Capitolo 4

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Tenne le mani nelle tasche del giacchetto, faceva abbastanza freddo, ma
aveva ancora voglia di camminare.
Le macchine sfrecciavano veloci, mentre lei camminava a passi piccoli, con lo sguardo basso, metabolizzando le immagini nella testa.

Si sentiva soffocare dal sorriso che Marco aveva fatto alla sua ragazza. Ma non riusciva a spiegarsi per quale motivo, non era amore, era presto, non poteva essere così; se lo ripeteva più volte, camminando, con la paura all'angolino.

Probabilmente doveva cercare qualche scusa per mettere fine questa specie di amicizia, lasciarlo andare per la sua strada, avrebbe ignorato la cosa concentrandosi sul resto. Ma l'idea di non vederlo più le fece scuotere la testa, tanto che una lacrima bagnò la guancia.

La sua mente era proiettata a loro due, vestiti bene, chissà dove. Magari in un posto speciale, con un significato forte per entrambi. Quasi quanto il parco fosse importante, da due settimane, ancora di più per Emma.

Tenne le mani strette in un pugno quando si immaginò al posto di quella ragazza.
Soltanto per un minuto sentì il cuore battere di più, immaginando la mano di Marco sulla sua, come faceva spesso per farla calmare.

Ma si dovette poggiare al palo della luce per non cadere a terra. Era troppo, doveva tornare alla realtà.

Sospirò combattuta. Le soluzioni erano due e non voleva affondarle, la seconda si rivelava pericolosa al solo pensiero.

Illuminò lo schermo del telefono, l'orologio segnava notte fonda. Era stata in giro metà giornata, con le cuffie nelle orecchie e i piedi a pezzi.

Ma nonostante questo non voleva tornare a casa.
Il telefono prese a squillare insistentemente, un numero sconosciuto, al quale rispose.

- Emmaaa. - sorrise, involontariamente, al suono della sua voce. Tutti i tentativi di cancellarlo dalla mente furono invani

- Marco. - rispose semplicemente, avvertí una risata dall'altra parte, la sua.

Strinse ancora il labbro tremolante tra i denti
cercando di non cadere a terra, le gambe non reggevano più e Marco aveva chiamato al momento sbagliato.

- É andata benissimo! - confessó, - Per merito tuo. Cioè non so come avrei fatto senza te.- quella frase la fece crollare completamente, Emma si sedette sulla panchina bagnata, iniziando a rabbrividire.

- Ne sono felice. Spero abbiate risolto tutto - disse con fermezza, meravigliandosi di come riuscisse a non far tremare la voce

- Lo spero anch'io. - fece, combattuto.

Era solo in camera da letto mentre Marina se ne stava in bagno da chissà quanto tempo. Durante la serata, quella complicità che avevano perso si era ripresentata, così come i sorrisi e le risate. Ma si rese conto, che probabilmente non la voleva più, o forse, desiderava di averla con un'altra persona.

- Domani mattina hai da fare? -

Ad Emma si illuminó lo sguardo, - No, sono libera. -

- Andiamo a fare colazione insieme.
Porto anche Marina e due amici.
Magari puoi portare qualcuno anche tu. -

Chiuse gli occhi e quel luccichio di felicità scomparve definitivamente. Si sdraiò sulla panchina fissando il cielo pieno di nuvole - Oh.. va bene. Ci vediamo domani. -

Marco la sentiva quella tensione nelle parole, aveva un trambustò dentro lo stomaco dall'inizio della telefonata. Da quando scorse Emma a fissare lui e la sua ragazza con sguardo assente. Si diede una manata sulla fronte, alzandosi dal letto, e camminando per il perimetro della stanza. "Domani mattina ti scrivo il posto in cui andiamo, va bene?"

- Va bene - acconsentí, pregando che quella telefonata finisse al più presto.

Sentiva i pensieri vacillare, la stanchezza si fece vive e prese la via verso casa.  - Buonanotte Emma. -

Tenne con forza il telefono nelle mani.  -Buonanotte Marco. - chiuse la chiamata.



Maria la vide giocare con il portatovaglioli del bar, la fronte corrucciata e gli occhiali da sole che coprivano le occhiaie violacee. Emma era frustata e nervosa, lo dimostrava il fatto che stesse in silenzio, le labbra serrate e secche.

- Io lo uccido. - giuse alle conclusioni la sua migliore amica  - E ti giuro che lo faccio! Non so neanche che ci facciamo qua, é successo sicuramente qualcosa ieri, ora mi sente. -

Emma tolse gli occhiali da sole grattandosi gli occhi arrossati.  - Lascialo stare Mar, é okay.-poggió la testa sulla mano

- No! Non é okay. Ti prego, devi sfogarti con me. - le tenne la mano, supplicandola.

- Va bene, più tardi lo faccio.
Te lo prometto. - emise un respiro lungo, le avrebbe fatto bene.

- Graz-"

Venne interrotta dalla porta del bar che si aprì, rivelando quattro figure. Tre ragazzi ed una ragazza. L'unica cosa che vide Emma invece, furono le mani unite di Marco e Marina.

Infiló gli occhiali da sole aggrottando le sopracciglia, due amici e Marina, le parole le suonavano insistentemente in testa. E uno di quei due amici aveva messo gli occhi su Maria.

L'altro invece, prese posto alla sedia libera, accanto a lei, impedendo a Marco di sedersi.
- Sono Daniel, ma chiamami Dani. - le porse la mano destra e lei la strinse

Un contatto completamente diverso da quello che aveva con il ragazzo che la stava fissando, seduto difronte a lei. - Io sono Emma, piacere di conoscerti - disse, senza tono.

Marina accarezzó la guancia di Marco, vedendolo stringere il bordo del tavolino, non spiegandosi perché lo facesse. Ma lui dentro sentiva qualcosa esplodere, vedendo Dani fissare intensamente Emma, la quale però mangiava le pellicine delle mani.
Maria e Francisco, invece, erano gli unici che spiccicavano parola.

- Ti porto qualcosa? - domandò Dani, con un sorriso sornione ed il volto coperto dal cappellino.

- Ci penso io, Fuli. - prese parola Marco, ed Emma alla sua voce tremó quasi.

Dani tenne lo sguardo fermo, imperterrito.
- Dovresti prenderlo alla tua ragazza, no? -

Lui tenne lo sguardo fisso, corrucciando le sopracciglia e gli spuntarono le rughette intorno agli occhi. - Posso prenderlo anche a lei. -

Anche. Rimbombó nella testa.  - Non mangio nulla, grazie lo stesso. - emise, guardando Marina accollata al braccio di Marco le salivano soltanto coati di vomito.

Fece strisciare la sedia sul pavimento
Fiondandosi in bagno.

𝒅𝒐𝒈𝒔𝒊𝒕𝒕𝒆𝒓 ✿ 𝒎𝒂𝒓𝒄𝒐 𝒂𝒔𝒆𝒏𝒔𝒊𝒐Where stories live. Discover now