessuto dei miei pantaloni. Non potevo crederci. Ero io quella che voleva vendetta e lui non mi voleva con loro perché pensava fossi debole.

Che cazzo, non sono debole e lui è fottuttamente pazzo a pensarlo.

"Hey." Steve entrò nella stanza. "Riesco a percepire pensieri cattivi, stai imprecando mentalmente?" chiese e lo guardai con i miei occhi rossi e pieni di lacrime.

"Vaffanculo Steve, non sono dell'umore giusto." sospirai guardando le mie mani e lui si sedette di fianco a me sul letto. "Ho detto di andare a fanculo, non di invadere il mio spazio personale."

"E per colpa di Tony?" chiese guardandomi.

"Cosa? No, perché mai dovresti pensarlo?" chiesi ironicamente alzando gli occhi al cielo, solo dopo notai il suo sguardo serio. "Sì." risposi infine dopo qualche secondo. Lui poggiò una mano sulla mia spalla.

"Ti ama, lo sai?"

"Steve, non ho bisogno di quel tipo di discorso. Lo so e lo amo anch'io, ma non sono d'accordo con la sua decisione. Lo sai anche tu che ho bisogno di venire con voi." presi un grosso respiro.

"So cos'è successo, forse dovresti parlarne con lui e-" lo bloccati arrabbiata.

"È quello che ho fatto, cazzo! Ma lui è così testardo e stupido e... e... E io non so che fare." piansi abbracciandolo, lui ricambiò. "Abbiamo lo stesso carattere ed è così irritante."

"Lo vedo." sussurrò. "Non ci pensare, uccideremo Dottor Destino e non ti disturberà mai più, te lo prometto." mi lasciò andare e sorrise leggermente.

"Non è così semplice."

"Lo so, cerca di tenere la tua mente occupata." annuii e lui si alzò.

"Non puoi tenermi compagnia?" chiesi con un piccolo sorriso.

"Dov'è Peter?" corrugò le sopracciglia e arrossii.

"Papà ha detto che non posso vederlo per una settimana." scrollai le spalle e lui ridacchiò. "Quindi? Cosa posso fare per tenere la mente occupata?"

"So io cosa!" batté le mani. "Puoi leggere la versione originale della Bibbia e quando tornerò possiamo commentarla insieme!" urlacchiò.

"Non succederà mai." scossi la testa e lui se ne andò.

La religione non era definitivamente nei miei piani per andare con loro.

Just MyselfWhere stories live. Discover now