Terzo Capitolo

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I've lost the power
to understand
what it takes
to be a man

Now my mistakes are haunting me
Like Winter came and put a freeze on my heart
I've lost the power to understand
What it takes to be a man

«Lo sta facendo sul serio?»
Zayn inclina la testa di lato, come se stesse osservando un qualche cucciolo di animale particolarmente bizzarro e peculiare.
«A quanto pare.»
Louis assottiglia gli occhi per riuscire a leggere le piccole lettere stampate sulla copertina del plico di fogli che Niall sta sventolando a destra e a manca da più di mezz'ora.
«Ce la fai a vedere fin lì?» il sussurro di Zayn gli fa venire la pelle d'oca dietro la nuca, mentre cerca di sporgersi in avanti per avere una visuale più ampia di quella scenetta assurda.
«Aspetta, aspetta, ci sono!» esclama Louis aggrappandosi ai lembi della tenda per evitare di cadere rovinosamente a terra, vista la posizione che tutto assicura tranne il perfetto equilibrio della sua persona.
«Guida... alla Certificazione? No, alla Classificazione... delle Emozion-» non riesce neanche a finire la frase a causa delle troppe risate.
Sente Zayn appoggiare la testa alle sue spalle e cercare di soffocare le risa nella sua maglia, finendo solo per fallire miseramente e riempire la tenda della propria voce.
Perdono entrambi l'equilibrio, ormai sull'orlo delle lacrime, e all'improvviso si ritrovano ben oltre la soglia, le braccia a tenersi la pancia e il letto su cui sono seduti Harry e Niall a pochi metri di distanza.
Louis si tira su di scatto, andando a sbattere contro un paio di occhi azzurri divertiti e un paio di occhi verdi sbigottiti.
Si schiarisce la voce e raddrizza le spalle.
«Ahah- ehm, sì, noi, eh- Horan! Dobbiamo discutere di questioni urgenti!»
Niall si limita ad inarcare un sopracciglio, sulla bocca il fantasma inconfondibile di un sorriso trattenuto.
«Adesso?»
Louis rifila una gomitata a Zayn, che al suo fianco ancora ridacchia senza sosta, e annuisce soltanto per paura di venir tradito dalle proprie stesse labbra.
Niall sguinzaglia quell'indomabile sorriso e si volta verso Harry, indicando Louis con un movimento decisamente esagerato del polso.
«Caro Harry, prima di lasciarti ti presento il mio amico Tommo, come lo chiamiamo noi tutti quando si sfila di dosso quella cosa pesantissima che è la veste di Capo della fazione principale della Resistenza e bla bla bla. È più carino così, non trovi?»
Harry avvampa, paralizzato fra le coperte a gambe incrociate, e tace.
Louis si trattiene dallo schiaffarsi una mano in fronte e respira rumorosamente.
Niall scoppia definitivamente a ridere ed è bello, sentire quel suono che rimbomba fra le pareti precarie, quelle pareti di tela che hanno visto troppa morte, troppe ferite, e Louis si ritrova a sperare che la stoffa possa assorbire quelle risate e tenersele strette e conservarsele, come consolazioni di riserva per le prossime battaglie, per il prossimo sangue, per i prossimi proiettili da estrarre.
Vorrebbe che la sua pelle potesse fare lo stesso, sempre che le risate non scadano.
«Capo.»
La voce di Stan lo trascina bruscamente via dal traffico di pensieri nel suo cervello.
«Payne si è svegliato. Vuoi che lo tenga d'occhio?»
La postura di Zayn si raddrizza in un attimo, la mano che corre a sfiorare la pistola al suo fianco.
«Ci penso io.» afferma sicuro.
Louis annuisce, afferrandogli l'avambraccio sinistro prima che l'altro possa muovere un passo.
«Non prenderlo a botte, intesi?»
Zayn si lascia scappare uno sbuffo divertito, gettando un'occhiata a Harry, ancora seduto sul letto.
«Vale lo stesso per t-»
«Zayn.»
L'interpellato si sofferma per un attimo a guardare Louis e capisce che l'amico si è rivestito del proprio ruolo, con tanto di cerniera chiusa fino in fondo e cappuccio tirato sul capo.
«Sissignore.»
Pronuncia quella parola con tono deciso e si allontana verso l'altra area del pronto soccorso.
Louis rimane a fissare la sua schiena dritta finché la mano di Niall non si posa sulla sua spalla.
«Funziona davvero quella cosa?»
Il biondo occhieggia alla propria Guida Made in Niall – ora fra le mani di Harry, che la sta sfogliando come se fosse una reliquia – e si lascia scappare una smorfia soddisfatta.
«Può sembrare assurdo, ma funziona.» annuncia. «In più, Harry ha cominciato a ricordare le emozioni della sua infanzia, qualche ora fa, quindi diciamo che la mia opera straordinaria sta soltanto velocizzando la cosa. Certo, ci sono alcune sensazioni che conosce meno di altre e due o tre che non ha mai sperimentato, ma a parte quello mi sembra tutto a posto. Alla grande direi.»
Louis non sa neanche perché sta digrignando i denti e stringendo le mani in due pugni; sa solo che quando il biondo accentua la pressione sulla spalla si rilassa tutto d'un botto, come se si fosse sciolto all'improvviso, e si ritrova ad annuire in modo automatico.
«Grazie, Ni.» mormora. «Vai a goderti la tua giornata libera.»
Un sorriso enorme si fa largo fra le labbra del biondo, che si precipita fuori urlando un Ciao Harry! che fa innervosire Louis.
Rimangono per qualche minuto così, in silenzio, Louis immobile sul posto e Harry a girare le pagine, il rumore della carta piegata che riempie l'aria tesa, la spezza con affilatezza inaspettata.
Louis getta un'occhiata al ragazzo dagli occhi verdi, che ha la testa affondata in quel dizionario improvvisato di emozioni che non prova da anni e le dita che scorrono veloci sulle personificazioni d'inchiostro delle sue sensazioni, e si dice che visto così non sembra l'uomo che ha ammazzato Lottie.
Poi rabbrividisce, in un sovraffollamento di pensieri che si tagliano la strada a vicenda, inchiodano e vanno a schiantarsi contro la sua corteccia celebrale, senza sosta.
Mentre esce quasi di corsa dalla tenda, Louis pensa che forse dovrebbe farsi prestare da Niall quella Guida del cavolo.
E magari costruirsi delle strisce pedonali e dei marciapiedi fra le sinapsi per evitare altri incidenti nel cervello.

Twenty-eight past ten. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora