Il viaggio della speranza, Pasquale Peluso, [9]

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Premetto che se questo capitolo vi piace, farò il continuo.. scrivetemi nei commenti se siete d'accordo!


Pasquale racconta in prima persona, la sua emigrazione verso il nord. L'evasione dal rione e una svolta per la sua vita e di quella della sorella.

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Non sono mai stato bravo ad esprimere i miei sentimenti liberamente, mi sono sempre sentito trattenuto da quello che mi circondava.

La mia sfortuna è essere nato in un quartiere in cui ognuno preferisce stare zitto piuttosto che urlare, in cui si preferisce stare ad occhi chiusi piuttosto che averli aperti e vederci bene.

Mio padre ha infranto la regola del tacere, ed è morto all'interno di un metro di prigione.

Mia madre ha seguito le regole con dolore, ed ora è morta.

Il fatto è che in qualsiasi caso tu seguissi le regole del rione, rimani ammazzato lo stesso.

Per questo motivo ho portato via Carmela con me a Torino, lontano da quella schifezza e lontano dal regime di terrore accompagnato al menefreghismo.

Non avrei smesso di lottare per la nostra indipendenza e dignità mai, comunista fino alla morte. L'operaio è degno del suo salario.


Ci trovavamo in viaggio sulla locomotiva Napoli-Torino, Carmela era la prima volta che prendeva il treno, guardava il finestrino con incanto e ammirazione le campagne verdi con lo sfondo delle montagne.

Io sorrisi, finalmente eravamo evasi dal rione. Non potevo esserne più che felice.

-Cre Pascà pecchè chiagn?- (1) Chiese mia sorella, toccandomi la guancia con la sua mano calda

-Niente Carmè.. Ce l'abbiamo fatta- Le risposi baciandole i palmi.

Guardavo i bagagli pesanti, come i giorni che avremmo passato a Torino. Guardavo le facce dei passeggeri del treno: chi aveva i bambini, chi era solo.. tutti spaventati dal nuovo stile di vita che stavano per intraprendere. Si ha paura solo delle cose che non si conoscono.

Il treno si fermò a Firenze.

-Vado a fumare una sigaretta-

E così scesi dalla carrozza e accesi la mia sigaretta, osservando la stazione.

Un ragazzo con gli occhi azzurri e i capelli neri si avvicinò a me chiedendomi un accendino.

-Di dove sei?- Chiese.

-Napoli, tu?-

-Palermo-

-Hai già la casa?-

-Si, raggiungo mio padre e mio cugino, che stanno a Torino da sei mesi-

-Io sto con mia sorella, anche noi raggiungiamo un parente.-

-Piacere, Gianvito Licata-

-Pasquale Peluso-

-Che lavoro fai?-

-Il muratore, però ancora non so se c'è qualcosa per me a Torino..-

-A Torino c'è la Fiat, loro cercano sempre dei braccianti, se vuoi ti do il mio recapito telefonico-

Gianvito scrisse su un fazzoletto il suo numero di telefono e me lo diede.

-Grazie mille, sei un grande amico- Strinsi la mano al ragazzo.

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