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«Forza alzati» una voce sconosciuta mi arriva lontana «è sabato e dobbiamo andare a fare la spesa»
Ma chi?
Da dove viene questa voce?
Avrò lasciato la tv accesa?
Ma io non ho la tv.
Apro un solo occhio e la luce che mi acceca me lo fa richiudere subito, quindi mugugno cercando di non svegliarmi completamente.
«Andiamo sono le 10! Quanto hai intenzione di dormire?» continua questo timbro mascolino che ora mi sembra di conoscere e subito mi infastidisco, quindi nascondo il viso sotto le coperte per tornare tra le braccia di Morfeo.    
Infatti il Dio dei sogni mi accoglie subito, le sue grosse braccia sembrano sollevarmi e mi accoccolo di più nel suo petto.
Gli Dei hanno i tatuaggi?
Mi muove con poca delicatezza e intravedo, sempre con gli occhi socchiusi, delle ciocche bionde tendenti al ramato, poi li spalanco quando mi ritrovo davanti una schiena muscolosa girata di 180 gradi.
«Ma che ca-» è la prima cosa che dico questo sabato mattina.
Subito dopo mi arriva una pacca sul sedere «Non si dicono le parolacce!»
Ci metto ancora qualche secondo a capire che sono io sottosopra e non il mondo, e che il mio bel Morfeo non è davvero lui, ma è il bel figlio del mio capo che abita abusivamente da me e mi ha messa sulla sua spalla come se fossi un sacco di patate.
«Ma che stai facendo?» mi riprendo dal rincoglionimento totale del sonno «Lasciami!»
Apro definitivamente gli occhi e quello che incontrano, dopo le piastrelle del pavimento, sono due chiappe perfettamente tonde e meravigliose che sembrano chiamarmi.
Susie.
Susie.
Susie-e-e.
C'è anche l'eco.
Senza dar tempo al mio cervello di sintonizzarsi sulla frequenza giusta, le mie mani corrono a toccarle.
Matteo si irrigidisce, poi si ferma e volta la testa dalla mia parte con un sorriso malizioso, io avvampo mentre le mie mani continuano a palpare senza vergogna il suo sedere.
Sacro santo Dio, fermatemi.
Ma com'è sodo!
«Beh, possiamo andare a far la spesa dopo»
Dopo di che?
Fa inversione, sempre con me in spalla, arriva davanti al letto e solo lì smetto di tastare la sua carne soda perchè mi lancia, con la poca delicatezza che lo caratterizza, sul materasso.
«M-ma che stai facendo?» balbetto quando appoggia un ginocchio sul piumone e il suo corpo si protende in avanti, verso di me.
«Avevo capito che mi volessi» dice in modo così erotico che le mie cosce si aprono da sole.
Non faccio sesso da più di tre mesi.
Capitemi.
Lui sembra sorpreso, spalanca gli occhi e poi sbatte le ciglia un paio di volte.
Probabilmente scherzava e non si aspettava questa reazione.
Susie, è il figlio del tuo capo.
Non puoi.
Il mio cervello si collega finalmente al mio corpo e serro le gambe di scatto quando vedo che lui si sta per sistemare in mezzo.
Non avete idea dello sforzo.
Davvero, non ce l'avete.
«Andiamo a far la spesa» sentenzio e lui mi guarda disorientato.
«Credevo che fosse un invito» dice indicando le mie cosce.
«Credevi male»
Credevi fin troppo bene.
«Scusami» ribatte mortificato e mi volto ad osservarlo sorpresa, è davvero dispiaciuto per aver frainteso, non si addice ad uno come lui.
So che non ha nulla da scusarsi perché sappiamo tutti che ha capito benissimo, io davvero mi stavo lasciando andare. Ma non posso farlo con lui, non solo è il figlio del mio capo e il mio collega (anche se non c'è mai), ma io sono una romantica, finirei per illudermi di qualcosa che non c'è e non voglio essere una delle tante.

Stiamo facendo la spesa, o meglio: io spingo il pesante carrello mentre lui corre da una parte all'altra a prendere cose.
«Non mangeremo mai tutto questo» borbotto mentre ci avviamo verso la cassa, il bel biondo mi ignora e con un sorriso mozzafiato inizia a parlare alla commessa, che arrossisce, inizia a toccarsi i capelli e fa la civetta in tempo zero.
Come fa a rimorchiare anche con un'occhio nero?
Io mi sto lavorando un nerd sexy da due settimane e ancora non ce l'ho fatta.
Alzo gli occhi al cielo quando lei gli scrive il suo numero sullo scontrino dopodiché torniamo a casa battibeccando sulla strada da prendere.

Stiamo preparando il pranzo, io canticchio canzoni k-pop mentre taglio le verdure e lui butta la pasta.
«Sei il primo che riesce a farmi comprare delle verdure» ammetto.
«Perché probabilmente sono il primo che riesce a fartele in modi che ti piacciono» afferma mentre prende una padella.
Le maniche della felpa arrotolate sui gomiti, lasciano liberi gli avambracci definiti e il suo corpo si muove con maestria nella mia cucina.
È sexy pure mentre versa l'olio.
Una goccia del liquido cola sul collo del contenitore e la sua lingua la cattura in un attimo.
Vorrei essere quella bottiglietta.
«Stasera però ti lascio a morire di fame da sola, io esco...» mi riporta sulla terra, lo osservo prendere i cubetti di verdure e farli saltare «con la commessa»
«Ma se l'hai vista solo oggi» commento.
«E quindi?»
«E quindi come fai a sapere che ti piace?»
«L'ho vista e mi è piaciuta»
«E se poi scopri che è antipatica?»
«La sopporterò per una sera sola, non deve essere simpatica per fare sesso»
Boccheggio per qualche secondo.
Mi schiaffeggerei da sola per aver pensato di andare a letto con lui.
Non mi piacerebbe essere trattata in questo modo. Non fa per me.
«Scommetto che ha il fidanzato» borbotto.
Matteo si schiaffeggia la fronte, afferra subito il cellulare e, quando vedo che apre Instagram, mi avvicino per spiare.
La foto pubblicata oggi ritrae lei mentre bacia un ragazzo, la didascalia dice per sempre noi.
Vorrei evitare di scoppiare a ridergli in faccia ma non ce la faccio.
AHAHAH.
POVERO SFIGATO!
«Smettila» mi rimprovera e presso le mie labbra per fermarmi «Perché fate così, voi ragazze?»
«Io non faccio proprio niente» ribatto.
«Serata saltata» dice irritato dopo aver sbuffato «non lo voglio un altro occhio nero»

Otaku in love || COMPLETAWhere stories live. Discover now