Nu Futur, PARTE DUE [5]

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[..]

«O' Giaguà, te voglio fa na proposta..»

Salvatore guardò in modo intenso Gennaro, corrugando la fronte.

«Devi chiedere il pizzo al quartiere.»

Gennaro Cappuccio, soprannominato "O' biond" era il figlio di Elena Greco e di Antonio Cappuccio. Aveva diciannove anni, ma aveva avviato da un po' i mali affari nel quartiere, stava iniziando a stringere il rione nella camorra.
Il suo braccio era ricoperto da tatuaggi, aveva un fisico scolpito, i capelli biondi della mamma e gli occhi scuri del padre.

Salvatore non era proprio amico di Gennaro, erano stanziati l'un dell'altro perché c'era tensione.
Salvatore controllava il quartiere con Gennaro, ma oltre a questo i due non avevano nulla in comune.

«No.. nun poss fa del male a gente mia»

«Tu già fai del male a gente toja»
Rispose Gennaro.

«A droga ca vinn tu fa male a sta gente»
Continuò.

«O' Biò, io il pizzo non lo chiedo.»

Gennaro restò in silenzio e guardò Rosa accerchiata dai ragazzi.

«Però è bella à nammurata toja, ten cierti capill, nu bell'u corp, me fa venì cierti p'nzier..»

Sasà scattò di gelosia ed estrasse il coltellino che aveva in tasca, avvicinandolo al viso di Gennaro.

«A Rosa l'è lascià sta.. si a tuocc si muort..»
Disse a denti stretti Salvatore.

«Chied o' pizz e Rosa nun se tocca.»
Sibilò Gennaro.

Giaguaro guardò in modo intenso il Biondo e rimase in silenzio, per poi lasciare la presa.

«Però, o' pizz le chied'r n'siem a me.»

Gennaro strinse la mano a Salvatore, tornò sui suoi passi scappando in motorino con Rosa dall'altra parte del rione.

Gennaro e i suoi amici andarono verso il bar Solara.
Entrarono nel locale ristrutturato, dietro il bancone c'era una bella ragazza dai capelli bruni ricci e gli occhi verdi che puliva le tazzine del caffè in modo distratto.

«Buonasera..»

Il Biondo e i suoi amici presero posto al tavolino e la ragazza che stava dietro al bancone si accorse di loro, con il blocchetto si avvicinò ai ragazzi.

«Ciao ragazzi, cosa prendete?»

«Un caffè per me e i miei amici, poi dimmi il tuo nome..»

«Maria»

«Nun t'agg maje vist, chi si?»

Anni prima Marcello Solara scappò da Napoli, facendo una figlia insieme ad una ragazza francese incontrata negli anni a venire.
Così facendo il locale Solara fu affidato a Michele e a Gigliola, che lo curarono in modo stabile.

«Maria Solara, la figlia di Marcello..»

Appena si pronunciò quel nome dalla soglia della porta sbucò il corpo magro e slanciato di Marcello.
Vestito in modo elegante e raffinato, il viso segnato dal tempo ed una cicatrice che gli attraversava la guancia destra.

«Buonasera..»
Disse con voce rauca il Solara, ricevendo il medesimo saluto.

«Maria, per favore un amaro.»

Marcello si sedette ad un tavolino vicino a quello di Gennaro sfogliando le pagine del giornale.
Mentre tutti stupiti si chiedevano di come fosse ritornato Marcello nel rione dopo tanti anni e soprattutto sapere cos'era successo in quell'asse di tempo.

Maria preparava gli ordini al bancone, poi distribuì ai vari tavoli ciò che era stato richiesto.

«Guagliò damme n'accendino, per favor»
Chiese Marcello a Gennaro.

Il Biondo si alzò e accese la sigaretta a  Marcello.

«Assumigl a na person.. Sij o' figlio e Elena Greco?»

«Si»

«E chi è pat't?»

«Antonio Cappuccio»

A quelle parole Marcello rise sottilmente.

«Scusateme, vuless sapè o mutivo ra risata vosta..»
Azzardò Gennaro offeso.

«Ho avuto una bella adolescenza, con lui tanto tempo fa ho avuto un litigio non indifferente..»

«Tien l'uocchie e pat't.. comm t chiamm?» -continuò-

«Gennaro, O' Biond»
Disse lui, stringendo la mano di Marcello Solara.

«Marcello Solara»

In quel momento tra i due si instaurò un contatto, forse la malavita faceva questo effetto, probabilmente in successione Gennaro e Marcello avrebbero iniziato insieme un giro d'affari.

Maria uscì dal locale, con il grembiule in vita e andò a fumare una sigaretta.

In lontananza Enzo che vendeva la solita frutta alla gente del rione, sta volta non in carretto ma in un negozio all'angolo.

«E mel! E mel mill lir!»

Vicino a lui si fermò il veicolo laccato di Alfonso Carracci e vicino a lui un Labrador, affacciato al finestrino.

«Enzo, per favore mi dai un kilo di pomodori all'insalata e dei peperoni.. mi raccomando, buoni!»

Enzo fece così e quando Alfonso fece per aprire la porta dell'auto il cane, scappò correndo dall'altra parte del rione, correndo verso il bar Solara.

Maria che stava fumando non si accorse del cane che, in pochi secondi saltò su di lei facendola cadere.

Abbaiava contro di lei, era spaventata, Alfonso accorse subito e ammonì il cane.

«Scusami tanto»
Disse Alfonso aiutando la ragazza ad alzarsi.

«Non importa, grazie..»

«Come posso scusarmi?»

Poi si guardarono negli occhi e lei sorrise.

«Non scomodarti, ti ringrazio..»

Lui le porse la mano:

«Alfonso Carracci»

Lei gli e la strinse.

«Maria Solara»

Nel mentre camminava Elena Greco per il quartiere, la faccia segnata dal tempo, il corpo da donna e il portamento sicuro.

Guardava in alto i palazzi, tutto era cambiato da quando giocava con le bambole.

La gente era diversa, anche se sempre la stessa, il commercio era un'altro, la musica era forte eppure quello rimaneva sempre il rione luzzati.

Si dirigeva diritta sotto il ponte, intanto le macchine passavano, la luce era scura e la radio suonava nelle auto.

Quel che prima era campagna davanti a lei ora era industria.
Le venne in mente il giorno in cui lei e Lila avevano voglia di vedere il mare, restarono fuori casa per tutto il giorno.

"Chell ca fai tu, o' facc ij.."

Elena lo ricordava ancora, ma Lila non c'era a dirglielo.

Lenù si sedette su una panchina e guardò la piazza del Rione.
Leggeva un libro, per ore senza stancarsi.

Poi d'improvviso vicino a lei si sedette Lila, con un vecchio libro familiare tra le mani.

Piccole Donne, Louisa May Alcott.

«Lenù, Chell ca fai tu, o' facc ij.»

L'amica Geniale »ONE SHOT«Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora