Capitolo 47

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Revisionato
Noah's POV

Quando il boato ci ha raggiunto portando con sé detriti e polveri, una parte del mio cuore si è frantumato pensando che la ragazzina che ho cresciuto con tanta devozione fosse passata a miglior vita così facilmente per salvare la vita di suo figlio. 
Non avevo il coraggio di guardare in faccia nessuno, mi sono concentrato sul cane dei bambini che era tranquillo al mio fianco col guinzaglio stretto nella mia mano: tutti a modo loro esternavano il proprio dolore ma non potranno mai capire cosa si prova a perdere così facilmente la fune che fino a questo momento mi ha fatto sentire vivo. Credevo di aver perso l'umanità, niente più riusciva a scompormi o farmi provare anche il minimo delle emozioni eppure, quella bambina con gli occhi così identici ai miei, ha smosso qualcosa nel profondo e mi ha spinto a prendermi cura di lei, l'ho persino designata come mia erede perché lei aveva più carattere rispetto al fratello. 
Fuori ero un pezzo di ghiaccio, dentro avevo un tumulto di emozioni che facevano a pugni tra loro, il mio desiderio più grande era di esserci io in quella casa. 

Poi il cane ha iniziato ad assumere una postura strana, il suo sguardo era fisso verso un punto della boscaglia con le orecchie ben tese come se percepisse qualcosa, iniziando a ringhiare in posizione di difesa. 
Non ho capito inizialmente, poi un ricordo veloce è passato per la mia testa, la speranza ha cominciato a riaccersi e la mia attenzione su ogni suo movimento è salita alle stelle. Jane riusciva a produrre un fischio che a questa palla di pelo troppo cresciuta dava e dà troppo fastidio, rendendolo così irrequieto. Se fosse vero quello che penso, quella ragazza è veramente un demonio. 
Senza pensarci due volte, ho liberato la bestiolina che è subito sfrecciato verso il boschetto ed io con una scusa ho iniziato a stargli dietro sperando di non perderlo di vita. 
Cammino velocemente cercando di stare al passo del cane, schivo alberi e salto cespugli, alcune piante spinose e delle ortiche mi pungono ma ignoro il prurito fastidioso ed inizio ad avertire i Grent di posizionarsi all'ingresso nascosto del boschetto per ogni eventualità. 
Loro sono giunti qui già da prima, quando ho subito lanciato il segnale d'allarme ma sono arrivati troppo tardi, quando ormai non vi era più niente da fare e per rispetto si sono allontanati per lasciarci metabolizzare il nostro lutto in pace, non sono mai stato così felice di aver chiamato loro come rinforzi.
Seguo ancora un po' il cane, ora troppo lontano e nascosto nella fitta vegetazione che non ricordavo proprio così, pensavo di perdermi ad un certo punto se non fosse strato per il latrato ed i mugolii che il cane emette per richiamre la mia attenzione. Lo raggiungo subito, rischiando di ruzzolare un paio di volte ma poco importa perché il dolore che avrei potuto provare sarebbe stato sostituito da questa vista così consolatoria: tra le radici di una grossa conifera è rannicchiato il corpo di Jane, il suo respiro è rantolamente è la sua posa un po' innaturale, la testa macchiata di sangue e fuliggine scura è poggiata sulla corteccia dell'albero e viene baciata da un raggio di sole, forse simbolo di speranza. Il suo corpo è ancora avvolto nella camicia di Alecxander, è sgualcita e ricoperta interamente di sangue e cenere. L'esplosione le ha fatto riportare grandi danni ma almeno è viva e respira ancora.

Mi avvicino cautamente verso di lei per non spaventarla, capisco dalla sua faccia leggermente accigliata che sta provando a trattenere per sé un gemito di dolore.
"Jane" mormoro cautamente inginocchiandomi dinanzi a lei e togliendole qualche ciocca di capelli dalla sua fronte sudata. Lentamente apre gli occhi e li sbatte un paio di volte per mettere a fuoco, poi mi guarda e un sorriso tirato si apre sulle sue labbra facendo sparire ogni mia ansia e dolore. 
Come sono stato sciocco, ci siamo fatti la guerra fino a qualche ora fa per chissà quali futili motivi, forse per il gusto di provocarci a vicenda o forse perché adesso è tempo per lui di prendere le redini del potere in mano, solo che così facendo ho perso di vista il vero motivo che mi ha spinto a crescerla anche in quella landa innevata e desolata: lei è la mia piccola e cazzuta guerriera ed io sono il suo modello dalla quale prendere sempre esempio. 
Ho sbagliato a non dirle subito che in Russia ero io la persona che le stava sempre a fianco, che la proteggevo con tutte le mie forze e che l'ho resa così forte per poterla un giorno vederla splendere nonostante il terrore che lei un giorno potesse diventare più forte e più brava di me. E ormai manca poco, quel giorno è vicino. Le basterà svelare la sua identità è tutti sapranno che lo spietato Diavolo Rosso, quella macchina da guerra fredda e spietata, così perfetta e precisa in ogni suo colpo, è in realtà la donna più bella ed intelligente di sempre. Oltre che umana, perché devo ammetterlo, non ho mai visto nessuno riuscire ad incanalare così bene le proprie emozioni che, invece di essere un ostacolo per lei, riescono in realtà a farla eccellere e risaltare in battaglia facendola sembrare un demone della distruzione che richiama a sé le anime dei dannati.  
Tutto ciò che io non sono e non sarò mai.

.B.A.D. (In revisione)Where stories live. Discover now