La Pretendente al Trono

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Quella mattina il mercato di Sartres era colmo di gente. Il forte odore di sudore, misto all'aria salmastra, nauseava la ragazza incappucciata.

Sulla sella del suo cavallo poteva distinguere facilmente le diverse cianfrusaglie che dei mercanti, più o meno affidabili, cercavano di accollare ad inesperti viaggiatori. Ma anche lei, d'altronde, ne sapeva poco di quel mondo. E quel poco che sapeva le era arrivato filtrato, come a proteggerla dalla cruda verità che si celava oltre le mura del castello.

Gli occhi danzarono a destra e a sinistra, analizzando ciò che la circondava. Il suo cuore aveva cominciato a bussarle alle porte del petto. Così eccitata da quello che la circondava solo l'andatura determinata del suo cavallo le impedì di scendere a curiosare. Da un enorme carro degli uomini robusti e dalla pelle scura stavano scaricando dell'idromele, impilando i fusti in ciclopiche pile. Proprio di fronte a lei, una ragazza dai capelli corvini danzava al ritmo dettato da un anziano signore che suonava uno strano strumento a sette corde. Di fronte a loro i magri pescatori della baia di Sartres pulivano le anguille più disgustose che la ragazza avesse mai visto.

Diversi bambini giocavano a rincorrere gatti selvatici mentre le loro madri lavavano i panni nella fontana al centro della piazza, in attesa che qualcuno comprasse qualche loro prodotto. Una di loro le indicò gentilmente la direzione da prendere per dirigersi al di fuori delle mura. La ragazza la ringraziò con uno scellino di rame e la salutò.

Si sarebbe fermata volentieri a comprare qualcosa ma non ne avrebbe avuto il tempo. Prima avrebbe abbondonato quel luogo, prima sarebbe stata al sicuro. Eppure, di fronte a lei una piccola folla aveva formato una calca che impedì al suo cavallo di transitare. Scocciata decise di fermarsi qualche secondo, unendosi alla calca stessa. Di fronte a lei era stato eretto un piccolo palco di legno rialzato rispetto al livello della piazza in modo che fosse semplice osservare la merce esposta. Ma ciò che era in vendita non erano oggetti.

«Cinque monete d'argento per questo bambino perfettamente in salute. Sa parlare la lingua comune e può aiutare nelle faccende domestiche. Solo cinque monete d'argento per quello che sarà un incredibile investimento!» Fu un uomo grasso dalle mani gonfie e curate a parlare. Avvolto in tessuti preziosi e dedito a quel tipo d'attività doveva essere sicuramente un mercante di schiavi.

La ragazza era stata educata fin da piccola sulle leggi del regno. Chi si rendeva inadempiente rispetto ad un debito contratto lecitamente diventava uno schiavo del suo creditore e, dunque, poteva essere venduto. Altri ancora, più viscidi, vendevano i propri famigliari per salvarsi da questo crudo destino.

Gli schiavi, in seguito, venivano usati da proprietari terrieri per lavorare il fondo e, i più fortunati, finivano a servire nelle case di mercanti e nobili. Altri ancora venivano sacrificati a dei stranieri o finivano per servire in bordelli o luoghi simili. O almeno così le era stato raccontato da Herman Hesse, il cantastorie del castello.

Lei, dal canto suo, di schiavi non ne voleva. Aveva una missione. E portarsi appresso gente in più l'avrebbe soltanto rallentata.

Il cavallo cominciò a sferrare potenti calci a terra spaventando le persone raccolte fra lei e l'uscita dell'enorme piazza. Ma ciò non le fu molto d'aiuto.

«E ora il nostro piatto forte. Direttamente dal Continente Oscuro, un aragon.» Le parole dello schiavista attirarono l'attenzione della ragazza che fece fatica a tenere a bada il proprio cavallo mentre le persone che la circondavano avevano iniziato ad urlare ed imprecare.

A passi lenti, un ragazzo avvolto in vestiti di cotone sgualciti camminò fino a raggiungere il centro del parco. Diversi strati di catene circondavano gli enormi bicipiti e i possenti polpacci. Gli occhi leggendari degli aragon, d'un viola lucente, erano spenti e cupi. I capelli neri erano lunghi e sporchi, gli arrivavano fino al petto. Tre ciocche di capelli formavano altrettante trecce che gli scivolavano dalla fronte al mento.

L'Eco della FeniceWhere stories live. Discover now