Colin - All'ombra della torre

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Il cuore di Colin martellava contro il petto. "Un omicidio nel castello?" Lo scudiero non chiese informazioni, bensì cominciò a correre nella direzione da cui erano provenute le guardie.
Furono quelle voci a guidarlo attraverso i complessi corridoi della roccaforte nera. Dalle sottili feritoie diversi raggi di sole formavano lame di luce che Colin infranse nella sua goffa corsa.
Suo padre serviva in quella città da prima della sua nascita e nel corso della sua carriera aveva ottenuto il ruolo di 'capo delle guardie' per il suo coraggio. Ciò che per molti sarebbe stata una fonte d'onore, per il giovane Colin, era invece fonte di preoccupazione. Sir Lionel aveva conquistato questa carica vincendo centinaia di scontri. Ma nessuno può vincere per sempre.

Il corridoio si aprì davanti ad un altro chiostro più spazioso del precedente ma colmo di nobili e guardie. Singhiozzi e grida assordarono il ragazzo mentre una lady, svenuta, veniva portata via da due cavalieri. Ma a quanto pare i presenti non erano lì per lei. La loro attenzione era rivolta verso qualcos'altro. E quel qualcos'altro era impossibile da identificare con tutta quella gente davanti.
Lo scudiero fece un profondo respiro e dunque, abbassando il capo, cercò di fare breccia in quell'alveolo di carne, quasi scordandosi dei loro gradi.
«Permesso... scusate...» Annunciò, arrossendo. Non era facile per qualcuno di quella stazza farsi spazio fra tutta quella gente. Ma alla fine ci riuscì.

Al di là del basso muro in granito nero, una distesa di erba verde ospitava una ventina di guardie. Erano raccolte in cerchio, intorno a qualcosa. Fra loro notò un uomo la cui armatura nera presentava, oltre alla classica fenice rossa, dei ranghi sulle spalle. Da queste discendeva un mantello di lana nera che contribuiva a rendere la figura ancora più maestosa.
«Papà...» Sospirò Colin, riprendendo a respirare.
Il comandante sembrò udirlo e pochi secondi dopo si voltò verso la folla.
«Signori e signore non c'è nulla da vedere, per il vostro bene vi prego di tornare agli alloggi» La voce di Sir Lionel era dura e autoritaria, come l'acciaio. E in pochi secondi la folla cominciò a disperdersi. Solo allora Colin si accorse di aver lasciato il 'caro' Sir Dario dei Delphi da solo. Sapeva che quest'ultimo avrebbe trovato un qualche modo per punirlo. Ma se fosse tornato forse avrebbe avuto pietà con lui.
Lo scudiero aspettò qualche altro secondo per far scorrere il flusso di persone ma prima di poter muovere anche un solo passo una mano gli circondò la spalla.
«Non tu» Udì.
Colin si voltò. Avrebbe riconosciuto la possente voce del padre fra quella di un milione di persone.
«Cosa è successo, padre?»
«Vieni figliolo, vieni!» Il padre sembrava stranamente eccitato. Il ragazzo decise di non contrariarlo seguendolo, passo dopo passo, fino ad arrivare alle spalle di un altro uomo.
"Non è una guardia" Pensò il ragazzo. Al posto di una armatura questo signore indossava una elegante camicia bianca e una giacca di velluto grigio. Sembrava in tutto e per tutto un nobile.
«Sir Mars» Il padre diede una pacca sulla spalla allo scudiero e l'uomo si voltò verso di lui «Questo è mio figlio, Colin.»
«Piacere, Colin» Rispose l'uomo, mostrando un sorriso affilato e due occhi azzurri sottili come aghi. Nella vita capita di rado ma ogni tanto ci troviamo di fronte a persone che mostrano grande sapienza ben prima di proferire parola. Era questo il caso.
«Piacere, signore» Colin piegò il capo in segno di rispetto.  I capelli neri di quel signore, portati lunghi fino alle spalle, e il bastone da passeggio gli davano un'aria così regale. Ma quell'aspetto contrastava con le mani avvolte fra bruciature e cicatrici.
«Sir Mars» Continuò il padre «è il Forgiatore Reale»
Bastarono poche parole per far comprendere a Colin cosa, in quell'uomo, lo faceva sembrare così astuto.

I forgiatori sono una gilda antica quanto quella degli alchimisti. Mentre quest'ultimi dedicano la loro vita allo studio della natura, i forgiatori, al contrario, studiano come sfruttare le regole della natura stessa.
Fra i loro compiti vi era la forgiatura di armi particolari ma anche la costruzione di opere civili come ponti e strade. Dotati di un occhio esperto, nessun generale era mai avanzato in battaglia senza il supporto di almeno uno di loro. Frane, inondazioni e altri fenomeni atmosferici: in guerra un buon forgiatore riuscirà non solo a prevedere tutto questo ma anche a sfruttarlo a suo vantaggio.
«E' un onore incontrare qualcuno come lei.»
«Immagino, ragazzo» L'uomo sorrise e una ruga gli comparve sulla fronte «Sir Lionel parla sempre di te.»
«Sì, sì... ma questo è un altro discorso» Il possente capo delle guardie poggiò le mani sulle spalle del ragazzo e dunque iniziò a spingerlo «Hai mai visto un cadavere?»
«Come...?» Il ragazzo continuò ad avanzare sospinto dal padre. E poi lo vide.
L'erba era rossa tutt'attorno. Del suo corpo rimaneva intatto solo il busto e le gambe. Le braccia si erano contorte in modo grottesco e diverse protuberanze ossee sporgevano affilate come zanne. Il cranio si era aperto completamente divenendo un coacervo di ossa e cervella.
Colin vomitò lo stufato di patate che sua madre gli aveva servito a cena. Un pezzo di pane galleggiava in quel liquido giallo mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
«Te lo avevo detto che non avrebbe retto, Lio.»
«Non dire altro» Il capo delle guardie passò una moneta d'oro al forgiatore e incrociò le braccia in segno di disapprovazione «Forse fra qualche settimana sarà pronto.»

L'Eco della FeniceWhere stories live. Discover now