Nono Capitolo

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[Ma quanto è bello Louis in questa foto?]

City of the dead


City of the dead
At the end of another lost highway
Signs misleading to nowhere
City of the damned
Lost children with dirty faces today
No one really seems to care






Liam entra nell'ufficio del Capo di Stato alle sei e ventidue del mattino, mentre Zayn, Harry, Louis e Niall sono ancora fuori Londra, pronti a partire dalla base centrale. Liam è stato prelevato in anticipo dal proprio autista, che si è presentato in giacca e cravatta davanti al dormitorio esordendo con un deciso «Il Capo di Stato richiede la vostra immediata consulenza.»
Sono passate poche settimane dall'ultima volta che Liam è stato in quell'ufficio, ma ora lo vede in un modo totalmente diverso. Lo vede spoglio e insignificante e noioso. A Zayn non piacerebbe affatto.
«Payne, è un piacere rivederti.» La voce del Capo di Stato gli entra nelle orecchie e gli provoca un moto di disgusto. Gli torna in mente all'improvviso il primo ordine che gli ha dato, quando si è piegato accanto alla sua testa e ha sorriso come il più viscido dei vermi e gli ha bisbigliato addosso i Tomlinson e i Malik, figliolo: devi manometterli.
«È un piacere essere tornato, Signore» risponde senza tradirsi minimamente.
Il Capo di Stato gli fa cenno di sedersi sulla sedia di fronte alla scrivania di vetro e Liam obbedisce, sentendosi sporco fin nelle vene.
«Come stanno i soldati che erano con te?»
«Bene, Signore. Abbiamo continuato ad assumere le Pillole d'emergenza di nascosto, alla base dei Ribelli. Ho ordinato una seduta per tutti e cinque all'Ospedale centrale per dopodomani. In due giorni dovremmo tornare alle condizioni fisiche ideali per sopportare qualche procedura di sicurezza.»
«Efficiente come sempre, Payne» si complimenta. Poi sprofonda ancor di più nella poltrona bianca, aggrappandosi ai braccioli con un ghigno che gli spunta sulle labbra. «E ora dimmi: come spazziamo via quei parassiti? Scegliamo due tipi di armi e tiriamo un penny?»
Liam si irrigidisce impercettibilmente. «Pensavo alle radiazioni Omega, Signore. Con una procedura d'emergenza dovremmo essere pronti già domani mattina.»
Il Capo di Stato lo studia lentamente, come se cercasse di capire se ciò che gli è stato proposto è un gioco che varrebbe la pena tentare prima di buttare via. «Una Colonna d'Ercole è stata abbattuta» considera infine.
«Ma le altre sono state completate» ribatte Liam. «È l'occasione perfetta per testare le radiazioni.»
«Mh.» L'uomo non sembra convinto; Liam riesce quasi a vedere le decine di metodi immediati di sterminio di massa che gli stanno scorrendo nelle pupille. Sa che ha l'acquolina in bocca solo a pensarci.
Liam prende un respiro profondo, imponendosi di restare calmo. «Ci pensi per un attimo: domattina avrà un controllo tale sulla popolazione da indurre ogni singolo cittadino a massacrare quello che potrebbe essere un suo amico, il suo coniuge, o suo figlio.»
Sul viso del Capo di Stato, un sorriso si allarga a macchia d'olio, infradiciandolo di compiacimento. «Mi piace come pensi, Liam. Quando uscirai da quella porta ordinerò alla Capitale di interrompere l'assunzione delle Pillole Bianche.»
Liam annuisce, i vasi sanguigni colmi di sollievo. Forse, forse possono farcela. «Non la deluderò, Signore» si congeda, alzandosi.
«Payne» lo ferma l'altro. «Sono quasi sicuro che non mi deluderai. Ma non mi piace rischiare, quindi avremo un piano d'emergenza nel caso in cui le radiazioni non dovessero reagire come previsto.»
Il Capo di Stato afferra il Trasmettitore e Liam percepisce un rivolo di sudore gelido scorrergli nel colletto della divisa.
«Hale, preparami gli aerei alla base centrale. Se domattina entro le undici non ricevete nessun contrordine, bombardate la base ribelle.»

~

Louis si sente soffocare mentre sorpassano le mura della città, i battiti frenetici del cuore gli rimbombano nel corpo, un terremoto con la gabbia toracica come baricentro e la pelle che trema sotto quelle che sembrano scosse di magnitudo otto. È in gabbia, un prigioniero che entra in una cella grande quanto Londra.
La cupola sopra le loro teste è stata progettata per proteggere la Capitale dalle intemperie, dal clima, dagli incidenti di percorso della natura. A Louis pare solo un enorme e opprimente soffitto che scende sempre di più, centimetro dopo centimetro, avvicinandosi inesorabilmente al suo cranio, pronto a polverizzarlo.
Sono le sette del mattino e i lampioni sono ancora accesi: l'Inghilterra è troppo buia per gli standard del governo, persino d'estate.
Louis si obbliga a rimanere impassibile, a sorpassare senza fiatare quelle abitazioni che non hanno più le porte colorate, a tenere lo sguardo lontano dalla divisa di Harry, dal portamento di Harry, dalla rigidità che traspare da ogni suo poro e che non è da lui. Non è lui.
Louis stringe i denti quando svoltano l'angolo e sulla sinistra s'intravede la sede del Giornale. Percepisce l'ossigeno scivolargli con grande fatica nei polmoni, al solo pensiero di poter incontrare i suoi genitori da un momento all'altro. Lo riconoscerebbero e lo ammazzerebbero sul posto.
Quando arrivano davanti al Parlamento, Liam li raggiunge e Louis lo sente distrattamente parlare con uno dei soldati che li hanno accompagnati; lo chiama Anderson e, prima di congedarlo insieme al resto del manipolo, gli ordina non prendere la Pillola e lo fa con un tono spaventoso, una noncuranza da brivido, come se stesse leggendo un numero a caso e non dicendo a un uomo di evitare di sopprimere ogni suo istinto umano per un giorno.
Davanti al Parlamento c'è l'appartamento di Liam: abitano uno accanto all'altro, i Capi di Governo e i soldati dell'Esercito. Pronti a rispondere al primo schiocco di dita del Capo di Stato.
Attraversano il vialetto in rigoroso silenzio, tutti e cinque, e quando Liam apre la porta blindata e fa cenno agli altri d'entrare, si lasciano scappare un sospiro di sollievo generale.
L'ingresso della casa porta direttamente a un'area aperta che comprende sia la sala che la cucina; è tutto bianco, illuminato a pieno giorno da lampade a neon disseminate dappertutto. L'arredamento è semplice e dalle sfumature chiare di azzurro e verde. È tutto delicato, ordinato, disciplinato.
Louis si sente così dannatamente fuori posto.
«Abbiamo un problema» esordisce Liam. «Il Capo di Stato ha dato ordine alla base centrale di bombardare la sede della Resistenza se la popolazione non dovesse rispondere subito alle radiazioni Omega.»
«Cosa?» La domanda di Louis ribolle di rabbia incredula.
«Non vuole rischiare di perdere quest'occasione, sta monitorando ogni uscita della metropolitana da stanotte. Devo far partire la procedura, anche solo per qualche minuto, almeno finché il Capo di Stato non annulla l'ordine di bombardamento.»
Louis si lascia scappare un verso di esasperazione e si passa le mani fra i capelli, le ciocche che gli rimangono impigliate alle falangi. «Ma puoi arrestarla non appena lui ritira l'ordine, vero?»
Liam annuisce. «Il piano è quello.»
«E se succede qualcosa? Se ti impediscono di fermarla? Se ammazzi il Capo di Stato e poi le Guardie ammazzano te prima che tu possa bloccare le radiazioni?» Louis lo colpisce a raffica, per poi sentirsi come se avesse appena sparato contro se stesso. Ogni singolo dubbio ha fatto centro nel suo stesso corpo.
È Niall a rispondergli, questa volta. «Se dovessimo aver bisogno di un piano B, io sono il piano B.»
Louis lo osserva confuso.
«Posso accedere al computer centrale dal Parlamento e bloccare le Omega» spiega il biondo. «E posso collegarmi alla base centrale per sapere se gli aerei sono in procinto di partire oppure no. Se il Capo di Stato ritira l'ordine – e speriamo che lo faccia – e Liam non riesce a fermare le radiazioni, le fermo io.»
Louis si morde il labbro inferiore fin quasi a farlo sanguinare. È tutto così assurdo che potrebbe scoppiare a ridere da un momento all'altro. «E se non lo fa? Se non ritira l'ordine?»
Nessuno risponde. Sono tutti impegnati a crogiolarsi nel pensiero terrificante delle bombe che abbattono la Resistenza, replicando sottoterra la vista piena di macerie che è già presente all'aria aperta, a far da panorama a Londra.
«Lo farà perché le radiazioni funzioneranno» mormora Liam per convincerli, per convincersi, per cercare di coprire quel silenzio che sa di sconfitta e delusione e dolore.
«Liam.» La voce di Harry risuona fra le pareti e Louis si permette di guardarlo, infine, e ciò che vede gli fa venire voglia di chiudere gli occhi e dormire per sempre: Harry ha abbandonato la postura ferrea di prima e sembra quasi un bambino troppo cresciuto che si è vestito da soldato per una festa in costume. Ha gli occhi pieni di lacrime. «Niall non può togliermi il chip – continua – non senza ammazzarmi quasi sicuramente.»
Liam annuisce, senza fiatare.
«Liam» lo chiama di nuovo Harry. «Ti prego, dimmi che per evitare gli effetti delle radiazioni non devo prendere di nuovo quelle Pillole.»
Louis si sente soffocare. Se tutto va secondo il nuovo piano, gli effetti delle radiazioni non dovrebbero durare molto; questione di poche decine di minuti, se il Capo di Stato è soddisfatto del risultato e Liam si dà da fare – o se Niall agisce in fretta. Ma Harry. Harry non deve avvicinarsi a quella roba neanche per un secondo, non dopo tutto il male che gli ha causato, dopo tutti gli incubi e il senso di colpa.
«Sono io che attivo il procedimento, Harry.» Il tono di Liam è rassicurante, determinato ma quasi dolce, e Louis pensa che quell'uomo è nato per convincere le persone. «Posso escluderti dall'intero processo.»
Harry espira, buttando fuori l'aria che ha trattenuto per un tempo lunghissimo.
«Fino a prova contraria per ora voi non siete nemici dello Stato, siete soldati e vittime» continua Liam. «E io sono quello che vi deve riconoscere, che vi deve schedare e portare in Parlamento se ce ne fosse bisogno. Io sono quello che può far partire la procedura e che può fermarla prima che il Capo di Stato se ne accorga. Io. Perciò fidatevi di me e lasciatemi fare il mio lavoro.»
Inaspettatamente, la voce che gli risponde è quella di Zayn. «Sissignore.»
Liam lo guarda e nei suoi occhi c'è una gratitudine che Louis non ha mai visto prima. «Payne» lo chiama con risolutezza. «Se questo piano funziona potrei quasi accettare il fatto che tocchi il mio migliore amico in modo ambiguo.»
A quelle parole, le guance del diretto interessato si colorano leggermente di rosso. Poi Liam si ricompone e annuncia di dover andare a recuperare delle divise per loro tre.
Studiando la camminata sicura del Capo Maggiore dell'Esercito mentre questi esce dal proprio appartamento, Louis si dice che sono pazzi, tutti e cinque, sono pazzi e non ce la faranno mai. Si sofferma ad osservare la figura di Niall, che sta già armeggiando con diversi apparecchi elettronici, e pensa smentiscimi, amico, smentiscimi. Lo pensa soltanto, però. Quello che dice ad alta voce è diverso. Quello che dice ad alta voce è «Tua mamma sarebbe fiera di te.»
Niall sobbalza, decine di fili stretti fra le dita, e poi si volta verso Louis.
Sulle sue labbra, un sorriso più luminoso delle lampade a neon.

Twenty-eight past ten. Where stories live. Discover now