Secondo Capitolo

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What I've done

What I've done
I faced myself
To cross out what I've become
Erased myself
And let go of what I've done

Quando Harry apre gli occhi, si ritrova faccia a faccia con una superficie scura, così diversa dalle pareti bianche della Capitale da fargli sentire lo stomaco stretto in una morsa.
Il ragazzo boccheggia, artigliando i bordi del letto su cui è adagiato con le dita, perché lui quella cosa nella sua pancia non l'ha mai sentita prima d'ora.
Deglutisce, terrorizzato, e si guarda intorno convulsamente, le nocche che diventano bianche e le pupille che si abituano lentamente alle luci soffuse.
Si trova in una tenda enorme, una di quelle che si possono trovare solo nelle basi militari dello Stato.
Per un attimo pensa che i soldati li abbiano trovati, che l'allarme sia arrivato a destinazione e che sia lui che Liam siano in mani alleate, ma quando sente la voce della Guardia che l'ha aggredito in prigione capisce che il rapimento dei Ribelli ha funzionato alla grande.
L'uomo dalle iridi azzurre si avvicina a lui con grandi falcate, superando tavoli di metallo e scaffali colmi di medicinali senza degnarli di uno sguardo: i suoi occhi sono tutti per Harry.
E paiono fuoco vivo sulle sue occhiaie.
Prima che Harry possa fare o dire o pensare qualcosa, il pugno dell'altro gli colpisce in pieno la mascella.
«Capo! Ci serve cosciente!»
La voce del biondo arriva ovattata alle sue orecchie, ma l'interpellato non è intenzionato a smettere.
Con un ringhio quasi animale che fa rizzare i peli sulle braccia a Harry – cosa diamine gli sta succedendo?! – gli rifila un altro pugno.
«Louis!»
Il ragazzo si blocca, la mano sospesa a mezz'aria e il cuore che gli scoppia per l'adrenalina e la rabbia.
«Tu» sibila in faccia a Harry artigliandolo per la camicia e strattonandoselo addosso a pochi centimetri dalla faccia «adesso vieni con me. E se provi ad alzare anche solo un dito contro di me giuro che ti faccio a pezzi con le mie mani, bastardo.»
Harry annuisce meccanicamente e il volto di Louis si apre in un sorriso che è più una smorfia amarissima.
«Sei docile quando non esegui gli ordini del tuo padrone, eh? Non come quando hai ammazzato mia sorella.»
Harry lo guarda ad occhi sgranati mentre l'altro lo trascina giù dal letto e si chiede per l'ennesima volta perché il suo corpo stia reagendo in quel modo.
Cerca nei meandri della propria memoria un viso che possa essere associato al ragazzo che lo sta spintonando fuori dalla tenda, ma non gliene viene in mente nessuno in particolare.
Dopotutto, Harry ha ucciso moltissime persone.
~

Sono nella linea più remota della metropolitana.
Harry non se l'aspettava.
Tutti quegli anni passati a monitorare i campi e le rovine dell'Inghilterra e i Ribelli sono sempre stati sottoterra.
Louis lo trascina fino all'atrio principale, dove ad aspettarli ci sono decine, centinaia di individui.
Uomini, donne, anziani, bambini... sono tantissimi, tutti seduti per terra a guardarli, fra le rovine di un mondo che Harry non conosce, davanti a muri pieni di scritte che Harry non comprende.
In mezzo a loro, due sedie si fronteggiano.
Liam è ammanettato a una di esse, mentre l'altra è vuota.
Harry capisce che è per lui ancora prima che Louis lo spinga in quella direzione.
«Benvenuto nella sede principale della Resistenza» gli sibila il ragazzo in un orecchio, mandandogli scariche di... qualcosa in tutto il corpo.
Harry viene strattonato fino a ritrovarsi sbattuto contro lo schienale.
Louis è l'unico in piedi, cammina sicuro di sé da Harry a Liam e viceversa, le spalle dritte e le postura fiera.
«Facciamo due chiacchiere, vi va?»
Zayn, seduto poco più indietro di Liam, si esibisce in un ghigno spaventoso.
«Lui» comincia Louis indicando Harry ma rivolgendosi a Liam, «ha preso l'ultima dose di Pillole diciannove ore fa. Tu dodici. Come mai?»
Un silenzio ostinato è tutto ciò che riceve come risposta.
«Mi sa che non avete capito una cosa» continua, la voce tagliente come lame, «in un modo o nell'altro vi facciamo parlare.»
Si avvicina lentamente a Niall, che gli porge una siringa colma di liquido viola.
Il cuore di Harry comincia a battere furiosamente.
«So che conoscete questo piccolo strumento. Perciò permettetemi di riformulare la frase: o parlate con la vostra voce o facciamo parlare le vostre sinapsi mentre voi vi sgolate per il dolore. Credo che la seconda opzione non sia al primo posto nei vostri progetti per l'avvenire, ma effettivamente per noi sarebbe molto più divertente.»
Liam s'irrigidisce contro lo schienale.
«Com'è possibile che abbiate tecnologie e conoscenze del genere?»
Louis si lascia scappare un sorrisetto, rigirandosi la siringa in mano.
«Nello stesso modo in cui è possibile che in questo posto ci sia corrente e che voi non abbiate più addosso i localizzatori e che i nostri cervelli siano protetti esattamente come i vostri: abbiamo un computer centrale anche noi.»
Alle parole di Louis, Niall si alza in piedi.
«Controllato da una mente superiore, aggiungerei» annuncia, la voce distorta dal sorriso che gli apre le labbra.
Fa qualche passo avanti e strizza l'occhio ai presenti, guadagnandosi risolini, fischi d'approvazione e parecchi applausi.
Harry percepisce qualcosa di strano all'altezza dello sterno.
Quel ragazzo... quel ragazzo ha ideato tutto quello da solo?
«Ora che abbiamo finito i convenevoli» riprende Louis voltandosi verso di lui, «vorrei sapere per quale motivo Harry Styles non prende le sue preziose Pillole Bianche una volta al mese, mentre il nostro Liam Payne le prende.»
«Funziona così da quasi un anno,» risponde Harry meccanicamente, «sono gli ordini.»
Louis aggrotta le sopracciglia, facendo qualche passo nella sua direzione.
«Sono gli ordini e basta? Tu lo sai perché prendi le Pillole, vero?»
«Per sopravvivere.»
Louis rimane paralizzato per un attimo, mentre mormorii sempre più concitati si levano dalla folla accanto a loro.
«Non lo sa» mormora Louis tornando a fronteggiare Liam «È il tuo fottutissimo vice e non lo sa. Diglielo.»
Liam rimane in silenzio, il labbro tremante come un bambino terrorizzato, e Zayn gli è subito addosso, la lama del proprio pugnale a premere contro il suo collo.
La spalla fasciata evidentemente non influisce molto sulla sua audacia.
«Ha detto diglielo, bastardo.»
Liam pianta gli occhi scuri in quelli verdi di Harry.
«Le Pillole servono a cancellare le emozioni dai nostri organismi, a toglierci gli istinti umani. L'unico che ci rimane è quello di sopravvivenza e... e la paura.»
Harry sente qualcosa di strano nella testa, come se avesse alcune sinapsi immerse nella nebbia.
«Cosa?»
«Erano successe troppe cose, Harry, C'era stata la Guerra e poi le catastrofi e faceva tutto così male. All'inizio le Pillole erano facoltative, degli antidepressivi estremamente efficienti, e poi... poi sono diventate obbligatorie. Avevo quindici anni quando successe.»
«I nostri genitori ce le davano?»
Qualcosa nel cuore di Harry si rompe, mentre pronuncia quelle parole, e lui pensa che forse sta per morire.
«Ve le davano. I miei erano morti.»
«Non è possibile,» ribatte, «anch'io avevo quindici anni, come posso non ricordarmi dei miei quindi-»
Harry si blocca a metà frase, quell'ultima parola che si polverizza nell'aria.
Harry non ricorda i suoi quindici anni.
Non li ricorda.
«Le Pillole che prendete tutti voi sono diverse da quelle che prendiamo noi Capi di Governo. Per voi prendere le Pillole significa ingerire composti chimici che vi permettono di sopravvivere, nulla di più. Vi hanno fatto dimenticare quello che è successo realmente.»
«Le vostre... le vostre sono diverse?»
Liam annuisce impercettibilmente.
«Gli effetti sui nostri corpi sono gli stessi, ma noi le prendiamo in piena coscienza di ciò che stiamo facendo.»
Harry si sente svenire.
«Le prendi di tua spontanea volontà?»
«Fa tutto troppo male, Harry.»
Zayn alza gli occhi al cielo, allontanando il pugnale dalla giugulare dell'altro.
«Oh, risparmiaci queste scenette del cazzo.»
Ma il cervello di Harry si è inceppato su un singolo pensiero.
«Vuoi dire che noi possiamo sentire qualcos'altro oltre alla paura?»
Niall si volta verso di lui, sorridendo radioso.
«Visto, amico? Hai presente tutte quelle belle sensazioni di merda che stai percependo sotto la pelle? Congratulazioni, stai tornando umano!»
«Cosa?»
Niall gli si piazza davanti, incrociando le braccia al petto.
«L'effetto delle Pillole finisce abbastanza in fretta se si rimane un po' di tempo senza assumerne, contando che ne prendete almeno cinque nel giro di ventiquattr'ore. Entro dopodomani dovresti arrivare a sentire le emozioni come tutti noi.»
Louis, dietro di lui, stringe le mani in due pugni e digrigna i denti, ma si ricompone dopo pochi secondi.
«Forse anche prima» continua Niall, «visto che stamattina non l'hai presa e nell'ultima settimana hai diminuito la dose.»
«Il che ci riporta» interviene Louis, lo sguardo infuocato puntato su Liam, «a te. Perché diminuite agli altri la dose di Pillole per sette giorni al mese? Perché il diciassette ordinate loro di non prenderle? È una mossa piuttosto pericolosa per voi, no?»
Liam deglutisce, senza rispondere.
«Payne» lo avvisa Louis con voce gelida accarezzando la siringa con le dita «le buone o le cattive.»
«Stiamo lavorando a un progetto per far diventare le persone efficienti come automi.»
Il Capo dei Ribelli inclina un po' la testa, le sopracciglia aggrottate.
«Sono già automi.»
«No,» lo corregge Liam «automi automi. Tu dici loro di alzare un braccio e loro lo alzano. Gli dici di sparare a un innocente che non è sospettato neanche per il più insignificante crimine del mondo e loro gli sparano. Gli dici di ammazzarsi e loro si ammazzano. Automi che non pensano.»
Tutti i presenti trattengono il fiato, Louis compreso.
Harry sente la voglia impellente di vomitare.
«In che modo?»
Il sussurro di Niall pare amplificato all'inverosimile, in quel silenzio inquietante.
«Con un mini computer, un miracolo elettronico di appena un centimetro di diametro applicato alla base del collo che permette di controllare al cento percento il cervello di ogni individuo. Ogni cittadino – esclusi i Capi di Governo – ne ha uno. L'unica cosa in grado di attivare e disattivare il processo sono delle particolari radiazioni chiamate Omega, che vengono trasmesse il giorno diciassette di ogni mese tramite le Colonne d'Ercole, torri di comando disseminate per la Città che sembrano semplici sostegni delle linee elettriche aeree.»
«Louis...» mormora Zayn, ancora in piedi.
L'interpellato annuisce.
«Sono loro» annuncia Louis, prima di tornare a guardare Liam. «Sono quelle che state costruendo nelle basi militari qua fuori.»
Liam annuisce solamente.
«Perché anche qui?»
«Perché le Omega rimangono nel raggio delle Colonne installate nella Capitale: una volta usciti dalla Città, l'effetto svanisce.»
«E la Pillola interferisce,» mormora Niall, iniziando a capire, «interferisce con le radiazioni.»
Liam annuisce di nuovo.
«E se i cittadini escono da Londra mentre state collaudando il vostro bel progetto...» aggiunge Louis, il respiro affannoso e le mani che gli tremano, «se i cittadini escono da Londra senza Pillole in corpo e senza radiazioni a controllargli il cervello... si liberano.»
Tutti trattengono il respiro.
«Sì.»
«Sei tu al comando di questo progetto, è per questo che vai dal Capo di Stato una volta al mese a quell'orario assurdo» deduce Louis guardando Liam di sbieco.
Harry si sente tremendamente male e qualcosa gli sta divorando la carne e lui pensa per la seconda volta che sta per morire, che quel mostro che ha sottopelle presto gli mangerà il cuore e lo lascerà lì, agonizzante e poi immobile, un cadavere lontano dalla luce del sole.
«Ci vuole una password per attivare il processo» sta spiegando Liam, «Il mattino del giorno diciassette di ogni mese la cambio e mi reco dal Capo di Stato per rivelargliela. A voce, sempre. Non possiamo correre il rischio che venga rintracciata da qualcuno.»
«Oh.»
Louis sorride e Harry sta per morire.
«Abbiamo fatto bene a farti venire prima da noi, allora» dice divertito, avvicinando il proprio viso a quello dell'altro. «Sai una cosa, Payne? Giusto qualche ora fa una piccola base dei Ribelli è saltata in aria, a poche miglia di distanza. Temevo che nei prossimi giorni i vostri soldatini avrebbero trovato anche noi, ma ora sono più tranquillo.»
Il suo sorriso si allarga come una macchia d'olio.
«Perché finché sei con noi non ci torceranno un capello.»
Harry si arrende al proprio corpo e crolla sul pavimento.

Twenty-eight past ten. Where stories live. Discover now