Saena - La bella & la bestia

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Una catena di ferro scivolò nell'aria avvolgendo il collo del bruto dalla faccia sporca di fuliggine.

       «Lasciami andare!» Gridò Saena tirando un calcio all'altro malvivente, più alto e robusto del compagno. Questo si voltò verso di lei e con occhi ricolmi di rabbia ringhiò.

       «Sgualdrina, non la passi liscia» Con un rapido gesto il grosso criminale si rimise le brache, coprendo la sua orribile virilità. Dunque sputò a terra prima di afferrare il cappio del compagno «Per gli dei, smettila di agitarti!»

       Ma l'altro non rispose. Il suo volto era diventato rosso e i suoi respiri erano simili ai grugniti di un cinghiale. Il bestione iniziò a strattonare gli anelli di metallo e qualcosa sopra di loro si mosse fra le foglie. Subito dopo uno stormo di volatili volò via dall'albero.

       «Spingi anche tu.»

       «Ci sto...» Faccia di fumo tentò di buttarsi a terra più volte ma qualcosa lo spinse verso l'alto. Dopo l'ennesimo tentativo il bruto cadde a terra e la catena gli finì in faccia.

       Roger, questo era il nome del più grosso dei due, continuò a perlustrare la chioma dell'albero. Ma questa era immobile. La sua mano afferrò il coltello da caccio e lo portò in alto.

       Ma non fu abbastanza veloce.

       Un'ombra gli volò addosso. I due iniziarono a rotolare fra terra e fango alzando un polverone. Un'esplosione di urli. Alle sue spalle Faccia di fumo stava cercando di rialzarsi. Saena non doveva permetterglielo. Il mondo cominciò a muoversi a rallentatore, le sembrò di nuotare nella melma. Sulla sua pelle sentiva ancora quelle mani sporche.

Intorno a lei calò il silenzio e senza pensarci afferrò il martello che il bruto aveva lasciato cadere nel momento in cui aveva cercato di immobilizzarla. Era così pesante.

       "Dì il mio nome" Una voce famigliare le rimbombò in testa mentre sotto di lei il rumore delle foglie secche la riportarono alla realtà. Di fronte a sé Faccia di fumo stava cercando di liberarsi dalle catene con la stessa tenacia con cui colui che viene stritolato dal pitone cerca di svincolarsi dalla presa. Quando si accorse di lei fu troppo tardi.

       «La gattina ha gli artigli» Saena alzò il martello poi lo colpì sulla fronte con tutta la forza che aveva in corpo. Sentì la sua mano bruciare e il braccio vibrarle. Ma l'uomo non morì, al contrario iniziò ad urlare, come un maiale, solo allora Saena si accorse di cosa avesse fatto.

       "No, no..." La ragazza si passò una mano davanti al volto. I suoi occhi cominciarono a lacrimare. "No, no..." Saena non aveva mai colpito qualcuno. E un'idea del genere non le era neanche mai passata per la testa. Suo fratello le aveva promesso che l'avrebbe sempre protetta ma ora lui era morto e persino il castello si era riempito di pericoli mortali.

       Il bruto continuò a rantolare in terra tastandosi la ferita che aveva sulla fronte. La ragazza lasciò cadere il martello e si voltò. Nel momento in cui era stata aggredita aveva scorto fra le foglie due luci viola, luminose come fuochi fatui. E ora ne aveva la certezza: si trattava dei suoi occhi.

       L'aragon saltò all'indietro evitando un colpo di coltello. Spalle larghe, fianchi stretti e bicipiti grossi come fusti, quella creatura proveniente dal continente oscuro sarebbe stato un degno avversario per il bruto. Ma questo era armato. Lui no.

       Fu una questione di attimi. L'aragon saltò nuovamente all'indietro ma un suo piede si incastrò fra le radici.

       «Muori!» Il grosso criminale afferrò il coltello con entrambe le mani per poi menare un affondo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 04, 2019 ⏰

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